Genova. “Non combattiamo una semplice sfida tra due schieramenti, combattiamo una sfida tra due modelli di democrazia, anzi, combattiamo una sfida tra la democrazia e l’oligarchia“. È uno dei passaggi del discorso con cui Andrea Orlando, candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Liguria, ha aperto ufficialmente la campagna elettorale a Genova. Per farlo ha scelto la piazza del Mandraccio al Porto Antico, la stessa in cui aveva parlato pochi mesi fa la segretaria del Pd Elly Schlein che lunedì dovrebbe tornare in città.
“I processi li farà la magistratura, ma quell’inchiesta ha fatto cadere la maschera dell’oligarchia – prosegue Orlando -. I tappeti rossi erano il simbolo delle corsie privilegiate per gli amici che volevano accedere prima agli amici, alle istituzioni, ai favori. Pensavamo che non sapessero programmare, che non fossero in grado. Non volevano programmare per una ragione: se non programmi puoi usare in modo arbitrario il tuo territorio e fare i favori a chi ti finanzia le campagne elettorali”.
E poi, nonostante il colloquio apparentemente conciliante al Salone Nautico con tanto di stretta di mano pubblica, l’ex ministro lancia un’altra stoccata a Bucci: “Si è arrabbiato perché ho detto che fa parte di un contesto criminogeno. Lo ridico da qua. Ha detto che mi vuole dare querela. Non mi avvarrò dell’immunità parlamentare. Non me la darà, sapete perché? Perché l’italiano è una lingua bellissima, è preciso. Non ho detto che lui è un delinquente, ho detto che stava coi delinquenti e quando hanno fatto dei reati si è girato dall’altra parte”.
Nel mirino anche il rapporto con Iren, dove comandava l’ex presidente del porto Paolo Emilio Signorini prima dell’arresto, accusato di corruzione anche per una maxi consulenza a Mauro Vianello: “È stata utilizzata come un bancomat, una grande operazione industriale costruita dalle giunte di centrosinistra utilizzata per piazzare gli amici, per finanziare le campagne elettorali, quando quella poteva essere la più grande occasione di sviluppo in cui Genova e la Liguria potevano esercitare un ruolo che non hanno voluto esercitare. Altro che sindaco del fare. Se il fare è dimostrato così, è fare molto male”.
“Mi hanno detto che dietro di me ci sono troppi partiti. Certo, abbiamo fatto una bella fatica. Ma Bucci basterebbe che si girasse per vedere chi c’è dietro di lui. Bucci scherma i soliti noti, la destra ligure nella sua storica formazione che oggi cerca di sbianchettare la faccia di Giovanni Toti dalla foto – accusa ancora Orlando -. Oggi nessuno sa chi è, e vedrete che salti mortali per mettere questo o quello della squadra di Toti ma non farlo vedere”.
Nel comizio di circa mezz’ora sul palco del Porto Antico il candidato del campo largo parla spesso di sanità, di lavoro, di commercio e di entroterra. Sulle infrastrutture, cavallo di battaglia del centrodestra, ripete: “Noi vogliamo realizzare tutte le opere che sono finanziate, perché le abbiamo finanziate noi”. Tuttavia, intervistato a margine sullo Skymetro in Valbisagno, opera su cui i comitati hanno chiesto un impegno chiaro, dice che “non ha senso” ma anche che “ne discuteremo direttamente coi cittadini”.
Davanti a lui qualche centinaio di persone con le bandiere di tutti gli schieramenti che lo sostengono, comprese quelle di Azione, ma non quelle di Italia Viva (anzi, si nota una scritta no Renzi in prima fila). “Le vere bandiere sono quelle che sono nel cuore di tutti i democratici. Credo che qui siano tutti rappresentati e che ci siano a prescindere da questo o quel simbolo sapendo che il concorso di tutti è assolutamente importante”, risponde Orlando.
E a Bucci, che lo accusa di non essere all’altezza di guidare la Regione per non aver mai fatto l’amministratore, replica: “Giovanni Toti aveva un pedigree istituzionale diverso dal mio e lui ha continuato a dire che è stato il miglior presidente di Regione di questi di questi anni. Tuttavia vorrei ricordare due cose al sindaco Bucci, che oltre che occuparsi di me forse dovrebbe occuparsi anche di ciò che vuole fare. Uno, che io ho fatto l’amministratore molto prima di quando l’ha fatto lui e per molto più tempo, l’ho fatto per 15 anni. In secondo luogo, essere alla guida di un ministero comporta anche grandi sfide amministrative. Io ho informatizzato tutto il processo civile del Paese che era stato rinviato da un decennio, devo dire che non è stata una passeggiata ma credo di aver dato prova di saper guidare dei processi complessi. Chiarita la mia biografia, spero si possa discutere dei programmi”.