In libreria

Parolacce e offese in genovese, da oggi sono tutte raccolte e spiegate in un “Insultario”

La presentazione mercoledì alle 18.00 alla Feltrinelli con l'autore Alessandro Guasoni e Alessandro Roveda

Generico novembre 2024

Genova. “Insulti, parolacce, imprecazioni, modi di dire poco gentili e vilipendi vari”. È questo il contenuto, annunciato inequivocabilmente fin dalla copertina, dell’Insultario genovese, nuova opera di Alessandro Guasoni che verrà presentata mercoledì 4 dicembre alle 18.00 alla libreria Feltrinelli di via Ceccardi.

Un concentrato di turpiloquio in lingua locale che va dai termini semplicemente “ambigui” alle classiche parole del gatto vietate ai bambini fino alle pesanti offese su base sessuale, etnica e religiosa per un totale di oltre 800 vocaboli in genovese tradotti in italiano, alcuni ben noti ai nostri giorni e altri caduti un po’ in disuso, corredati da esempi, proverbi e filastrocche. Un patrimonio idiomatico che – prese le necessarie distanze da certi schemi di pensiero oggi divenuti intollerabili o persino illegali – racconta molto della cultura tradizionale del popolo che lo ha generato.

Eppure l’autore, Alessandro Guasoni, è uomo tutt’altro che triviale. Classe 1958, in genovese ha scritto poesie, racconti, opere teatrali e saggi, riportando la lingua dell’Anonimo a livelli di raffinatezza letteraria che le mancavano da decenni. Perché mai allora scendere così in basso? “All’inizio non volevo farlo, dopo tanta fatica per uscire dai soliti pregiudizi sul dialetto – racconta -. In effetti, però, anche il turpiloquio è un aspetto significativo di una lingua, così come i proverbi e i modi di dire. È stato un lavoro divertente che mi è servito anche per riportare alla luce filastrocche ed espressioni che non si trovano sui libri, usate a volte in ambiti molto locali, oggi poco conosciute. Nella mia testa si organizza come un’antologia poetica”.

Così il repertorio risulta estremamente variegato, e accanto ai conosciutissimi mossa bellin (nell’ortografia tradizionale del genovese si scrivono così, in ragione della loro etimologia) insieme ai loro infiniti sinonimi ed eufemismi, si trovano chicche come becciapoggiöli: “Si diceva così chi corteggiava inutilmente una ragazza, con cenni d’intesa alla finestra del balcone, rimanendo in strada”. L’allegoria è presto spiegata. Il tutto con una rigorosa impostazione lessicografica che rende l’Insultario simile a un vero dizionario piuttosto che ad un libretto di sconcezze.

“Nessun compiacimento all’anima grassa della peggiore volgarità, solo una puntuale e dotta, perfino garbata nella sua franchezza, ricognizione dei modi, più o meno osceni, con cui si possono motteggiare e variamente insultare i genovesi. Ce n’è per tutti i gusti e ben intercettano tanto la storia generale del turpiloquio e delle sue forme quanto la storia peculiare di Genova, città a vocazione marinara, ma saldamente ancorata al suo entroterra montano”, scrive nella sua prefazione Anselmo Roveda, scrittore e studioso di traduzioni popolari oltre che coordinatore editoriale di Andersen. Anche lui sarà presente mercoledì pomeriggio per dialogare con l’autore.

Che il genovese sia una parlata sboccata, del resto, è una convenzione contemporanea, frutto della perdita di prestigio delle lingue neolatine parlate prima dell’italiano, relegate nell’immaginario collettivo alla sfera del “popolare” o direttamente sinonimo di ignoranza. “In letteratura siamo sempre stati molto castigati, salvo forse qualche scritto del Seicento – spiega Guasoni -. La volgarità nelle opere scritte è una tendenza ottocentesca e novecentesca e in questo non c’è differenza rispetto a toscani e veneti che hanno fama di essere scurrili. D’altro canto ricordiamoci che il turpiloquio è sempre stato presente in tutte le lingue“.

L’Insultario, edito da Programma, è già disponibile online e nelle principali librerie in formato tascabile e fa parte di una collana che vede già rappresentati il veneto, il toscano e il napoletano.

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