Genova. Accuse incrociate davanti alla Corte d’assise fra i due egiziani imputati per l’omicidio di Mahmoud Abdalla, il barbiere 19enne ucciso e decapitato nel luglio di un anno fa a Sestri ponente.
Bob ha accusato Tito di aver ucciso Mahmoud a coltellate. “Lo ha ucciso davanti a me nell’appartamento di Sestri, poi a Chiavari gli ha tagliato le testa e le mani”. Bob ha ribadito, come aveva già fatto nell’interrogatorio davanti alla pm Daniela Pischetola, di essere innocente e di essere stato costretto da Tito a dagli una mano a sbarazzarsi del cadavere per paura di ritorsioni: “Ha minacciato me e la mia famiglia in Egitto – ha detto – per questo avevo paura”.
Tito da parte sua ha scaricato la colpa su Ali, fratello di Bob, a cui era intestata la Barberia di via Merano. Alì al momento dell’omicidio era in Egitto e in Italia non c’è più tornato. Secondo Tito sarebbe stato lui il mandante dell’omicidio. Raccontando il momento del delitto Tito ha detto che Bob avrebbe colpito Mahmoud con un pugno. Il 19enne stordito avrebbe preso un coltello in cucina per uccidere Bob. Lui sarebbe allora intervenuto e nella colluttazione avrebbe colpito involontariamente Mahmoud. Poi ha detto di essere andato a medicarsi le ferite e quando è tornato ha visto Bob che colpita il giovane barbiere a calci e a coltellate.
Racconti inverosimili per gli inquirenti che accusano i due di omicidio volontario in concorso , aggravato dalla premeditazione (il coltello e la mannaia utilizzati per l’omicidio e poi per la mutilazione del giovane erano stati comprati poche ore prima) e dai motivi abietti e futili oltre che di occultamento di cadavere.
Nelle prossime udienze fissate per l’8, il 24 ottobre sono previste la requisitoria dell’accusa e le conclusioni degli avvocati mentre il 29 ottobre ci saranno le eventuali repliche e poi la sentenza.
Mahmoud secondo l’accusa sarebbe stato ucciso e mutilato dai sui datori di lavoro perché voleva lasciare la barberia di Sestri: si sentiva sfruttato visto che – come è stato confermato anche oggi in aula – aveva un contratto di 4 ore al giorno e ne lavorava 12. E voleva i soldi arretrati prima di andarsene.