Genova. “Le esigenze cautelari possono essere desunte dalle modalità intrinseche del fatto, anche se non ravvicinato e anche in presenza di incensuratezza, quando vi siano delle modalità di particolare ferocia e crudeltà che siano espressione di una personalità particolare dell’agente”. Lo scrive la pm Patrizia Petruzziello nell’atto di appello al Tribunale del Riesame di Genova per ribadire la richiesta di arrestare Fortunato Verduci, il 65enne indagato per il delitto del trapano.
La pm, per supportare la sua richiesta, richiama quanto aveva scritto la Corte di Cassazione nel 2015 ribadendo la sussistenza delle esigenze cautelari nei confronti di Massimo Bossetti, poi condannato in via definitiva per l’omicidio di Yara Gambirasio. Anche Bossetti era stato individuato dopo lunghe e complesse indagini e venne arrestato solo 4 anni dopo l’efferato delitto.
E la Cassazione aveva ribadito come “la gravità intrinseca del fatto, connotato da efferata violenza e dalla personalità del reo dimostratosi capace di azioni di tale ferocia” dovevano prevalere sul dato oggettivo che Bossetti era incensurato e anche sul cosiddetto ‘tempo silente’, vale a dire il tempo trascorso tra il reato e la richiesta di custodia cautelare.
Lo stesso, sostiene la pm nell’appello firmato anche dal procuratore Nicola Piacente, lo si deve ritenere nel caso del carrozziere di Marassi, individuato proprio come Bossetti grazie al Dna di un parente.
Oltre alla Cassazione, la richiesta della Procura poggia su diversi elementi. Verduci, viene indicato come persona di indole violenta, come emergerebbe anche dagli atti relativi alla causa di separazione con la moglie, anche se la donna non lo ha mai denunciato. Inoltre, Verduci era ed è tuttora ludopatico: proprio la ludopatia e il conseguente bisogno spasmidico di denaro furono secondo l’accusa il movente del delitto) e secondo l’accusa, in determinate condizioni di stress, anche a distanza di tanti anni, potrebbe nuovamente uccidere con la medesima ferocia.
La decisione di fare appello è stata presa dopo che il gip Alberto Lippini ha negato l’arresto basandosi proprio su questi due elementi: l’incensuratezza di Verduci e il fatto che siano passati 29 anni dall’omicidio di Luigia Borrelli. Eppure lo stesso giudice ha fatto totalmente il quadro indiziario fornito dalla Procura grazie alle indagini della squadra mobile con il supporto delle fiamme gialle, sostenendo non solo che su Verduci ci sono “gravi precisi e univoci indizi di colpevolezza” , ma anche che “ci si trova di fronte a una situazione di estrema gravità, crudeltà e ferocia”, come dimostrano i 15 fori di trapano, di cui la metà “trapassanti” e utilizzati con l’utensile “in movimento” ha sostenuto il consulente del pm Luciano Garofano, quando la donna era a terra forse tramortita dopo il terribile pestaggio già subito.