Genova. E’ stato il provveditore alle opere pubbliche Vittorio Maugliani a dare il via con un esposto all’inchiesta che ha portato ieri a 20 perquisizioni tra dirigenti e dipendenti pubblici e imprenditori per gli spezzatini negli appalti. Maugliani, appena insediato nell’agosto del 2021, aveva notato che una serie di appalti erano stati spezzati apparentemente senza giustificazione per rimanere sotto la soglia dei 40mila euro e quindi per consentire affidamenti diretti senza gara.
Da lì il gruppo Economia della Procura di Genova coordinato dal procuratore aggiunto Francesco Pinto e il gruppo Pubblica amministrazione coordinato dal collega Vittorio Ranieri Miniati hanno cominciato a indagare. Nel tempo sono arrivati una serie di riscontri circa i presunti favori che i dirigenti e i dipendenti pubblici ricevevano per assegnare gli appalti una gruppo di aziende.
Piccole cose, in genere: regali, lavori di ristrutturazione per sé o per i famigliari, bottiglie di vino e, si apprende anche un bimby, trovato ieri a casa di uno degli indagati. In un solo caso ci sarebbe stato lo scambio o almeno la “promessa” di una cifra di denaro.
Ieri, proprio per trovare ulteriori elementi investigativi sono stati perquisiti uffici, abitazioni e sedi di aziende dei 18 di indagati, di cui 7 dipendenti pubblici e 11 imprenditori e dipendenti di aziende. Tra questi ricordiamo ci sono l’ex provveditore alle opere pubbliche Roberto Ferrazza, il dirigente della stessa struttura Alessandro Pentimalli, il geometra del provveditorato alle opere pubbliche Alberto De Vivo. Sarebbero accusati di turbativa d’asta.
Ma ci sono soprattutto un dirigente e un sovrindentente della polizia di Stato di Genova, Fernando Colangelo e Mario Arado, che in quanto inquadrati nell’ufficio contabile-amministrativo della Questura di Genova gestivano di fatto tutti gli appalti della polizia genovese.
Non a caso al centro dell’inchiesta ci sono in particolare parecchi lavori e forniture che riguardano commissariati, caserme, la stessa questura e anche lo stabilimento balneare di Quinto della polizia di Stato.
In particolare secondo l’accusa anche in quel caso l’assegnazione del servizio di ristorazione sarebbe stata pilotata a due imprenditori amici che in cambio regalavano cene a base di pesce gratis ai due indagati e ai loro famigliari. I due poliziotti risultano indagati per peculato, corruzione e falso. E ad essere indagati sono anche i due gestori del servizio di ristorazione.
Adesso gli investigatori della guardia di finanza stanno cercando dai telefoni e dalla documentazione sequestrata ulteriori conferme alle ipotesi investigative.