Genova torna una città “rossa”. Il colpo d’occhio della cartina che mostra l’esito delle elezioni regionali nella Superba certifica il paradosso: il sindaco Marco Bucci vince e diventa presidente, salvando il centrodestra dalla capitolazione, ma allo stesso tempo viene inequivocabilmente bocciato dai suoi concittadini, che gli preferiscono Andrea Orlando col 52,27% dei voti, mentre lui si ferma al 44,29%. Un risultato che il sindaco ieri ha attribuito ai disagi provocati dai cantieri, ma che appare troppo esteso per poter essere ascritto a un solo fattore.
È una Genova “rossa” perché il Pd, dopo il ruggito delle europee, si conferma uno scoglio duro da scalfire per il centrodestra: i risultati definitivi lo vedono al 29,72%, oltre 16 punti sopra Fratelli d’Italia che si ferma al 13,52%. Praticamente tutto il centrodestra è più debole rispetto alla regione: la Lega non va oltre il 6,57%, Forza Italia prende solo il 4,11%. Solo le civiche di Bucci risultano migliori: Vince Liguria al 10,45%, Orgoglio Liguria 6,97%. Su sponda progressista, in confronto all’esito complessivo della Liguria, il M5s ha qualche decimale in più (5,48%) come pure Alleanza Verdi Sinistra (7,56%).
La geografia del voto è molto cambiata rispetto alle ultime amministrative, sia le regionali del 2020 sia le comunali del 2022. Ed è molto simile a quella disegnata dalle europee di quest’anno. Il centrodestra continua a comandare nelle roccaforti “blu” del Levante: praticamente tutta Albaro, una parte di Sturla, e poi Quarto, Quinto e Nervi con pochissime eccezioni. Il sindaco Bucci ha vinto nettamente nella sua Carignano, in centro (zona San Vincenzo) e nei dintorni di Manin. Tutto il resto è una grande distesa “rossa” con alcune macchie che risultano più grandi sulla cartina di quanto effettivamente pesino in termini di elettorato.
Albaro, in particolare, si rivela un fortino inespugnabile della destra: qui non solo Bucci stravince con percentuali pesanti (anche oltre il 70%), ma Fratelli d’Italia è quasi ovunque il primo partito con risultati che sfiorano il 30%, in linea con le europee. Il dato è piuttosto interessante perché, anche spulciando le varie sezioni del Levante, sembra emergere una correlazione diretta: laddove è più forte il partito di Giorgia Meloni, maggiore è lo scarto rispetto al centrosinistra. Dunque non si tratterebbe tanto di consenso locale a Bucci, ma di consenso politico al governo in carica. Non mancano casi particolari, come alcune aree di Sturla in cui il Pd vola al 30% e Morra supera addirittura il 3%.
Castelletto si conferma una roccaforte del Pd: con l’eccezione di alcune sezioni nella parte orientale e verso il Righi, dove si invertono le percentuali tra Bucci e Orlando anche qui trainate da Fratelli d’Italia, la circonvallazione a monte si schiera in gran parte a sinistra. Il consenso del Pd da queste parti supera il 30%. Il rosso poi si intensifica man mano che si scende verso il centro storico, dove Orlando arriva anche oltre il 70% e si assiste all’exploit di Alleanza Verdi Sinistra che tocca quota 22% nel sestiere della Maddalena, confermando una tendenza sempre più marcata negli ultimi anni. Anche Oregina, Lagaccio e San Teodoro sono univocamente rosse (con o senza l’impatto della questione funivia) e anche qui in certi casi il Pd supera agevolmente il 30%.
Nelle vallate, che hanno registrato un’affluenza mediamente bassa (a differenza dei quartieri borghesi che invece sono andati a votare in forze), prevale Orlando ma con risultati meno netti. In diverse sezioni nella parte bassa di Marassi ha vinto Bucci non tanto grazie a FdI ma con l’apporto della sua lista Vince Liguria vicina al 15%. Lo stesso è accaduto altrove lungo il Bisagno, ad esempio a Montesignano e Doria, dove appare determinante il contributo occasionale di Forza Italia e liste civiche, frutto probabilmente di dinamiche legate a candidati locali. Per il resto, sul cambiamento cromatico della Valbisagno l’effetto Skymetro potrebbe essere solo uno dei tanti fattori, anche perché in certe zone lungo il torrente a bassissima affluenza (Parenzo e dintorni dello stadio) l’ha spuntata Bucci. Le alture di Marassi e Quezzi, dopo aver conosciuto un periodo a prevalenza M5s, sono tornate saldamente nelle mani del Partito Democratico, che in molti casi sfonda quota 40%.
In Valpolcevera pochissime eccezioni al dominio incontrastato della sinistra che tocca anche il 60-65% in alcuni quartieri. Nella terra dei Sanna e dei Romeo il Pd vola in certi casi vicino al 50%, ma in queste zone di battaglie storiche contro le grandi opere si assiste anche a un risveglio del Movimento 5 Stelle che talvolta supera il 15%. A Certosa, quartiere assediato dai cantieri ma anche epicentro dell’inchiesta per voto di scambio, è strapotere dem con Orlando sopra il 60% e il Pd tra il 40% e il 50%. Bucci resiste strenuamente solo in qualche sezione di Bolzaneto, dove la sua lista raggiunge il 16% e il Pd si ferma al 22%.
Pure il Ponente è tornato al suo storico colore. Difficile che fosse altrimenti a Sampierdarena, qualche anno fa territorio leghista ora riconquistato dalla sinistra anche grazie alla vicenda dei depositi chimici: Orlando però non va molto oltre il 50% e il Pd raccoglie percentuali in linea con la media cittadina. In alcune sezioni di Cornigliano l’elevato astensionismo contribuisce a riportare in testa Bucci. A Sestri Ponente, dove Orlando vince con percentuali anche superiori al 60%, il primato tradizionale del Pd è insidiato dalla crescita di Alleanza Verdi Sinistra che va ben oltre il 10%. Nella ricca Pegli, la delegazione con l’affluenza più alta del Ponente, il Pd viaggia oltre il 30% e il centrodestra la spunta solo in un paio di sezioni. A Pra’ e Voltri i democratici tengono salda la loro bandiera superando anche il 40%.
A prescindere dal risultato che vede Bucci vincitore, queste elezioni regionali si caratterizzano soprattutto per una scarsa affluenza: in Liguria non ha votato nemmeno un elettore su due. A Genova il 50% è stato superato per un pelo, evidenziando persino un aumento rispetto alle ultime comunali, ma con differenze notevoli sul piano sociopolitico: nei quartieri benestanti come Castelletto e Albaro si è mantenuta anche sopra il 60% (dando vita a risultati opposti), mentre le aree popolari mostrano sempre più sfiducia nei confronti dell’offerta politica, anche se poi chi va a votare sceglie per lo più il centrosinistra. Ma emblematica è forse la sezione 23 di Ca’ Nuova, quartiere popolare del Cep: su 523 iscritti hanno votato in 128 (il 24,95%, record negativo nel capoluogo) con 60 voti a testa per Bucci e Orlando. Solo in questa sezione, dove la maggior parte pensa che “sono tutti uguali”, la partita si è chiusa in pareggio.