Genova. Il sostituto procuratore Stefano Puppo ha disposto accertamenti tecnici non ripetibili sulle mail e sui messaggi inviati da Gian Paolo Bregante nei mesi e nelle settimane precedenti all’omicidio della moglie Stefania Marini, uccisa con un colpo di pistola sparano alle spalle nell’abitazione della coppia di via Antica Romana a Sestri levante. Gli accertamenti sono stati disposti sui tre telefoni sequestrati e sul pc di Bregante.
L’uomo, 74 anni, al pm Stefano Puppo e poi al gip nel corso della convalida dell’arresto, ha detto di aver chiesto aiuto ripetutamente per le condizioni di salute della moglie che – affetta da una grave forma di depressione secondo il racconto dell’uxoricida confermato dal figlio, era diventata molto aggressiva con il marito.
Bregante ha raccontato di non aver mai pensato di uccidere la moglie e nemmeno di lasciarla perché “era malata e non volevo restasse sola”, ma quel giorno ha perso la testa: dopo l’ennesima lite per le ciabatte lasciate in giro, la moglie lo avrebbe aggredito graffiandolo. E così era andato in un’altra stanza, aveva preso l’arma che custodiva in un armadio, era tornato in cucina e aveva sparato un solo colpo, uccidendo all’istante la donna con cui era sposato da 51 anni.
Bregante, assistito dagli avvocati Paolo Scovazzi e Federico Ricci, nell’interrogatorio aveva spiegato: “Ho chiesto aiuto à tutti ma sono stato lasciato solo. Mi è stato detto soltanto di chiamare il 118 in caso di crisi”. Aveva detto che da due anni stava tenendo “una specie di diario” della situazione di salute della moglie e dei loro rapporto sempre più deteriorati. “Nella chat di whatsapp con mio figlio ho descritto molte situazioni che ho vissuto” ha detto Ha raccontato delle molte mail che scriveva alla moglie, ma soprattutto ha detto di aver “mandato una decina di mail al dottore della Salute Mentale di Chiavari, ma mi ha risposto che gli avevo riempito la memoria”. Al centro di salute mentale della Asl4 Bregante aveva provato a portare la moglie ma lei non ne voleva sapere di farsi seguire e aveva anche smesso di prendere alcuni farmaci che gli aveva prescritto il medico di base.
Se è evidente che un adulto non può essere obbligato a curarsi, le richieste di aiuto da parte di Bregante ai medici della Asl4 – se confermate – descriverebbero comunque una situazione molto critica che forse poteva essere approfondita.
Probabilmente lo stesso Bregante avrebbe avuto bisogno di un supporto per poter gestire una situazione che – a quanto detto dallo stesso omicida – gli avrebbe fatto diverse volte pensare di al suicidio: “Ho pensato di uccidermi dalla disperazione. Mi sentivo abbandonato dalle istituzioni visto che non avevo ricevuto il sostegno degli apparati psichiatrici ed assistenziali per curare mia moglie”.
Intanto il gip ha anche disposto una perizia medico legale sul 74enne per stabilire la capacità di intendere e di volere al momento del fatto. L’incarico è stato affidato a Gabriele Rocca. La perizia comincerà il prossimo 14 ottobre.