Genova. Dovrebbe essere lunedì 9 settembre il D-Day, come lo chiama qualcuno nel centrodestra, cioè il giorno decisivo per chiudere sul candidato presidente e iniziare finalmente la campagna elettorale. Secondo i bene informati, infatti, si svolgerà in questa data un nuovo incontro tra leader nazionali che terrà conto dei risultati degli ultimi sondaggi commissionati dai partiti per testare il gradimento dei diversi nomi sul tavolo.
Da segnalare che alcune voci di corridoio oggi hanno fatto trapelare l’ipotesi Alessio Piana, assessore allo Sviluppo economico, come exit strategy per togliere le castagne dal fuoco a Edoardo Rixi, ritenuto ancora candidabile nonostante i suoi ripetuti smarcamenti. Nessuna conferma in merito, al netto del fatto che il suo nome e quello dell’omonimo Alessandro, presidente ad interim dall’arresto di Toti in poi, erano stati avanzati dalla Lega quando il leader di Forza Italia Antonio Tajani aveva proposto pubblicamente Carlo Bagnasco.
In verità le settimane che hanno seguito le dimissioni dell’ex governatore hanno disegnato uno scacchiere in cui le pedine sono sempre state grossomodo le stesse. L’unica vera opzione “politica” è stata fin dall’inizio il viceministro e segretario leghista Rixi, che dal canto suo è stato subito chiaro: “Voglio portare a termine il lavoro iniziato a Roma, alla Liguria serve un civico che possa rappresentare tutta la coalizione”. Questo civico secondo il Carroccio è il vicesindaco Pietro Piciocchi, secondo Fratelli d’Italia è Ilaria Cavo. Nessuno dei due è un novellino della politica, ma d’altra parte serve una figura conosciuta. E comunque il “civico puro” nessuno lo ha trovato, perché la presidenza della Regione – a maggior ragione con un’inchiesta per corruzione in corso – non è di certo una posizione ambita nella società civile.
Dunque la situazione resta invariata. Fratelli d’Italia spinge la totiana Ilaria Cavo, ritenuta la migliore “seconda scelta” dato il rifiuto di Rixi. Anche Forza Italia, pur senza ritirare l’opzione Bagnasco, la preferisce per la forza comunicativa. La Lega e i civici che fanno riferimento a Claudio Scajola la considerano troppo legata al passato (e temono ripercussioni giudiziarie, visto che sarà testimone nel processo contro Toti, Spinelli e Signorini), perciò preferiscono Pietro Piciocchi. Molti, però, sono preoccupati di un possibile indebolimento della giunta Bucci e vorrebbero evitare di bruciare il vicesindaco in vista delle prossime comunali. In tutto questo gli arancioni fedeli all’ex presidente sono piuttosto incerti tra le due opzioni.
È inevitabile, a questo punto, che la matassa venga sbrogliata da Meloni, Salvini e Tajani in base ai risultati dei sondaggi. Entrambe le opzioni civiche metterebbero al riparo Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia dalla responsabilità di un’eventuale sconfitta. Però è chiaro che la tensione rimarrebbe latente, dato che nessun candidato sarebbe davvero unitario. A meno che, valutata la reale possibilità di vincere le elezioni, Giorgia Meloni non chieda a Edoardo Rixi (e Matteo Salvini) di fare un sacrificio. E il viceministro qualche giorno fa ha detto che “nella vita è possibile tutto…”.