Genova. Sì al centro, no a Renzi. A margine dell’incontro tra Andrea Orlando e il Movimento 5 Stelle alla sala Cap arriva la parola fine il balletto sul perimetro della campo largo progressista. Che non sarà larghissimo, ma comunque esteso un po’ anche a destra del Pd. “Non vedo matura la presenza di Italia Viva come forza con un proprio simbolo all’interno della coalizione“, conferma poi il candidato presidente davanti alla platea.
“Una parte di centro credo che ci sarà. Il tema è che non c’è spazio per Renzi – spiega il senatore pentastellato Luca Pirondini -. Se il progetto deve essere serio chi ha dimostrato di non esserlo non può stare in questo perimetro”. Quindi sì agli esponenti di Italia Viva senza simboli? “Se non ci sono i simboli non c’è la forza politica, da questo punto di vista non si pone il problema”. Però Renzi, che ha scaricato Bucci senza mezzi termini dopo la candidatura, potrebbe portare voti al centrosinistra. “Se uno esprime un’opinione non glielo si può impedire. È evidente che non si può stare col centrodestra in via Garibaldi e col centrodestra in piazza De Ferrari, è anche uno dei motivi per cui la gente pensa che la politica sia diventata inutile”.
Del resto pochi giorni fa la stessa segretaria Elly Schlein sembrava aver già rinunciato all’alleanza organica con Renzi in Liguria. Prende corpo dunque l’ipotesi di una lista centrista che radunerà probabilmente Italia Viva, Psi e +Europa sul modello delle europee. Ma non sarà una “maionese impazzita“, mette in chiaro Orlando: “Credo che di qualcuno dovremo fare a meno, però – avverte – dobbiamo prendere un voto più di quegli altri“. Il punto è questo: “Ci dobbiamo alleare anche con forze che rompono col modello crollato perché ritengono che sia giusto inaugurare una stagione diversa”, a patto però di mantenere “una coerenza programmatica”. Possibile invece che Azione sia presente col simbolo, mentre sono in cantiere pure due liste civiche, una legata al candidato presidente e una composta da amministratori dell’entroterra.
Orlando si è presentato alla platea dei pentastellati – dal coordinatore Roberto Traversi ai consiglieri regionali uscenti, dai consiglieri comunali ai semplici simpatizzanti – facendo “autocritica” per non aver mai costruito un rapporto col Movimento 5 Stelle. Ha ripercorso le tappe dell’alleanza giallorossa e ha rivendicato il governo Conte bis come “l’esperienza di governo più avanzata dal punto di vista delle politiche sociali”.
Ma, sciolto il nodo delle alleanze, il tema che genera più attrito tra Pd e M5s (per non parlare dell’area centrista) resta quello delle infrastrutture. A cominciare dalla Gronda: “È la più grande trappola in cui possiamo cadere in campagna elettorale. Costa ormai 12 miliardi, solo 3 sono disponibili e nessuno è andato a fare una trattativa con l’Unione Europa. Qualcuno deve spiegarci dove andare a prenderli, poi facciamo una discussione”.
Insomma, Orlando non dice né sì né no. Il tema non si pone perché non ci sono soldi. Poi però avverte: “Lavoriamo per finanziarla, ma il problema di bypassare l’autostrada a Genova è reale e lo dobbiamo affrontare, altrimenti saremo al collasso”. E allo stesso tempo si dice pronto a “sottoscrivere” la proposta alternativa del M5s che prevede il raddoppio dell’autostrada A7 e la sostituzione del tratto Vesima-Bolzaneto coi tunnel Multedo-Guido Rossa e Aeroporto-Campi.
E la nuova diga? “Va fatta, ma dobbiamo avere garanzie che si possa fare e sul fatto che la procedura seguita non apra la via al contenzioso con Anac”. Lo Skymetro “è concepito male ma non è un’opera inutile“, mentre la funivia del Lagaccio “è davvero inutile: potenziamo altre mobilità di trasporto, le funivie non si fanno più da anni sulle città”.
Poi passa in rassegna i principali punti programmatici: centralità della sanità pubblica senza sostituirla col privato, “reindustrializzazione con grandi strutture di calcolo, hi-tech e anche industria tradizionale” perché “uno sviluppo sbilanciato sul terziario non garantisce lavoro stabile”, sì alla proposta di un reddito di cittadinanza regionale avanzata dal M5s. Lancia l’idea di “una moratoria sui grandi centri commerciali” per non soffocare i negozi di vicinato. E ancora: no agli appalti al massimo ribasso e no alle gare “sotto i 9 euro all’ora, la soglia del salario minimo”.
Orlando: “Bucci prenda le distanze dal modello Liguria, ha potenziale natura criminogena”
Tornando sulla vicenda Toti, Orlando propone una legge per regolamentare le lobby e promette: “Non prenderò soldi da tutti coloro che possono avere ritorni da scelte della regione, ma in particolar modo dagli operatori della sanità privata“. E insiste: “Bucci dovrebbe prendere le distanze” da Toti “perché c’è un riconoscimento esplicito di comportamenti illegali. E poi forse dovrebbe fare un po’ di autocritica rispetto al modello Liguria che è stato rivendicato e che aveva una potenziale natura criminogena, un modello che ha visto Bucci tra i suoi protagonisti. A Bucci non sono stati contestati reati, ma molti reati emersi sono conseguenza dei contesti in cui Bucci svolgeva un ruolo di grande rilevanza”. La politica del fare? “Si può fare, si può fare bene, senza poi essere costretti a patteggiare. E il patteggiamento, è un’ammissione di colpa, lo dice la Cassazione”.
Parole che suscitano la reazione di Vince Genova: “È interessante come Andrea Orlando riesca a mettere insieme una potenziale natura criminogena del modello Liguria e poi, con la stessa leggerezza, chiamare in causa Marco Bucci, che non è stato accusato di aver commesso alcun reato: questo è solo l’ultimo dei già numerosi cortocircuiti della sinistra ligure”. E l’assessore Alessio Piana: “Il modello Liguria non è un sistema criminogeno, come lo definisce il candidato del centrosinistra Andrea Orlando, ma anzi, un esempio di buon governo riconosciuto trasversalmente da tutti come virtuoso“. Infine Carlo Bagnasco, segretario regionale e candidato di Forza Italia: “Orlando a gamba tesa e in modo scorretto in un dibattito pubblico che merita ben altra sostanza. Bucci non è stato oggetto di alcun interesse giudiziario. La speranza è che da domani il dibattito possa vertere sulle reali necessità della Regione e sulle strategie di sviluppo della stessa”.
In giornata Orlando ha lanciato un altro appello a Bucci, “che ha spiegato che la sua candidatura nasce da una lunga telefonata con Giorgia Meloni: tutti quanti insieme chiediamo a Giorgia Meloni di desistere dall’obiettivo di tagliare le pensioni sopra i 1.650 euro, sarebbe una forte stangata ai pensionati liguri e sarebbe anche un colpo all’economia in termini di trasferimenti, di possibilità di consumi, in una regione dove i pensionati pesano tanto, più che altrove. Facciamo questo sforzo in comune, facciamo questa battaglia insieme, e in particolare se il sindaco Bucci lo ritiene, una telefonata a Giorgia Meloni”.
Replica il coordinatore regionale ligure di Fratelli d’Italia: “In due anni il governo Meloni ha lavorato per una rivalutazione piena di tutte le pensioni che arrivavano fino a 2.270 euro, garantendo che fossero adeguate pienamente al costo della vita e ha anche garantito una rivalutazione al 120% per le pensioni minime, che sono cresciute in modo significativo. Cosa mai fatta dai governi di sinistra. Mentre il Partito Democratico vive di polemiche sterili e allarmismi nascondendosi dietro l’uso del condizionale, il governo Meloni continua a lavorare per il Paese”.