Addio

Folla ai funerali di Michele Cargiolli, monsignor Oliveri: “Ci ha insegnato a non subire la malattia”

Commozione nella chiesa di Santa Maria della Cella a Sampierdarena per l'ultimo saluto al 35enne affetto da una sindrome rara. La sua storia aveva smosso gli animi di tutto il Paese

Generico settembre 2024

Genova. Come era previsto una folla di persone, questa mattina, ha partecipato ai funerali di Michele Cargiolli, il giovane morto la scorsa settimana dopo l’ennesima crisi dovuta alla malattia rara di cui soffriva dalla nascita, la sindrome di Lesch – Nyhan .

La storia di Michele aveva fatto commuovere tutta Italia. Da neonato era stato abbandonato in ospedale e rifiutato da due famiglie adottive. Franco Cargiolli e Paola Mazzucchi venuti a sapere della difficile situazione avevano deciso di portarlo a casa con loro e gli altri tre figli.

Il loro gesto, associato a una costante battaglia per sensibilizzare l’opinione pubblica e il mondo della ricerca sulle malattie rare, aveva spinto l’allora presidente Giorgio Napolitano a conferire alla famiglia Cargiolli il titolo di cavalieri della Repubblica.

“Michele ha insegnato a tutti noi, ai malati e chi li circonda, a vivere la malattia, e non a subirla. Per questo la sua malattia è stata una provvidenza: lo è stata per tutti noi”. Con queste accorate, commosse, sentite parole, monsignor Guido Oliveri ha dato l’ultimo saluto a Michele.

La cerimonia funebre si è tenuta stamani nella chiesa di Santa Maria della Cella, a Sampierdarena. Ad accogliere il feretro una folla silenziosa, all’interno della chiesa, ma un con un grande applauso sul sagrato.

Dopo i riti iniziali, il parroco, don Matteo Firpo, ha invitato monsignor Oliveri a pronunciare l’omelia: “Fui io a battezzarlo, l’8 dicembre del 1989 – ha ricordato dal pulpito l’alto prelato – Fu il mio 537mo battesimo. Per questo oggi sono qui”. Poi ha aggiunto: “Michele non ha inventato una medicina, ma in qualche modo, attraverso l’occhio attento dei genitori Franco e Paola, Michele ha dato l’indicazione di una medicina efficace, che aiuta a vivere la malattia, non a subirla. Fisicamente l’ha subita, ma Michele ha aperto gli orizzonti. Michele ha fatto capire la cosa più importante: gli ammalati di Lesch – Nyhan hanno bisogno di essere guardati, per essere trattati. E Michele ha dato a tutti noi questa importante lezione”.

Il coro della chiesa della Cella ha accompagnato, con toccanti canti, tutta la cerimonia. In prima fila, tra i moltissimi convenuti che hanno gremito le tre navate della chiesa, i volontari dell’Associazione “LND Famiglie Italiane”. Sulle maglie lo slogan, che è un monito e un incoraggiamento: “Rari non vuol dire soli”. La raccolta delle offerte avvenuta durante la celebrazione è stata devoluta proprio all’associazione “LND famiglie italiane”.

Al termine del servizio funebre, gli addetti di Asef del Comune di Genova, hanno trasferito il feretro al cimitero della Castagna, dove è stato immediatamente inumato alla presenza di famigliari e amici.

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