Genova. Era l’unico di cui si sapeva fin dall’inizio di agosto che avrebbe probabilmente patteggiato la pena anche perché era quello che rischiava di più. E anche per Paolo Signorini oggi è arrivato il giorno del via libera dei pm alla proposta formulata dagli avvocati Enrico e Mario Scopesi: tre anni e cinque mesi di reclusione, che gli consentiranno di evitare di tornare in carcere dove ha passato circa due mesi dopo l’arresto del 7 maggio.
La pena concordata comprende anche la confisca di quello che era già stato fatto sequestrare dal gip al momento dell’arresto in quanto considerato provento di reato: 103mila euro, la cifra, che la guardia di finanza aveva recuperato anche grazie al pignoramento di parte degli ultimi stipendi. Anche per lui come pena accessoria è prevista l’interdizione dai pubblici uffici e il divieto di poter ottenere contratti con la pubblica amministrazione
Per lui, la pena concordata comprende sia le accuse di corruzione impropria (aver ottenuto utilità o denaro per comportamento o atti che avrebbe dovuto comunque compiere) “propria” in senso stretto, vale a dire l’aver ricevuto denaro o altre utilità in cambio di atti contrari ai propri doveri di funzionario pubblico.
Signorini sarebbe stato corrotto dall’imprenditore Aldo Spinelli affinché andassero a buon fine le pratiche portuali di suo interesse, dal rinnovo trentennale della concessione del terminal Rinfuse al tombamento di Calata concenter, all’occupazione delle aree ex Enel prima ancora che gli venissero assegnate. In cambio Signorini avrebbe ricevuto viaggi, soggiorni e giocate al casinò di Montecarlo, i soldi in prestito per il matrimonio della figlia, regali per la fidanzata. Signorini patteggia anche per la corruzione di cui è coindagato Mauro Vianello, ex presidente dell’Ente Bacini e socio dell’azienda Santa Barbara. Da lui, in cambio di un provvedimento che disponeva l’aumento della tariffa oraria per le prestazioni del servizio integrativo della Società Santa Barbara, avrebbe ricevuto la disponibilità di un’autovettura di proprietà di Vianello per raggiungere e rientrare da Montecarlo per due giorni ad aprile, un Apple Watch da regalare e, ancora 6.600 euro per il banchetto di nozze della figlia.
Alla proposta di patteggiamento concordata, in sede di udienza i pm potrebbero contestargli un ulteriore capo di imputazione per corruzione “in continuazione”, per le ulteriori fatture da 18mila euro ricevute da Vianello sempre per il matrimonio della figlia. A questo punto pena salirebbe a 3 anni e 6 mesi.
Nell’istanza presentata al gip gli avvocati Enrico e Mario Scopesi per perorare il via libera del giudice alla proposta sottolineano come di fatto Signorini nella sua esperienza lavorativa da manager lunga oltre 23 anni abbia “nel pieno rispetto della legalità e nel perimetro delle proprie funzioni” e che i reati che si sono stati contestati riguardano un periodo di tempo molto limitato, rispetto alla sua lunga carriera da funzionario pubblico.
Gli avvocati anche allegato la relezione di un consulente tecnico, uno psichiatra forense, che ha spiegato come Signorini abbia una “personalità calvinista”, un super lavoratore quindi e che probabilmente in quel periodo si sia trovato in una situazione di grande stress causato anche dalla necessita di dover pagare due cospicui mutui ai propri famigliari
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