Genova. Entro il 2027 sarà completamente riaperto al pubblico il Museo di Sant’Agostino, con l’obiettivo di rendere accessibile anche il meraviglioso campanile duecentesco. A illustrare le tempistiche è il vicesindaco Pietro Piciocchi a margine della presentazione di Ianua, il weekend di aperture ed eventi dedicati al Medioevo genovese svelato proprio nella chiesa sconsacrata recentemente restituita alla città.
“Il cronoprogramma prevede il completamento delle opere entro il 2027, sono interventi importanti di riqualificazione del complesso anche dal punto di vista energetico – spiega Piciocchi -. Lo eseguiremo in lotti, quindi avremo aperture parziali nel corso dell’anno. La cosa positiva è che abbiamo le coperture finanziarie, circa 15 milioni che ricaviamo da una linea europea”.
La prima parte del nuovo percorso espositivo è fruibile dalla fine di maggio all’interno della chiesa medievale, dove è stata esposta una selezione di opere del museo con una narrazione innovativa e tematica che ruota attorno all’Elevatio Animae di Margherita di Brabante, opera trecentesca di Giovanni Pisano tornata a Genova dopo un restauro durato otto anni a Firenze. La seconda fase riguarda il deposito dei marmi e dovrebbe concludersi entro l’anno. Nel 2025 sarà riaperto il chiostro quadrangolare dopo il restauro delle vetrate, della pavimentazione e del giardino interno, compresi interventi di abbattimento delle barriere architettoniche, adeguamento impiantistico e illuminotecnico: qui sarà definita una nuova sezione al piano terra con servizi per i visitatori. A seguire saranno riallestiti il Pallio bizantino, le sculture lignee al primo livello del chiostro triangolare e le opere rinascimentali e barocche nel chiostro quadrangolare al secondo livello del museo.
“La suggestione è quella del cantiere Sant’Agostino, come la Loggia di Banchi: fare in modo che le persone possano vedere il grande lavoro di riscoperta archeologica di questi luoghi”, prosegue Piciocchi, che poi annuncia una novità: “C’è anche un tema di recupero di questo meraviglioso campanile, da cui si gode una vista straordinaria, che noi vorremmo rendere accessibile ai cittadini“. L’opera richiama nelle forme il campanile di San Giovanni di Prè ed è ricoperta – fatto insolito per Genova – di mattoni e maioliche policrome realizzate dai maestri di Albisola. In una formella romboidale murata nel campanile si trovò un marmo con iscritto il nome Pietro Bono, Magister de Antelamo e la data 1282.
Non solo Sant’Agostino: “Stiamo lavorando molto bene con la Soprintendenza per la definizione di questo progetto. Abbiamo predisposto un masterplan che intendiamo attuare. Il Museo di Sant’Agostino si integrerà con la Loggia di Banchi. Saranno due poli che si integreranno alla scoperta del grande Medioevo genovese”, conclude Piciocchi.