Il processo

Ponte Morandi, anche i pm chiedono un’integrazione di perizia sulla corrosione dello strallo

Oggi il tribunale ha raccolto tutte le richieste di ulteriori prove. Il 1 ottobre deciderà quali ammettere e poi darà l'incarico per i nuovi accertamenti ai periti

zona rossa ponte morandi

Genova. Oggi giornata di istanze al processo in corso per il crollo del ponte Morandi, che riprenderà il 1 ottobre con la decisione del collegio sulle richieste di integrazioni delle prove. Come noto, i giudici Paolo Lepri, Ferdinando Baldini e Fulvio Polidori daranno l’incarico per un’integrazione della perizia sulle cause del crollo del viadotto, dopo i nuovi elementi emersi dagli esami dei consulenti tecnici.

E, a sorpresa, anche la Procura ha chiesto una integrazione probatoria in questo senso. I pubblici ministeri Walter Cotugno e Marco Airoldi stamattina hanno spiegato al collegio di voler approfondire, tramite i periti, se l’acqua che ha corroso i cavi sia arrivata dall’esterno o se si trattasse di umidità rimasta intrappolata sin dalla costruzione.

I pm hanno chiesto anche di calcolare la quantità di acqua e ossigeno che devono essere presenti per avviare dall’interno la corrosione e se questi elementi possano essere filtrati dall’esterno, attraverso fessurazioni nel calcestruzzo.

Oltre ai pm anche gli avvocati hanno chiesto una integrazione probatoria: riverificare lo stato globale dell’acciaio dello strallo della pila 9 che si è spezzato, misurazioni di tipo quantitativo sull’effettiva condizione dei cavi. I giudici decideranno se accogliere o meno le richieste il primo ottobre.

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