Intervista

Toti torna a fare il giornalista e accusa in tv: “I magistrati hanno tenuto in carcere la Liguria”

L'ex presidente annuncia su Rete4: "Scriverò per il Giornale". E rivendica il suo operato: "Atti tutti legittimi, avevo il dovere politico di parlare con Spinelli. Sono in pace con la mia coscienza"

Generico settembre 2024

Genova. Prima apparizione in televisione per Giovanni Toti dopo le dimissioni e la fine degli arresti domiciliari. Nello studio di Quarta repubblica, nella stessa Rete4 dove era stato direttore di telegiornale dal 2012 al 2014, l’ex presidente ligure ha annunciato il suo rientro nel mondo dell’informazione come editorialista del Giornale.

“Ora tornerò a fare un po’ il nostro mestiere, mi occuperò di politica da un altro punto di vista. Grazie al direttore Sallusti, ed è un onore, qualche pensiero come questo cercherò di scriverlo sul Giornale che insieme alla tua trasmissione – ha detto rivolgendosi al conduttore Nicola Porro – è stato uno dei pochi fari di libertà, ma lo è dal 1974″. Toti ha poi aggiunto che tornerà in tv a presentare il libro che sta scrivendo.

La difesa di Toti: “Tutto legittimo, ho la coscienza a posto”

Ma gran parte dell’intervista, durata quasi un’ora, è stata dedicata alla vicenda giudiziaria che vede Toti imputato per corruzione, finanziamento illecito e voto di scambio. Il 7 maggio per lui sono scattati gli arresti domiciliari, durati quasi tre mesi fino alla decisione di dimettersi per non correre il rischio di una proroga della misura cautelare connessa alla richiesta giudizio immediato.

“Sono stati i magistrati a tenere in carcere la Liguria, non noi a prenderla in ostaggio – ha accusato l’ex governatore replicando indirettamente all’opposizione -. I magistrati per la prima volta hanno scritto nero su bianco che non ritengono compatibile la carica di governatore con le accuse mosse, nonostante non vi sia né l’attualità né la concretezza del pericolo di reiterazione. All’inizio ho cercato di capire se fosse possibile un dialogo civile che portasse all’equilibrio tra i due poteri”. Poi, ha continuato, è intervenuto un “fatto tecnico: la Regione doveva approvare la variazione di bilancio, quindi ho aspettato il voto del Consiglio regionale per lasciare la casa politica e in ordine”. Infine il passo indietro per “non far pagare alla Liguria uno scontro tra poteri”.

Però “non riesco ad avercela nemmeno coi magistrati, che pure sbagliano – ha ribadito -. Io ce l’ho con la politica, con tutti coloro che dal 1994 fino ad oggi hanno approvato, firmato, costruito leggi che hanno tolto alla politica ogni potere di azione lasciando alla magistratura l’idea di fare da giudice penale e morale di quello che fa la politica. Come dice Montesquieu, ogni potere tende ad abusare del potere che ha, fino a quando non trova un potere che gli fa da barriera. E la politica quella barriera non l’ha messa. Io – ha proseguito Toti – sono in pace con la mia coscienza, quindi sono molto sereno. Ho dato tutto quello che potevo alla politica e i risultati si vedono”.

L’ex presidente ligure continua a sottolineare che gli atti compresi nell’inchiesta sono tutti legittimi. E difende a spada tratta il suo operato, senza alcun ripensamento. Nel momento dell’arresto “ho provato incredulità – racconta -. In teoria chi fa politica si aspetta sempre di incappare in qualcosa, non certamente un ordine di custodia cautelare ai domiciliari. Tornando a Genova in macchina e leggendo la prima ordinanza mi sono reso conto che tutto quello di cui venivo accusato mai lontanamente avrei pensato che potesse costituire reato“.

“Spinelli ha contribuito per nove anni alla mia campagna elettorale – ricorda Toti -. Ma sono stato anche alla foresteria del fondo sovrano di Singapore, al country club di Aponte a mangiare diverse volte. Quasi tutti non mi hanno finanziato, non c’è tutta questa generosità in Liguria. L’ultimo appuntamento prima del fattaccio era coi fratelli Colaninno“, costruttori di cacciamine a Sarzana. “Avevano un problema serio con gli uffici della Regione che abbiamo cercato di risolvere”. E ancora: “Mentre stavamo seguendo la pratica di Esselunga stavamo seguendo una pratica uguale per Basko, non sono mai stati nostri finanziatori ma li abbiamo seguiti con la medesima cura“.

“Vorrei capire qual è un atto che si considera illegittimo per cui sono sotto accusa – ribadisce Toti -. Sono convinto che fosse mio dovere politico parlare con Spinelli che dà lavoro a 2mila liguri, anche quando un signore di 80 anni ti invita sul suo yacht. Se mi devo accusare di questo, sono andato a casa e in sedi rappresentanza di tantissime imprese a dire: La Liguria è un posto ospitale, c’è Toti che tratterà i vostri soldi come fossero nostri, che darà certezza sui tempi degli investimenti, e dentro la legalità avrete tutto il supporto umano e politico possibile. Un’azienda che crea lavoro per me è un interesse pubblico, non un interesse privato”.

Sallusti contro la magistratura: “Ai danni di Toti sequestro di persona ed estorsione”

Dure accuse alla magistratura sono arrivate durante la trasmissione da Alessandro Sallusti, direttore de Il Giornale (su cui appunto scriverà anche Toti prossimamente): “Siamo in presenza di un governatore spiato per quattro anni: migliaia di registrazioni video, audio, cimici e telefonino. È chiaro che, se ho il sospetto che un governatore stia facendo qualcosa di poco chiaro, o lo scopro in pochi mesi o diventa un’operazione di spionaggio e dossieraggio che si conclude con un sequestro di persona. Liberissima la Procura di Genova di indagare e mandare a processo il governatore, molto più discutibile arrestarlo. L’arresto è una roba seria, importante. E addirittura questa vicenda si chiude con un ricatto, con un’estorsione: se ti dimetti ti libero. Allora quelli sono gli elefanti di cui dovremmo ragionare, che sono ben più gravi di qualsiasi ammiccamento di qualsiasi governatore, perché vuol dire che in questo Paese non c’è più democrazia”.

Preso di mira da Sallusti anche il procuratore capo di Genova, Nicola Piacente: “Nel suo precedente incarico aveva fatto un’operazione molto simile, aveva sgominato la giunta di Como, che infatti cadde. In quel processo sono finiti tutti assolti. Se un procuratore crea un danno al pubblico, non solo a quei signori ingiustamente indagati e arrestati, ma alla comunità che li ha eletti, dev’essere messo in condizioni non nuocere più, invece noi abbiamo un procuratore della Repubblica che crea un danno in una città e invece lo si manda a fare altrettanti danni in un’altra città”.

 

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