Ambiente

Green deal, Cingolani dà ragione a Salvini: “L’auto elettrica non è la bacchetta magica”

L'ex ministro della Transizione ecologica, genovese d'adozione: "Bisogna usare tutte le tecnologie possibili, ora se ne rendono conto tutti"

Generico settembre 2024

Genova. L’auto elettrica non è “la bacchetta magica” per risolvere i problemi dell’ambiente. E l’Unione europea finalmente l’ha capito. È questa la lettura di Roberto Cingolani, amministratore delegato di Leonardo ma anche ex ministro della Transizione ecologica e genovese d’adozione, che a margine di un evento al Salone Nautico ha commentato il nuovo orientamento della commissione europea guidata da Ursula von der Leyen sul green deal.

Già ieri il ministro Matteo Salvini aveva salutato con favore il cambio di passo: “Rivedere il green deal e rimettere buon senso e concretezza davanti all’ideologica significa salvare il futuro dei nostri figli. Puoi fare tutti i divieti e i regolamenti che vuoi, ma significa che emetti un po’ meno a Genova e molto di più a Pechino dove bruciano carbone come non hanno mai fatto nella storia per dare a noi qualche batteria elettrica”.

L’ex direttore scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia non la pensa molto diversamente: “Ci si è resi conto che un’ideologizzazione della tecnologia è dannosa. Stiamo perdendo un momento industriale e l’ambiente purtroppo non migliora. L’errore è stato imporre a tutti i Paesi una soluzione unica sostenendo che fosse una specie di bacchetta magica, invece purtroppo il problema dell’ambiente è complessissimo e ci vogliono soluzioni che utilizzino tutte le tecnologie possibili senza nessuna ideologia o bugia detta ai cittadini. Ora se ne rendono conto tutti e per fortuna ci si sta impegnando di più. Si è perso tempo, bisognerà sempre correre e fare maggiori sforzi, ma forse si può recuperare qualcosa”.

Si è cercato di inculcare nelle masse un’idea, che c’è una soluzione che risolve tutto: la macchina elettrica risolve tutti i problemi, le rinnovabili risolvono tutti i problemi. Basta fare due conti per capire che non è vero – continua Cingolani -. Questo è il criterio della neutralità tecnologica: non mi devo innamorare di una tecnologia e dire che risolve tutto, ma devo essere abbastanza onesto per dire che, se metto insieme tutte le tecnologie, sicuramente arrivo al traguardo”.

“All’inizio – prosegue – c’è stata un’ubriacatura tecnologica, adesso Volkswagen manda via 30mila persone: non erano quelli che dicevano che l’auto elettrica pulirà il mondo? La gente non se la compra perché costa troppo: se devo metterci due anni di salario, non ce la faccia. Siccome noi abbiamo un sistema economico basato per esempio sull’automotive, se diventa inaccessibile, con la scusa peraltro falsa che è la soluzione al problema ambientale, a quel punto si fa un pessimo servizio all’ambiente e ai cittadini”.

Poi fa un esempio tagliato sulla situazione italiana: “Abbiamo 35 milioni di veicoli, 10-12 milioni sono Euro 0-1-2-3. Siccome non tutti possono comprarsi l’auto elettrica. Forse per migliorare subito l’ambiente era utile dire: aiuto quei 10 milioni a cambiare l’auto vecchia con un’ibrida a bassa cilindrata o un’auto Euro 6+. Dire no perché devo spegnere il motore endotermico e voglio tutti con l’elettrico vuol dire che gli altri vanno a piedi. Da padre di famiglia uno fa i conti e continua a girare con la sua Euro2″. Insomma, secondo Cingolani sarebbe stato meglio concedere incentivi per mezzi termici più sostenibile, per poi passare “tra cinque o sei anni” all’elettrico con prezzi più popolari. “Queste – conclude – sono transizioni che vanno fatte in maniera graduale”.

Per quanto riguarda Leonardo a Genova, l’amministratore delegato non ha fornito prospettive supportate dai numeri ma ha assicurato: “Continuiamo a investire su cybersecurity e intelligenza artificiale, dove c’è la parte più importante della nostra strategia di digitalizzazione, e sul supercalcolo. Andiamo verso le tecnologie multidominio, in cui le macchine si parlano, e ormai è un percorso irreversibile. Genova sarà centrale e continuerà a crescere”.

Sempre in Liguria è La Spezia che attende di raccogliere i frutti della joint venture tra Leonardo e Rheinmetall per lo sviluppo di nuovi carri armati. “L’accordo è in fase di finalizzazione, nelle prossime settimane chiudiamo, sicuramente ci sarà un grande impatto sulla Spezia. Si tratta di fare grandi numeri, per noi La Spezia è la fabbrica più indicata per l’iniziativa”. Proseguono poi le collaborazioni con Fincantieri: “La sinergia è molto forte e fa bene a entrambe, sono molto contento”.

Cingolani infine smentisce che le armi di Leonardo verranno usate nel conflitto a Gaza, nonostante le notizie secondo cui la controllata statunitense Leonardo Drs si sarebbe aggiudicata un appalto per la fornitura di equipaggiamenti per carri armati in Israele. “Non abbiamo nostre armi o nostre tecnologie che sono state vendute. Non ho ordini da Israele e non ci sono invii di armi. Non so di che si parla. Noi abbiamo 55mila persone in 106 Paesi, è chiaro che ci possano essere controllate che hanno sottoprodotti, tecnologie. Ogni controllata ha il suo bilancio, probabilmente è anche quotata, non so come commentare”.

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