Genova. La Liguria è una delle regioni più virtuose in tema di consumo di suolo: in un anno, dal 2022 al 2023, sono stati cementificati 28 ettari di territorio. Solo la Valle d’Aosta ne ha “risparmiato” di più, fermandosi a 17 ettari. È quanto emerge dal rapporto del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente dell’Ispra, che in questa edizione pubblica le stime per tutte le regioni, le province e i comuni italiani relative al 2023.
Il consumo di suolo è definito come la variazione in determinato periodo di tempo da una copertura non artificiale (suolo non consumato) a una copertura artificiale del suolo (suolo consumato), distinguendo il consumo di suolo permanente e il consumo di suolo reversibile. Il consumo di suolo netto è valutato attraverso il bilancio tra il consumo di suolo e l’aumento di superfici agricole, naturali e semi-naturali dovuto a interventi di demolizione, de-impermeabilizzazione, ripristino e rinaturalizzazione.
La Liguria oggi presenta 395,7 chilometri quadrati di suolo consumato, pari al 7,3% del totale. Si tratta di un dato superiore alla media nazionale (7,16%) ma inferiore alla media del Nord Ovest (8,77%). Negli ultimi 17 anni (dal 2006 al 2023) la nostra regione ha realizzato un consumo di suolo netto di 8,52 chilometri quadrati, il 2,2% del territorio, sensibilmente meno rispetto all’Italia (6,36%) e al Nord Ovest (5,51%). Guardando solo all’ultimo periodo indagato (2022-2023), i 28 ettari consumati rappresentano lo 0,07% di tutta la superficie della Liguria, il dato migliore in Italia, anche in questo caso meno del Nord Ovest (0,27%) e del Paese (0,34%).
Complessivamente, infatti, gli esperti dell’Ispra rilevano che “il consumo di suolo rimane ancora troppo elevato, anche se con una leggera diminuzione rispetto all’anno precedente, e continua ad avanzare al ritmo di circa 20 ettari al giorno, ricoprendo nuovi 72,5 chilometri quadrati (una superficie estesa come tutti gli edifici di Torino, Bologna e Firenze). Una crescita inferiore rispetto al dato dello scorso anno, ma che risulta sempre al di sopra della media decennale di 68,7 chilometri quadrati (2012-2022) e solo in piccola parte compensata dal ripristino di aree naturali (poco più di 8 chilometri quadrati, dovuti in gran parte al recupero di aree di cantiere).
Gli incrementi maggiori per l’ultimo anno si sono verificati in Veneto (+891 ettari), Emilia-Romagna (+815), Lombardia (+780), Campania (+643), Piemonte (+553) e Sicilia (+521). Escludendo le aree ripristinate (operazione da cui si ricava il consumo di suolo netto) segnano gli aumenti maggiori Emilia-Romagna (+735 ettari), Lombardia (+728), Campania (+616), Veneto (+609), Piemonte (+533) e Sicilia (+483).
La provincia di Genova è quella che mostra la maggiore estensione di suolo consumato, 147,43 chilometri quadrati che rappresentano l’8,03% del territorio. Nell’ultimo anno però l’area metropolitana ha subito la cementificazione di 4 ettari, mentre la provincia meno virtuosa è stata Savona che ha “mangiato” altri 17 ettari confermandosi la provincia con la maggiore quota di suolo consumato pro capite (388,86 metri quadrati ad abitante). In provincia di Genova, invece, il rapporto con la popolazione è quello meno incisivo: 180,54 metri quadrati ad abitante.
Rispetto alla sola città di Genova, si registrano 58,17 metri quadrati di suolo consumato, dato che fa scendere al 24,15% la quota rispetto alla superficie totale con 103,65 metri quadrati pro capite. Nel 2023 è stato cementificato un ettaro in più. Le maggiori percentuali di cementificazione si trovano ovviamente sulla costa: 37,99% a San Lorenzo al Mare, 33,44% a Diano Marina, 32,68% a Vallecrosia. Rispetto all’estensione, il comune più “cementificatore” dell’ultimo anno è stato Zuccarello, nel Savonese, 28,48 metri quadrati ogni ettaro.
Le province che hanno registrato il maggiore incremento in termini di superficie consumata tra il 2022 e il 2023 sono Verona (+323 ettari), Roma (+254 ettari) e Cagliari (+199 ettari). In termini assoluti la città metropolitana di Roma continua a essere quella con la maggiore superficie consumata con oltre 70.620 ettari, inclusi i 254 ettari aggiuntivi dell’ultimo anno (220 al netto dei ripristini). Roma è seguita da Torino che ha raggiunto circa 58.608 ettari con un incremento di 109 ettari (+103 il netto).
I risultati della Liguria sono stati rimarcati oggi dal presidente ligure Marco Bucci durante la presentazione del programma in Consiglio regionale. Nonostante questo il governatore ha confermato la disponibilità ad accogliere la proposta di Andrea Orlando per una legge finalizzata ad azzerare il nuovo consumo di suolo: “Lo facciamo lo stesso, sono pronto a prendere la proposta e portarla avanti. Io credo alla possibilità di lavorare assieme”.
La perdita dei servizi ecosistemici legata al consumo di suolo non è solo un problema ambientale, ma anche economico: nel 2023 la riduzione dell’”effetto spugna”, ossia la capacità del terreno di assorbire e trattenere l’acqua e regolare il ciclo idrologico, secondo le stime, costa al Paese oltre 400 milioni di euro all’anno. Un “caro suolo” che si affianca agli altri costi causati dalla perdita dei servizi ecosistemici dovuti alla diminuzione della qualità dell’habitat, alla perdita della produzione agricola, allo stoccaggio di carbonio o alla regolazione del clima.
Nel 2023 in tutta Italia risultano cementificati più di 21.500 chilometri quadrati , dei quali l’88% su suolo utile. In aumento la cancellazione del suolo ormai irreversibile con nuove impermeabilizzazioni permanenti pari a 26 chilometri quadrati in più rispetto all’anno precedente. Il 70% del nuovo consumo di suolo avviene nei comuni classificati come urbani secondo il recente regolamento europeo sul ripristino della natura (nature restoration law). Nelle aree dove il nuovo regolamento europeo prevede di azzerare la perdita netta di superfici naturali e di copertura arborea a partire dal 2024, si trovano nuovi cantieri (+663 ettari), edifici (+146 ettari) e piazzali asfaltati (+97ettari). In calo costante quindi la disponibilità di aree verdi: meno di un terzo della popolazione urbana riesce a raggiungere un’area verde pubblica di almeno mezzo ettaro entro 300 metri a piedi.