Genova. Sabato 21 dicembre torna uno degli appuntamenti più attesi delle festività natalizie genovesi: il Confeugo, organizzato dal Comune di Genova e dall’associazione A Compagna con la sponsorizzazione di Grondona.
Il Confeugo riprende un’antica tradizione della Repubblica di Genova e quest’anno è dedicato a Ettore Vernazza, notaio e filantropo di cui quest’anno si è celebrato il centenario della morte, avvenuta il 27 giugno 1524. La cerimonia si tiene come di consueto in piazza De Ferrari: appuntamento alle 16.40 per attendere l’arrivo del corteo storico e del carro trainato da cavalli con il Cippo di alloro, l’Abate del Popolo e i gruppi storici.
I figuranti si riuniranno alle 16 in piazza Caricamento e insieme all’abate del popolo, impersonato dal presidente di A Compagna Franco Bampi, attraverseranno via Frate Oliverio, piazza della Raibetta, via San Lorenzo, via Petrarca per raggiungere piazza De Ferrari, dove l’abate del popolo incontrerà il doge, ovvero il sindaco facente funzioni Pietro Piciocchi (alla sua prima prova in queste vesti), e gli offrirà il tradizionale Confeugo: un grande fascio di rametti di alloro sistemato di fronte all’ingresso di Palazzo Ducale cui verrà appiccato il fuoco. Dopo l’accensione del falò, la tradizionale raccolta dei tizzoni, considerata di buon auspicio per l’anno nuovo. A De Ferrari, per ingannare l’attesa del corteo, si esibiranno la Banda di Sampierdarena e gli sbandieratori dei Sestieri di Lavagna.
Alle 17.15, nel Salone del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale, il sindaco facente funzioni Pietro Piciocchi e il presidente di Regione Liguria Marco Bucci esprimeranno i messaggi augurali alla città mentre, come da tradizione, il presidente di A Compagna Franco Bampi, in veste di abate, elencherà i mogogni, i problemi insoluti di Genova, con molte raccomandazioni e l’augurio che ne venga tenuto conto.
A seguire, il vice presidente di A Compagna Maurizio Daccà racconterà Ettore Vernazza, notaio del XVI secolo, che 1497 riformò e ripristinò l’antica Compagnia del Mandiletto, una sorta di consorteria che aveva lo scopo di raccogliere elemosine per i poveri. La cerimonia, presentata dal Cintraco Marco Pepè, si conclude con il concerto natalizio di Gnachi & Fϋrbe Grandi & Fanti Vico 28 e con la danza popolare del Gruppo Folcloristico Città di Genova Ma se Ghe pensu.
“L’abbruciamento del Confeugo, che affonda le sue radici nella storia della Repubblica di Genova, unisce passato e presente e rappresenta un momento di profonda connessione con le nostre tradizioni e la nostra cultura – ha detto l’assessore alle Tradizioni cittadine Paola Bordilli – L’accensione del fuoco e la raccolta dei tizzoni sono simboli di buon auspicio, ma anche la manifestazione di un orgoglio collettivo che ci unisce come comunità. Ringrazio le aziende che hanno partecipato attivamente al progetto di sponsorizzazione, dimostrando interesse e impegno per la valorizzazione delle nostre tradizioni e invito la cittadinanza a partecipare a questo evento, che offrirà momenti di spettacolo e riflessione sulla nostra identità di genovesi”.
La storia del Confeugo
Il rito del Confeugo, o Confuoco, riprende un’antica tradizione della Repubblica di Genova, documentata dal secolo XIV, ma probabilmente più antica, risalendo presumibilmente al Medioevo, forse all’epoca del Comune del Popolo (XII secolo). Essa consisteva infatti nell’omaggio da parte dell’Abate, che rappresentava il Popolo, alle massime autorità di un grosso tronco di alloro, ricoperto di rami. Ne furono destinatari nel corso del tempo, prima il Podestà, poi il Capitano del Popolo e infine il Doge.
Esistono testimonianze del fatto che il corteo partisse dalla valle del Bisagno e attraverso il ponte di Sant’Agata percorresse le attuali via San Vincenzo, via Porta d’Archi, vico Dritto Ponticello, Porta Sant’Andrea fino ad arrivare al Palazzo del Governo, l’attuale Palazzo Ducale.
Davanti al Ducale l’Abate si rivolgeva al Doge pronunciando le seguenti frasi: “Ben trovòu Messê ro Duxe” e il Doge rispondeva “Ben vegnûo Messê l’Abbòu”. In tarda serata il Doge e il suo seguito appiccavano fuoco all’alloro, per buon auspicio, e vi gettavano sopra un vaso di vino e lo addolcivano con confetti e zucchero. I presenti cercavano di portare a casa un tizzone come amuleto.
La cerimonia venne sospesa nel Settecento e ripresa nel 1923 dall’associazione A Compagna, associazione nata in quell’anno per la tutela e la conservazione della cultura e delle tradizioni genovesi, per esser nuovamente interrotta nel 1937. Da allora è il presidente della Compagna che impersona l’Abate del Popolo, portando il tradizionale tronco d’alloro al Sindaco. Dal 1951 la Cerimonia è continuata di anno in anno sempre con l’offerta di una pianta di alloro, adorna dei colori rosso e bianco, completata con il falò rituale di un fascio di alloro ed uno scambio di auguri contornato da commenti sugli avvenimenti dell’anno trascorso e impegni e richieste per l’anno a venire.