Il rigetto

Delitto del trapano, la figlia della vittima: “Delusa e senza parole dal provvedimento del Riesame”. La Procura valuta il ricorso in Cassazione

Gli avvocati del carrozziere: “Confermata l’assenza di rischio di reiterazione”. Ma anche il Riesame ribadisce: “Il quadro indiziario contro Verduci è granitico”

delitto del trapano, luigia borrelli, vico indoratori

Genova. Potrebbe ricorre in Cassazione la Procura di Genova dopo la decisione del tribunale del Riesame di Genova di rigettare la richiesta di arresto di Fortunato Verduci. La decisione verrà presa ufficialmente nei prossimi giorni forse già domani.

Per il Riesame le esigenze cautelari non ci sono perché sostanzialmente Verduci è incensurato e in questi 30 anni non ha mai dato segni di perdere il controllo commettendo atti violenti.

La figlia della vittima: “Delusa e senza parole”

“Sono stupita e molto delusa da questa decisione, dal fatto che, dopo tutto quello che ha fatto, una simile persona possa ancora godere della libertà e non paghi nulla per quello che ha fatto. Gli unici ad avere pagato, fino ad oggi, sono mia madre, la mia famiglia e tutte le famiglie che sono rimaste coinvolte in questa triste storia. Davvero, non ho parole”. E questo il commento di Francesca Andreini, figlia di Luigia Borrelli alla notizia che anche il tribunale del Riesame ha respinto la richiesta di arresto di Fortunato Verduci, indagato per il delitto del trapano. La dichiarazione filtra attraverso le parole dell’avvocato di Andreini, Rachele De Stefanis che aggiunge: “Personalmente, non condivido la decisione ma dobbiamo accettarla. Ci conforta il fatto che, anche in appello, siano stati confermati il grave quadro indiziario, definito dal Tribunale della Libertà ‘del tutto solido’, il movente e due delle aggravanti contestate a carico dell’indagato. Perdere una battaglia non significa perdere la guerra e questa guerra la combatteremo al fianco del Pubblico Ministero fino all’ultimo grado di giudizio”.

I legali di Verduci: “Confermata l’assenza di rischio di reiterazione”

Soddisfatti ovviamente gli avvocati di Fortunato Verduci. “Il provvedimento è correttamente in linea con le indicazioni della Cassazione in merito alla incidenza, sul rischio di reiterazone nel reato, del tempo trascorso dal momento del fatto” spiega Nicola Scodnik, che difende il carrozziere indagato insieme al collega Giovanni Ricco.

“Verduci conduce da trenta anni una vita regolare, di cui hanno dato conferma anche gli esiti delle intercettazioni. Si tratta di elementi che non consentono di ritenere che sussista la attuale pericolosità sociale dell’indagato”

Per il Riesame il quadro indiziario è “granitico”

Anche se ha respinto come già aveva fatto il gip la richiesta di arresto della procura, anche il Riesame sembra non avere dubbi sulla responsabilità di Verduci perché il responso del Dna è stato univoco. “L’attribuzione con certezza all’indagato di tali tracce costituisce un quadro indiziario granitico per attribuire allo stesso la condotta omicidiaria – scrive la presidente Marina Orsini –  chi ha lasciato tali tracce dapprima ha fumato in compagnia della vittima, quindi si è ferito nella colluttazione, ha macchiato di sangue il giornale che si trovava vicino alla scatola del rapano, ha lasciato tracce nei pressi del lavandino, sulla tendina, sulla placca dell’interruttore”.

La Procura pronta al ricorso in Cassazione: “Stiamo valutando”

La decisione non è stata ancora presa ma la Procura di Genova potrebbe decidere di far ricorso in Cassazione contro il doppio rigetto alla richiesta di arresto. Il ricorso si fonderebbe sul principio sancito dall’articolo 275 del codice di procedura penale secondo il quale per reati come l’omicidio deve essere disposta la custodia cautelare in carcere “quando sussistono gravi indizi di colpevolezza” a meno che “siano acquisiti elementi dai quali risulti che non sussistono esigenze cautelari o che, in relazione al caso concreto, le esigenze cautelari possono essere soddisfatte con altre misure”.

E, a detta dei pm, questi elementi non sarebbero sufficienti a sostenere che non ci sono le esigenze cautelari. Non solo: a Verduci di fronte ai “gravi indizi di colpevolezza” non sono state applicate neppure misure più blande come l’obbligo di firma.

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