Genova. “Non sappiamo cosa respiriamo noi e i nostri studenti, sentiamo soltanto odori sgradevoli e vediamo polvere. Siamo veramente preoccupati, nessuno ci ha comunicato nulla“. Questa è la testimonianza di una insegnante della scuola Mazzini il cui edificio si trova in via Lodi, esattamente sopra il cantiere della rimessa Gavette, oggi di fatto demolita per fare spazio alle nuove infrastrutture necessarie al sistema degli assi di forza del trasporto pubblico. Un racconto condiviso ieri sera in una affollata assemblea pubblica organizzata dall’associazione Amici di Ponte Carrega per fare il punto sulla situazione e raccogliere le testimonianze e le domande dei cittadini sul caso esploso dopo le notizie emerse sulla stampa riguardo la presenza di sostanze tossiche all’interno dell’area.
Durante l’incontro è stato fatto il punto della situazione, grazie agli interventi di Andrea Gamba, Filt Cgil Amt, e Rossella D’Acqui, presidente di Linea Condivisa e ex funzionaria di Arpal: “Ad oggi siamo nella fase di caratterizzazione dei sito – ha spiegato D’Acqui – per cui di fatto al momento non è ancora partita la analisi del rischio a cui seguirà quindi il progetto di bonifica. Per questo motivo le notizie sulla quantificazione di questi extra costi, che in questi giorni è circolata con un cubatura di circa 20 milioni, appare ancora incerta“. Una considerazione che conferma l’allarme dei residenti e dei genitori della Mazzini su un eventuale rivisitazione del progetto che prevede la costruzione di un’area verde a disposizione dell’istituto ma che quindi potrebbe – questi sono i timori – essere rimodulata.
“Come sindacato abbiamo fatto un sopralluogo nel cantiere – ha poi sottolineato Gamba – sappiamo che oltre alla eventuale bonifica del sito, è già stato rimosso l’amianto presente, ed è oggi stoccato nell’area. Dalla ditta che si è occupata della rimozione abbiamo avuto la rassicurazione sul fatto che siano stati installati dei sensori per monitorare la presenza di inquinanti e che questi ad oggi non abbiano rilevato misurazione fuori norma“.
Una dato che però non rassicura la popolazione: “Noi abitiamo esattamente sopra il cantiere – racconta un residente del civico 3 di via Lodi – le nostre finestre sono proprio lì sopra. Quando lavoravano alla dismissione dell’amianto vedevamo gli operai giustamente dotati di tute e mascherine, ma a noi non ci è stato detto nulla. Che cosa abbiamo respirato? Che cosa respireremo nei prossimi mesi?“. Preoccupazioni che hanno raccolto l’applauso dell’assemblea e che hanno spinto alcuni presenti a chiedere alle istituzioni di valutare il trasferimento degli alunni della Mazzini in via precauzionale: “Serve chiarezza, non ci sentiamo sicuri e tutelati, noi e nostri figli“.
A questo proposito la stessa associazione Amici di Ponte Carrega ha annunciato di aver richiesto un accesso agli atti, per provare a capire che cosa sta succedendo: “Abbiamo preso questa iniziativa – ha spiegato il presidente Fabrizio Spiniello – nella speranza di avere chiarezza. Rimane la considerazione che non dovrebbe spettare ai comitati e alle associazioni dover fare per primi queste iniziative”. Un concetto rincarato da Roberto D’Avolio, ex presidente del Municipio IV: “Credo che le istituzioni debbano porre rimedio immediatamente – ha chiesto rivolgendosi all’attuale presidente Maurizio Uremassi, presente all’assemblea – chiediamo quindi che già dalla settimana prossima il Comune di Genova faccia avere tutte le informazioni necessarie“. Informazioni richieste anche da Filippo Bruzzone, consigliere comunale di Avs, che ha ricordato come dal suo gruppo consigliare sia già stata richiesta una commissione ad hoc nel settembre del 2023 e un accesso agli atti a ottobre 2024, richieste al momento entrambe inevase.
Ha poi risposto lo stesso Maurizio Uremassi, presidente del Municipio: “Posso assicurare che il progetto non sarà rivisto – ha sottolineato – condividiamo la preoccupazione per la salute di cittadini, studenti e lavoratori. In questi giorni abbiamo avuto l’assicurazione che fino ad oggi le centraline di controllo non abbiano mai registrato valori fuori norma. Mi prenderò carico il prima possibile di convocare un incontri pubblico per spiegare quello che sta succedendo“.
Oltre a questa situazione, l’incontro pubblico ha intrecciato anche altre tematiche, come quella di via Vecchia, a Staglieno, dove alcuni residenti sono stati espropiati della propria abitazione, ma molti altri dovranno convivere con un cantiere simile: “In questi anni abbiamo avuto estrema difficoltà ad avere informazioni – ha spiegato Raffaella Capponi, della Rete genovese dei comitati – informazioni che spesso arrivavano dai giornali e non dalle istituzioni. Siamo preoccupati che quello che sta succedendo alle Gavette possa ripetersi anche a Staglieno”.
Nel frattempo il cantiere sembra procedere. Di certo non era un mistero che l’area delle Gavette potesse nascondere sorprese sgradite. Dove oggi c’è la sede di Ireti, a partire dall’inizio Novecento si erano insediate le officine del gas, ampliate negli anni con altoforni, depositi e laboratori. Nella parte terminale di via Lodi, invece, c’era la piombifera Moltini, dismessa nei primi anni duemila. Insomma, non appare certo straordinario che nel sottosuolo si possano trovare sostanze pericolose in quantità. Eppure il piano di gestione delle terre, commissionato da Italferr alla ditta specializzata Tecno In e approvato in sede di progettazione definitiva, non aveva evidenziato nulla di preoccupante. I rilievi, però, sono stati eseguiti in un’area piuttosto ristretta nella parte nord (non è stata indagata la zona della vasca di arsenico) e hanno esplorato profondità comprese tra uno e tre metri.
“Questa mattina si e svolta la prima riunione tra Rls e Amt per condividere i dati, come concordato nel verbale di accordo sottoscritto tra Amt sindacati e Comune di Genova – ha poi comunicato a Genova24 l’assessore Matteo Campora – Il cantiere risulta controllato H24 e gli enti non hanno rilevato situazioni di pericolo per la salute. Verrà fatto un accesso nel cantiere nei prossimi giorni con rappresentanti dei lavoratori. Nel contempo vogliamo tranquillizzare i genitori e gli insegnanti, siamo in contatto con la direzione didattica e siamo disponibili a fare un incontro per condividere tutti i dati rilevati in un incontro pubblico. Stiamo mettendo mano a situazioni che appartengono al passato”.