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Nuovo crematorio a Staglieno, lo stop di Orlando: “Fermeremo il progetto”. Piciocchi: “Sarebbe un abuso”

L'impegno del candidato del centrosinistra arriva durante l'incontro promosso dalla Rete Liguria dei Comitati. Il vicesindaco: "Pregiudizio della sinistra sulla libertà di impresa"

Incontro Rete Liguria Comitati

Genova. Nonostante i cantieri siano già partiti, il destino dell’opera è ancora incerto. E rispunta l’opzione zero. Stiamo parlando del nuovo crematorio di Staglieno, il progetto attualmente in fase di realizzazione da parte di una cordata di imprese lombarde secondo lo schema di un project financing approvato dal Comune di Genova. La rimescolata alle carte del mazzo arriva da Andrea Orlando, candidato alla presidenza di Regione Liguria per la coalizione di centrosinistra e M5s, che ieri sera, durante l’incontro con la Rete Liguria dei Comitati si è impegnato a fermare il progetto.

“Il Cimitero di Staglieno è il primo caso in Italia e forse in Europa di due impianti di cremazione nello stesso cimitero che avrà di fatto sette forni. È un dato certo che l’attuale impianto di Socrem soddisfa ampiamente il fabbisogno di Genova e della Città Metropolitana, è perfettamente funzionante e capace di soddisfare una richiesta di 14mila cremazioni annue, nel 2023 è stato utilizzato per il 54,34% della sua capacità – ha ribadito Gabriella Rebagliati in rappresentanza del Comitato delle Banchelle che da sempre si oppone al progetto, ricordando poi il particolare iter del progetto, la cui approvazione da parte della Civica Amministrazione è arrivata nella “vacatio legis” dovuta ai ritardi di Regione Liguria di approvare un piano che regolasse questa materia.

“La Regione Liguria ha avviato i tavoli di lavoro nel 2022, ma ha temporeggiato, posticipando il più possibile la formulazione del Piano. Alla fine, il Piano è stato ultimato quando ormai non serviva più, poiché il Comune e la Città Metropolitana avevano già concesso tutte le autorizzazioni. I lavori di costruzione sono già iniziati e dovrebbero concludersi il 9 febbraio 2025″.

Dopo le considerazioni, la domanda ai candidati: “Vi impegnate a bloccare l’impianto?”. E la risposta, unanime, di assenso. Sul tema Orlando ha poi aggiunto che la costruzione del forno crematorio è resa possibile da una clausola contenuta nel regolamento: “La Regione, in questo caso, può intervenire direttamente cambiando il regolamento e mi impegno – ha poi aggiunto – di modificarlo in tal senso per fermare questo progetto sbagliato e che segue interesse privati invece di quelli del territorio”.

A breve giro la replica del vicesindaco di Genova Pietro Piciocchi: “Andrea Orlando è stato ministro della Giustizia e in una sola frase riesce a promettere un abuso del diritto, una violazione di una sentenza del Consiglio di stato, e la disapplicazione di direttive europee. Complimenti davvero. Sono davvero stupito della posizione dell’ex ministro della Giustizia, che dovrebbe ben sapere che l’autorizzazione al nuovo impianto non è motivata dalla necessità di aumentare il numero delle cremazioni, quanto, piuttosto, da quella di rispondere a principi giuridici e di rispettare le norme in materia di libera concorrenza imposte dai Trattati europei e dall’AGCOM“.

“Orlando omette di ricordare che la concessione perpetua della Socrem non esiste più per espressa disposizione del Consiglio di Stato e che non esiste alcuna possibilità di esercizio della cremazione in regime di monopolio da parte di un unico operatore – continua Piciocchi –  Quanto alla promessa di tornare indietro, stupisce che una persona che ha ricoperto il ruolo di Ministro della Giustizia pensi di spazzare via un contratto con una norma di legge regionale retroattiva, in spregio alle più elementari regole del diritto, esponendo oltretutto le Amministrazioni al pagamento dei danni. Questo atteggiamento manifesta ancora una volta il pregiudizio della sinistra nei confronti della libertà d’impresa e degli imprenditori che invece noi vogliamo incoraggiare e sostenere come imprescindibile fattore di sviluppo del nostro territorio”, conclude Piciocchi.

 

Foto di Giorgio Scarfì

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