La sentenza

Morto per una trombosi appena dimesso dall’ospedale: tre medici condannati

L'uomo era finito al San Martino dopo esser stato investito in via Caffa da un autocarro. Assolto l'autista. Per la giudice i medici avrebbero dovuto fare ulteriori accertamenti prima delle dimissioni

Nuovo blocco operatorio ospedale San Martino

Genova.  La giudice del tribunale di Genova Cinzia Macciò ha condannato a sei mesi di reclusione con la sospensione condizionale della pena tre medici dell’unità maxillo-facciale del San Martino di Genova per la morte di Francesco Milano, deceduto il giorno in cui era stato dimesso dall’ospedale.

L’uomo, 81 anni, era stato investito in via Caffa da un autocarro in manovra riportando diversi traumi facciali e al torace. Era stato operato e secondo l’accusa dopo l’intervento i medici non gli avevano prescritto il farmaco antitrombosi che avrebbe potuto evitare l’embolia.

La consulenza medico legale aveva rilevato inoltre che due giorni prima delle dimissioni l’uomo era svenuto in reparto e nei successivi due giorni aveva presentato tachicardia e insufficiente ossigenazione tanto che per respirare correttamente aveva avuto necessità di utilizzare l’ossigeno.

Milano quindi sarebbe stato dimesso senza i necessari approfondimenti diagnostici (come tac ed ecografia) che avrebbero prevenire la trombosi che lo ha ucciso. I tre medici, assistiti dagli avvocati Antonio Rubino e Federico Figari, si erano difesi sostenendo l’assenza del nesso causale tra la morte dell’uomo e la mancata prescrizione dell’eparina visto che la stessa perizia aveva evidenziato come il farmaco non avrebbe potuto essere somministrato al paziente subito dopo l’intervento perché avrebbe portato un rischio di emorragia e il fatto di somministrarglielo invece nei due giorni precedenti alle dimissioni avrebbe in ogni caso ridotto il rischio di morte “solo del 40%”. Per questo ricorreranno in appello.

E’ stato invece assolto l’autista dell’autocarro che aveva investito l’81enne in via Caffa. Per lui la pm Arianna Ciavattini aveva chiesto l’assoluzione per lieve entità della responsabilità. L’avvocata dell’autista, Paola Pepe, aveva chiesto invece l’assoluzione piena per l’assenza di nesso causale e la giudice le ha dato ragione. L’autocarro stava rientrando da un soccorso in autostrada: era transitato con il verde, ma anche il pedone a sua volta aveva attraversato correttamente. Probabilmente dall’alto del posto di guida non lo aveva visto.

 

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