Genova. Potrebbe essere l’ultimo capitolo giudiziario quello di oggi a Roma dove la Corte di Cassazione è chiamata per la seconda volta a giudicare se è stato corretto dal punto di vita giuridico condannare, come ha fatto la Corte d’appello di Milano, Alessio e Simone Scalamandré alla pena rispettivamente di 21 e 14 anni di reclusione per aver ucciso il padre Pasquale nella loro abitazione di San Biagio il 20 agosto 2020. L’udienza si è tenuta questa mattina ed entro questa sera è attesa la sentenza.
Il sostituto procuratore generale in Cassazione ha chiesto sia accolto il ricorso presentato dal maggiore dei due fratelli perché a suo avviso deve essere rivalutata l’attenuante della provocazione da parte della vittima.
Il delitto era avvenuto nell’ambito di un contesto famigliare difficile: Pasquale Scalamandré era stato denunciato per maltrattamenti e minacce nei confronti della moglie, madre dei due imputati, che si era dovuta allontanare dalla città, trovando rifugio in una comunità protetta in Sardegna. Quel giorno il padre era andato a casa dei figli per chiedere insistentemente ad Alessio di di ritirare la denuncia contro di lui. Alessio si era sembra assunto in prima persona la responsabilità del delitto, avvenuto al culmine dell’ennesima lite.
I precedenti gradi di giudizio
In primo grado entrambi i fratelli erano stati condannati ma al fratello minore Simone era stata riconosciuta l’attenuante del ‘contributo minimo al delitto’- In appello Alessio era stato condannato a 21 anni, mentre il fratello minore assolto. Assoluzione che è stata annullata dalla Cassazione. La Suprema Corte aveva ordinato di rifare il processo in corte d’assise d’Appello, non più a Genova, ma a Milano (per la mancanza a Genova di una seconda sezione di corte d’assise d’appello). Con due finalità: motivare meglio la decisione sulla responsabilità di Simone, rideterminare la pena per Alessio valutando in modo diverso l’aggravante della provocazione. La Corte d’appello di Milano invece – senza tener conto dei rilievi degli Ermelli – aveva confermato per Alessio 21 anni di carcere. E aveva condannato Simone a 14 anni
L’udienza in Cassazione
Questa mattina in Cassazione la procura generale ha chiesto alla Corte di accogliere il ricorso presentato dagli avvocati di Alessio Scalamandré, Luca Rinaldi e Andrea Guido. Secondo il pg per il maggiore dei due fratelli deve essere accolta l’attenuante della provocazione. Se i giudici accoglieranno il ricorso sarà disposto un nuovo rinvio a un’altra sezione della Corte d’appello di Milano con una riduzione della condanna, difficile da conteggiare ma compresa tra i 9 e i 14 anni di reclusione. Sempre il pg ha chiesto di non accogliere il ricorso per il fratello Simone.
I ricorsi delle difese
I difensori di Alessio chiedono che la pena sia rivalutata tenendo conto dell’attenuante della provocazione e anche della sentenza della Corte costituzionale che ha detto in sostanza che l’aggravante di aver ucciso un parente stretto non può essere considerata a priori prevalente rispetto alle altre attenuanti. E lo stesso dovrebbe valere, in caso di conferma della condanna, anche per Simone Scalamandré. Quindi, in sostanza, per lui i difensori Riccardo Lamonaca e Nadia Calafato chiedono, quantomeno che la pena sia ridotta rispetto ai 14 anni sanciti dalla Corte d’appello di Milano anche se in prima istanza ribadiscono che Simone debba essere assolto come sancito dalla corte di appello di Genova perché non avrebbe partecipato all’omicidio.
Gli scenari possibili
Entro questa sera arriverà la sentenza e gli scenari sono molteplici. La Corte di Cassazione potrebbe rigettare tutti i ricorsi e quindi far diventare definitive le condanne di Alessio e Simone a 21 e 14 anni. In questo caso nel giro di pochi giorni entrambi dovranno andare in carcere (Alessio si trova dal 2020 ai domiciliari, Simone non è mai stato arrestato). Se dovessero accogliere – come sostiene la Procura generale – sarebbe solo Simone a finire per la prima volta nella sua vita in carcere mentre Alessio dovrà attendere l’ennesimo giudizio in corte d’appello. Oppure per entrambi ci potrà essere, ed è questa l’ultima possibilità, un terzo processo d’appello, sempre a Milano da davanti a un’altra sezione di corte d’assise di secondo grado.