Genova. La giunta Bucci rivendica lo scenario che emerge dai dati Ispra diffusi pochi giorni fa, secondo cui la Liguria è la regione italiana col minore consumo di suolo nel periodo 2022-2023 in relazione alla superficie totale: solo 0,07% a fronte dello 0,27% del Nord Ovest e dello 0,34% nazionale. “È la dimostrazione che si può fare senza consumare“, spiegano il governatore e l’assessore alla Rigenerazione urbana Marco Scajola in una conferenza stampa convocata sul tema, ma precisano che l’intenzione non è quella di intervenire con una legge per azzerarlo, come aveva proposto invece Andrea Orlando in campagna elettorale.
“Abbiamo passato la campagna elettorale a sentirci insegnare le giuste scelte urbanistiche, a dettare l’agenda sulla necessità urgente di una legge di difesa del suolo. Questi dati, certificati dall’Ispra, confermano ancora una volta che noi non siamo abituati a parlare ma a fare – sottolinea il presidente Marco Bucci -. La Liguria ha cambiato marcia, da anni risulta una Regione virtuosa per la riduzione del consumo di suolo. Non siamo quelli delle frasi fatte, dello zero cemento, siamo quelli degli interventi intelligenti e necessari. L’operazione alla Diga di Begato è l’esempio calzante di come si possa fare interventi migliorativi, dal punto di vista urbanistico e sociale, senza per questo aumentare il consumo del suolo. La strada tracciata è quella giusta e intendiamo portarla avanti. Come sempre, siamo pronti ad accettare suggerimenti e proposte migliorative”.
Bucci in effetti apre a una nuova legge sul consumo di suolo: “Assolutamente sì se ci sono opportunità per farla”, però “io non sono per avere leggi su tutto, sono molto anglosassone in questo – precisa -. Le leggi dovrebbero dire quello che non puoi fare, quello che non è scritto vuol dire che lo puoi fare”. E comunque ribadisce: “Siamo assolutamente aperti a qualunque tipo di iniziativa che venga dalla minoranza o dalla maggioranza, che abbia idee efficaci per raggiungere risultati”.
Allo stesso tempo Scajola mette in chiaro il suo pensiero: “Non facciamo battaglie ideologiche sul tema. Se domani avremo la possibilità di costruire una nuova scuola per i nostri ragazzi, io consumerò suolo per realizzarla. Non siamo talebani, siamo aperti e ragioniamo. Se costruire un impianto sportivo costringe a dover consumare suolo, si faranno le dovute valutazioni ma si procederà in senso favorevole, sempre nell’interesse della nostra comunità”.
Dal 2021 a oggi Regione Liguria ha investito oltre 30 milioni di euro in rigenerazione urbana per finanziare 131 interventi ai quali vanno aggiunti i tre maxiprogetti: la demolizione delle dighe di Begato, che ha portato alla riduzione di circa 175.000 metri cubi di cemento; la riqualificazione ambientale, sociale e abitativa del centro storico della Pigna di Sanremo, fino al recupero del borgo ottocentesco di Marinella di Sarzana che prevede il riutilizzo di fabbricati inutilizzati e disabitati. “Tre esempi di come sia possibile intervenire senza aumentare il consumo di territorio”, rimarcano Bucci e Scajola.
“Raccogliamo i frutti di un grande lavoro portato avanti in questi anni – ribadisce l’assessore -. Siamo diventati un modello a livello nazionale per ciò che concerne la riqualificazione, il recupero e il miglioramento di edifici, vie, piazze, quartieri senza nuovo consumo di suolo”. Merito, secondo Scajola, delle leggi regionali e nazionali adottate a partire dal 2018, compreso il contestato piano casa della prima giunta Toti: “Abbiamo generato un volano economico, in investimenti privati, di circa 495 milioni di euro dal 2016 a oggi aumentando la qualità del patrimonio edilizio esistente”. Un dato ulteriore è portato dalla giunta Bucci per confermare la bontà delle politiche del centrodestra: dal 2020 ad oggi, pur mantenendo il consumo di suolo sotto la media nazionale, il comparto edile è cresciuto del 3% con 795 aziende in più.
A proposito di nuove costruzioni, dal presidente nessuna marcia indietro sulla norma – inserita nel Piano di gestione del rischio alluvionale che attende ormai l’approvazione dell’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino Settentrionale – che permette di edificare in zone inondabili a minore pericolosità relativa, pur contenendo altre norme più stringenti. “Sono due cose completamente diverse”, taglia corto Bucci.