Genova. Sì agli affidamenti ai privati per tagliare le liste d’attesa dalla sanità, ma prima investire per aumentare la capacità delle Asl. Marco Bucci, candidato del centrodestra alla presidenza della Liguria, torna a parlare del suo programma in tema di sanità. E dopo il mezzo siluro sganciato in sua presenza la settimana scorsa da Fratelli d’Italia, che ha definito Alisa il vulnus del sistema, suggerisce quello che potrebbe essere un altro cambio di rotta rispetto alla gestione di Giovanni Toti.
“Noi interverremo con soldi pubblici per aumentare il numero degli esami per ciascuna macchina – spiega oggi a margine della visita degli allenatori di Genoa e Sampdoria a Palazzo Tursi -. Medici e infermieri hanno bisogno di essere pagati, quindi con loro faremo questo. Se sarà sufficiente ad azzerare le liste d’attesa come è successo nel 2016 con Asl 3 bene, se non sarà sufficiente chiederemo aiuto a qualcun altro. Ma l’obiettivo per il cittadino è azzerare le liste d’attesa: sono sempre soldi pubblici, poi se ci aiuterà Tizio o Caio è un altro discorso. L’importante è avere le liste azzerate”.
Poi però lo stesso Bucci mette le cose in chiaro: “È ora che la smettiamo con la storia pubblico-privato. Io penso che il modello migliore sia in Emila Romagna, che mi sembra stia sul centrosinistra. Hanno il 26-27% di privati in sanità, noi siamo al 14-15%. Quindi, se dovessi seguire il loro esempio, dovremmo dare ancora di più. I signori che si lamentano guardino i numeri, guardino com’è fatta l’Emilia Romagna”.
In realtà i dati del Mef relativi alla percentuale di spesa sanitaria corrente per prestazioni affidate ai privati sono leggermente diversi da quelli che cita il sindaco. La Liguria risulta comunque agli ultimi posti in Italia con l’11,9% di risorse destinate ai privati, mentre l’Emilia Romagna la supera col 15,3%. La Lombardia, invece, è tra le regioni in vetta col 27%, superata però dal Molise (27,7%) e dal Lazio (29,3%).
“In realtà non sono i privati che chiedono al cittadino di pagare. Il cittadino paga sempre la stessa cosa oppure è esente dal ticket, gli interessa molto poco se il dottore o l’infermiere prendono lo stipendio dall’amministrazione pubblica o da un privato. Al cittadino interessa che siano efficienti, che facciano il loro lavoro e soprattutto di non dover pagare. Tutto il resto è ideologia, demagogia, la vecchia sporca politica di cui noi vogliamo fare a meno”.
In base a questo ragionamento i 35 milioni che la giunta Toti aveva varato per acquistare nuove prestazioni (di cui 7,4 spesi finora per la diagnostica in attesa di una seconda tranche e dell’aggiudicazione della patologia cardiovascolare, ferma da mesi) tornano tutti in discussione: “Li vedremo tutti quanti con calma, vedremo se sono necessari o se invece si possono ottenere gli stessi risultati aumentando il lavoro sulle macchine che appartengono già all’amministrazione”, spiega Bucci.
Soldi dei privati che saranno invece necessari per costruire alcuni dei cinque nuovi ospedali che verranno inseriti nel programma: Felettino, nuovo Gaslini, nuovo Galliera, Erzelli, Arma di Taggia: “Sono quasi tutti praticamente già finanziati”, assicura Bucci. In particolare, se il cantiere dell’istituto pediatrico è ormai avviato, sulla collina di Carignano si conta di usare i 190 milioni di Inail liberati da Erzelli, a sua volta inserito in una proposta di project financing avanzata da WeBuild.