Come proteggersi

Dengue, West Nile e chikungunya, i ‘nuovi’ virus portati dalle zanzare. Bassetti: “La disinfestazione dev’essere preventiva”

Aumentano i casi di persone infettate da virus tipici delle zone tropicali, che arrivano nel nostro Paese attraverso le punture di insetto. L'infettivologo mette in guardia: "Vanno adottati provvedimenti"

matteo bassetti

Genova. Disinfestazione preventiva e campagna informativa per i cittadini. Sono queste, secondo l’infettivologo Matteo Bassetti, le primarie e fondamentali strategie per evitare che i casi di febbre dengue aumentino sul territorio e che se ne verifichino di autoctoni, come accaduto di recente in provincia di Brescia.

A Ospitaletto, comune di meno di 15.000 abitanti, lo scorso 10 settembre è arrivata infatti conferma che una persona che lamentava sintomi compatibili con la dengue era effettivamente stata contagiata e non aveva di recente viaggiato all’estero. Si tratta quindi di un caso autoctono, in una persona, cioè, che non era stata infettata all’estero, ma in Italia. L’unico altro caso autoctono si è verificato ad Albinea, in provincia di Reggio Emilia, il 22 agosto scorso.

Come si prende la dengue

Un passo indietro: la febbre dengue non si trasmette da persona a persona, ma viene trasmessa esclusivamente da una particolare specie di zanzare, quelle della famiglia Aedes, in cui rientra anche la zanzara tigre. Le zanzare che hanno punto una persona infetta diventano vettori del virus, e pungendo un’altra persona possono contagiarla. Il virus circola nel sangue della persona infetta per 2-7 giorni, e in questo periodo la zanzara può prelevarlo e trasmetterlo ad altri.

La dengue è tipica delle zone tropicali e subtropicali di Africa, Sudest asiatico e Cina, India, Medioriente, America latina e centrale, Australia e diverse zone del Pacifico, e negli ultimi decenni la diffusione è aumentata anche in Europa. Questo principalmente perché le persone che fanno viaggi in Paesi in cui la dengue è presente possono essere punte dalle zanzare infette e rientrare poi in Italia, dove iniziano a manifestarsi i sintomi.

I casi di dengue in Liguria

In Liguria i casi di dengue accertati rientrano proprio in questa casistica: una coppia genovese residente nel levante cittadino rientrata da un viaggio alle Maldive è stata ricoverata al San Martino (in buone condizioni) lo scorso 6 settembre, un altro caso ancora a luglio, sempre a Genova e con le stesse modalità, a maggio erano stati ricoverate in ospedale quattro persone, cittadini residenti ad Albenga, Bogliasco, Genova e Chiavari: i primi due provenienti dalle Maldive, gli altri rispettivamente da Brasile e Perù. Senza un’adeguata strategia per contrastare la diffusione delle zanzare, però, il rischio è che si registrino altri casi autoctoni, e cioè di persone che si contagiano non perché viaggiano all’estero, ma perché vengono punte da zanzare ‘locali’ infette.

“Molte malattie che appartenevano esclusivamente ad alcune aree del mondo negli ultimi anni si sono ‘globalizzate’ – spiega Bassetti – le cause sono diverse. Da una parte il cambiamento climatico che ha favorito la proliferazione di animali che tradizionalmente non sono endemici del nostro territorio, dall’altra la ruralizzazione delle città, cui si assister ormai in quasi tutti i Paesi. In molti Paesi del mondo le città si uniscono alle campagne. A Genova i cinghiali camminino abitualmente quasi in centro, tanto per fare un esempio. Tutto questo sposta i problemi: i vettori che trasmettono le malattie infettive sono le zanzare, ma ci sono ospiti intermedi come roditori, cinghiali e altri. Oggi le malattie trasmesse dalle zanzare possono arrivare anche in aree dove prima non si registravano casi”.

Gli altri virus “tropicali” e i casi autoctoni

“Già nel 2023 c’erano stati casi autoctoni di dengue sia nel lodigiano sia nel Lazio, persone che non avevano mai viaggiato in aree tropicali ed erano evidentemente stati punti da zanzare che avevano punto una persona contagiata vicina di casa – prosegue il direttore della clinica di Malattie Infettive – Lo stesso vale per la chikungunya, altra malattia virale, caratterizzata da febbre e forti dolori, che viene trasmessa all’uomo da zanzare infette: nel 2008 in Italia ci fu una grossissima epidemia nell’area del ferrarese, alla foce del Po, dove un focolaio autoctono trasmesso da zanzare tigre ebbe una diffusione importante. Ci sono poi altre infezioni virali trasmesse dalle zanzare che al momento in Italia non abbiamo visto, come virus oropouche, una arbovirosi causata dal virus omonimo diffusa in Sud America e molto simile alla dengue, e zika, di cui abbiamo avuto casi di importazione”.

In Italia ci sono stati inoltre focolai autoctoni di virus del Nilo Occidentale. L’ultimo a Parma, lo stesso che avrebbe contagiato anche un giovane medico genovese impiegato proprio nella zona di Parma. La diagnosi è arrivata lo scorso 22 agosto: “Il clima sempre più tropicale che stiamo sperimentando agevola la diffusione di queste malattie – riflette Bassetti – Il problema è che non si agisce in modo strutturale e nel momento opportuno. In Italia siamo sempre quelli che arrivano a chiudere i recinti quando i buoi sono scappati”.

La disinfestazione e l’importanza dei comportamenti singoli

La disinfestazione delle zanzare è indispensabile per prevenire, ma farla a settembre non ha senso: queste operazioni vanno fatte tra maggio e giugno, quando le zanzare sono allo stato larvale. Bisogna agire in quel momento e sensibilizzare i cittadini spiegando come devono comportarsi per evitare di creare ecosistemi che contribuiscono al proliferare di questi insetti. Basti pensare all’acqua nei sottovasi, l’acqua stagnante è un ambiente ideale per le zanzare”.

“Queste attività non sono state fatte, e ovviamente i problemi maggiori si registrano ora, tra agosto e settembre – conclude Bassetti – È vero che adesso le infezioni andranno verso l’esaurimento, perché con l’arrivo del freddo le zanzare finiranno, ma dovremmo fare sempre molta attenzione da chi proviene nelle aree a rischio. Questo è l’anno della dengue, non c’era mai stato un numero di casi così alto, l’allerta deve essere massima”.

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