Genova. Quattro mesi e sei giorni. E’ il tempo – indubbiamente molto breve per la giustizia italiana – trascorso tra la deflagrazione della bufera giudiziaria che ha scosso la Liguria con l’arresto per corruzione del presidente in carica Giovanni Toti e il primo punto fermo incassato dai magistrati che lavorano al nono piano di palazzo di Giustizia che oggi hanno dato il consenso alla proposta di patteggiamento (per corruzione e finanziamento illecito) dell’ormai ex governatore ligure, tornato a fare il giornalista e il commentatore tv.
7 maggio 2024: Toti viene arrestato per corruzione
La ‘bomba’ deflagra poco dopo le 9 del mattino. Circa due ore prima i militari della guardia di finanza si sono presentati nell’hotel di Sanremo dove il presidente della Regione Liguria aveva passato la notte per una trasferta istituzionale per dirgli che era in arresto per corruzione. Con lui ai domiciliari erano finiti l’imprenditore Aldo Spinelli e l’allora capo di Gabinetto Matteo Cozzani, mentre l’ex presidente del porto Paolo Signorini era stato portato in carcere a Marassi. Con loro quasi una trentina di indagati per un’inchiesta che dalla Spezia aveva portato al capoluogo ligure. Toti, Cozzani e una dozzina di altri soon anche accusati di voto di scambio. In occasione delle quattro competizioni elettorali che si sono susseguite nell’arco temporale dell’ indagine (tra il 2021 e oggi) , vale a dire le elezioni amministrative di Savona (ottobre 2021), le elezioni amministrative di Genova (giugno 2022) le elezioni politiche nazionali (25 settembre 2022) e le elezioni amministrative di Ventimiglia e Sarzana (maggio 2023), il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti “pressato dalla necessità di reperire fondi per affrontare la campagna elettorale, ha messo a disposizione la propria funzione, i propri poteri e il proprio ruolo, in favore di interessi privati, in cambio di finanziamenti, reiterando il meccanismo con diversi imprenditori” aveva scritto la gip Paola Faggioni nell’ordinanza di custodia cautelare con cui il 7 maggio aveva disposto l’arresto ai domiciliari per l’allora presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, oltre che di Aldo Spinelli (finito anche lui ai domiciliari e Paolo Signorini (che era stato portato e in carcere dove è rimasto oltre due mesi).
Per l’accusa il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti avrebbe accettato da Aldo Spinelli e Roberto Spinelli le promesse di vari finanziamenti e ricevuto complessivamente 74.100 euro a fronte dell’impegno – di “trovare una soluzione” per la trasformazione della spiaggia libera di Punta Dell’Olmo da “libera” a “privata”.
Toti è accusato di corruzione anche in merito alla vicenda Esselunga per aver ottenuto un finanziamento alla campagna elettorale della lista Toti nelle comunali del 2022 in cambio della velocizzazione di alcune pratiche per l’apertura del nuovo supermercato Esselunga di Sestri ponente
23 maggio: il lungo interrogatorio che non convince i giudici
Toti si era avvalso della facoltà di non rispondere davanti alla giudice Paola Faggioni ma poi, insieme al suo avvocato Stefano Savi, si è presentato davanti ai pm Luca Monteverde, Vittorio Ranieri Miniati e Federico Manotti. E’ il 23 maggio: l’interrogatorio si svolge in un luogo inaccessibile anche da lontano ai cronisti per evitare assalti: la caserma della finanza di Molo Giano, nel porto di Genova. L’interrogatorio dura quasi nove ore. Toti dice in sostanza di aver sempre agito per il bene delle Liguria e che il fatto che chiedesse soldi a Spinelli per la sua campagna elettorale era indipendente dal suo interessamento nelle vicende del porto di Genova. E’ convinto di aver chiarito tutto ma le sue dichiarazioni di principio invece non saranno sufficienti a farlo uscire dai domiciliari. Per i magistrati le tempistiche tra richieste di denaro e interessamento alle pratiche configurato il reato di corruzione.
14 giugno, la giudice Faggioni nega scarcerazione: “Può reiterare il reato”
C’è il rischio “concreto e attuale” che il presidente della Regione reiteri “analoghe condotte criminose”. Lo scrive il 14 giugno la gip Faggioni che ricorda le accuse e quindi i finanziamenti ottenuti da Aldo Spinelli in concomitanza con le 4 competizioni elettorali prese in esame dalle indagini. La la gip nel rigetto dell’istanza riprende anche le più recenti indagini delle Fiamme gialle che ipotizzano un nuovo possibile reato in relazione alla recente cena elettorale organizzata da Toti a Villa Lo Zerbino il 14 aprile, da cui emerge che Spinelli aveva come al solito garantito la sua partecipazione alle cena (10 persone pari a 4500 euro) ma oltre alla cena ci sarebbe stato probabilmente nelle settimane successive anche un ulteriore finanziamento. Il tutto dopo un pranzo a Montecarlo di Toti e consorte con Aldo Spinelli (avvenuto il 23 marzo di quest’anno e confermato sia da Spinelli sia da Toti.
11 luglio, il duro giudizio del Riesame sul governatore
Al tribunale del Riesame a Toti va anche peggio. Il giudice estensore Massimo Cusatti giudica con estrema severità non solo i comportamenti oggetto di indagine, ma anche la stessa difesa di Toti nell’interrogatorio. Nel provvedimento di 33 pagine i giudici avevano scritto che nell’interrogatorio Toti “non ha ammesso nulla di rilevante”. O, meglio, ha ammesso ciò che nitidamente emergeva dalle intercettazioni senza aggiungere altro, anzi, infarcendo di “non ricordo” le richieste dei pm di spiegazioni ulteriori. “E’ stato per l’l’indagato necessario ‘farsi spiegare’ dagli inquirenti che è vietato scambiare la promessa o l’accettazione di utilità di qualsiasi tipo con favori […]continua indubbiamente a sussistere il concreto e attuale pericolo” di reiterazione del reato. Toti per i giudici dovrebbe “farsi spiegare ogni volta dagli inquirenti cosa sia lecito e cosa non lo sia”
18 luglio, la seconda ordinanza di custodia cautelare: corruzione e finanziamento illecito per l’affaire Esselunga
Mentre Toti ancora ai domiciliari annuncia tramite il suo legale il ricorso in Cassazione, a sei giorni di distanza dal no del Riesame gli uomini della guardia di finanza gli recapitano nell’abitazione di Ameglia un nuova misura cautelare ai domiciliari con l’accusa di corruzione e finanziamento illecito relativo alla vicenda Esselunga, vale a dire al passaggio attraverso il maxi schermo di terrazza Colombo di spot elettorali relativi per elezioni comunali del 2022, che secondo gli investigatori sono stati pagati da Esselunga attraverso l’allora consigliere di amministrazione Francesco Moncada . Nella stessa inchiesta sono indagati sempre per finanziamento illecito oltre all’editore di Primocanale Maurizio Rossi, anche Francesco Moncada e Matteo Cozzani. Entrambi sono già indagati in questo filone per il reato di corruzione.
26 luglio: Toti si dimette da presidente della Regione Liguria
Dopo due mesi e mezzo ai domiciliari e avendo capito che non sarebbe stato semplice uscirne se avesse continuato a svolgere la funzione pubblica che secondo l’accusa ha asservito agli interessi del suo partito politico, Toti decide di dimettersi. Oltre alla lunga lettera fatta recapitare dal ‘fedelissimo’ Giampedrone al presidente ad interim Alesandro Paina, copia delle dimissioni arriva anche a palazzo di Giustizia. A questo punto è abbastanza chiaro che non ricoprendo più incarichi pubblici Toti puo essere scarcerato.
30 luglio: la Procura deposita istanza di processo immediato
La procura di Genova deposita l’istanza di giudizio immediato per l’ex presidente della Regione Giovanni Toti e per i due co-indagati nella maxi inchiesta sulla presunta corruzione in Liguria, l’imprenditore Aldo Spinelli e l’ex presidente dell’Autorità portuale di Genova e Savona ed ex amministratore delegato di Iren, Paolo Emilio Signorini. Istanza che viene accolta quattro giorni dopo con processo fissato al 5 novembre. Si tratta infatti di una modalità di arrivare al processo molto rapida, che salta l’udienza preliminare. Gli imputati possono però entro il 15 settembre chiedere di patteggiare o di accedere all’abbreviato.
1 agosto, Giavanni Toti viene scarcerato, le prime parole: “Spiegheremo in processo che atti legittimi”
“Dal punto di vista del processo non ci siamo opposti né ci opporremo in alcun modo a un processo rapido e veloce – ha proseguito Toti – perché siamo convinti di poter spiegare tutto quello che c’è”. Sono alcune tra le prime parole pronunciata da Toti fuori dal cancello della sua amitazione di Ameglia dove lo hanno raggiunto tutti sui fedelissimi, dall’ex portavoce Jessica Nicolini all’assessore Giacomo Giampedrone.
13 settembre, il colpo di scena: Toti chiede di patteggiare
Mentre ufficialmente l’avvocato Stefano Savi chiede e ottiene dalla procura più tempo per ascoltare le numerosissime intercettazioni in vista del processo, e ha sempre detto che il suo assistito sarebbe andato a dibattimento per dimostrare la sua innocenza, si lavora invece nel massimo riservo per chiudere la bufera giudiziaria in fretta e con un accordo che riduce al massimo la pena per l’ex governatore di fatto cancellando il capo di imputazione più grave, quello della corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio. Risultato: due anni e un mese di patteggiamento per essere stato corrotto da Spinelli e anche da Francesco Moncada di Esselunga e una confisca da 84mila euro al suo comitato. Ora la parola definitiva passa al giudice.
E se il patteggiamento non implica di per sé un’ammissione di colpevolezza è evidente che qualunque imputato pensi di essere in grado di dimostrare la propria innocenza davanti a un tribunale, non percorre questa via. Per l’ex presidente della Regione resta in piedi al momento solo un altro capo di imputazione, quello relativo al voto di scambio. Le indagini dovrebbero essere chiuse dai pm entro la fine dell’anno