Genova. Applicazione dell’intelligenza artificiale e digitalizzazione spinta. Sono alcuni punti cardine della strategia che il presidente ligure Marco Bucci metterà in campo nei prossimi mesi per mantenere la promessa fatta in campagna elettorale: azzerare le liste d’attesa della sanità. Se n’è parlato oggi in occasione di un convegno a Palazzo Ducale organizzato dal Rotary Club e dedicato proprio alla medicina digitale per la prevenzione e la cura.
“Vi assicuro che ci sarà, oltre ai nuovi ospedali, una razionalizzazione completa delle liste d’attesa con sistemi diversi, e qui la digitalizzazione entrerà prepotentemente“, spiega Bucci durante il suo intervento, una delle sue prime uscite pubbliche da governatore. Poi, parlando a margine, corregge il tiro: “Ho detto razionalizzare? No, io le voglio proprio eliminare“.
Come? Il digitale ovviamente non basta. Il sindaco – ancora in carica come tale – lo ripete come un mantra fin dalla campagna elettorale: le macchine non possono lavorare solo otto ore al giorno, bisogna arrivare almeno a diciotto ore pagando gli straordinari al personale. “I dipendenti saranno ben contenti di guadagnare di più”, è il suo pensiero.
Tutte idee che andranno poi trasformate in realtà. Ma l’impressione è che Bucci non userà i guanti di velluto, come lascia presagire la strigliata ai vertici della sanità regionale la settimana scorsa in tema di disavanzo. “Non abbiamo ancora avuto modo di approfondire l’argomento. Tutto è possibile, ma bisogna mettere mano pesantemente all’organizzazione – avverte Luigi Carlo Bottaro, direttore generale della Asl 3 -. Se continuiamo a immaginare la sanità come la attuavamo 15 anni fa, non andiamo da nessuna parte perché abbiamo medici, infermieri, risorse in meno. Va profondamente riorganizzato il sistema. Chiaramente mi confronterò volentieri col presidente Bucci”.
Se le strutture e gli operatori sono in qualche modo l’hardware della sanità, tutta la parte “invisibile” ne rappresenta il software. E su questo il punto di riferimento è Liguria Digitale. In prima linea c’è sempre Enrico Castanini, tuttora direttore generale della partecipata, in odore di assessorato fino a pochi giorni fa, oggi ancora in corsa per un possibile ruolo tecnico: “Il mio progetto prevede 12 mosse per dare lo scacco sul digitale – racconta a margine del convegno -. Ovviamente ci sono argomenti più importanti di carattere medico e sanitario, la disponibilità delle risorse: tutto deve coincidere. Abbiamo già alcuni studi di applicazione dell’intelligenza artificiale alle liste d’attesa. Quando partiremo potremo dare un serio e importante contributo a un problema che c’è in tutta Italia, l’ambizione è quella di insegnare qualcosa agli altri”.
D’altra parte si tenterà comunque di ridurre la domanda a monte. “Il problema delle liste d’attesa è fondamentalmente l’appropriatezza – sottolinea Bottaro -. C’è almeno il 30% di richieste totalmente inappropriate, mentre magari non riusciamo ad assicurare prestazioni per richieste appropriate. Anch’io sono convinto che riusciremo ad abbattere le liste d’attesa. Perché non è stato fatto finora? È una partita che anzitutto dovrebbe partire a livello centrale: tutte le prestazioni dovrebbero poter essere controllate, valutate ed eventualmente depennate”.
Resta al momento sullo sfondo il tema dei soldi ai privati per l’acquisto di prestazioni aggiuntive. La giunta Toti aveva messo da parte 35 milioni, finora ne sono stati spesi solo 7,4 per la diagnostica in attesa di una seconda tranche e dell’aggiudicazione della patologia cardiovascolare, ferma da mesi. Una strategia parzialmente sconfessata da Bucci in campagna elettorale: “Noi interverremo con soldi pubblici per aumentare il numero degli esami per ciascuna macchina, se non sarà sufficiente chiederemo aiuto a qualcun altro – aveva detto -. L’obiettivo è azzerare le liste d’attesa, al cittadino non interessa come”.