Genova. Il provvedimento che fissa l’udienza non c’è ancora ma da fonti qualificate si apprende che il giudice per l’udienza preliminare Matteo Buffoni fisserà intorno a metà ottobre la data in cui saranno discussi i patteggiamenti di Giovanni Toti, Aldo Spinelli e Paolo Signorini.
Con il consenso della Procura l’ex presidente della Regione Liguria Giovanni Toti ha chiesto di patteggiare la pena di due anni e un mese convertiti in 1500 ore di lavori di pubblica utilità Per lui l’accusa, che riguarda i favori ad Aldo Spinelli per le pratiche relative alle aree portuali e a Francesco Moncada per la velocizzazione dell’iter relativo al progetto del nuovo supermercato Esselunga di Sestri ponente, è di “corruzione impropria”, vale a dire aver accettato utilità per aver “asservito la sua funzione pubblica e i suoi poteri”(come hanno ricordato i pm nel parere all’istanza di Aldo Spinelli) agli interessi dei privati. L’accordo prevede anche la confisca di 84mila euro al comitato Toti che sono il frutto del reato.
Aldo Spinelli ha chiesto di patteggiare 3 anni e due mesi di reclusione. Non andrà in carcere e potrà chiedere subito dopo la sentenza al Tribunale di sorveglianza l’affidamento in prova ai servizi sociali. A lui saranno confiscati 470mila euro. Spinelli, così come Paolo Signorini è accusato anche di corruzione “propria” per l’occupazione abusiva dell’area ex Carbonile, la cui legittimazione da parte dell’ex presidente del Porto (che ha chiesto di patteggiare 3 anni e 5 mesi con la confisca di 103mila euro) costituisce un atto “contrario” ai doveri d’ufficio.
Cosa succede in udienza: le opzioni del giudice
Il giorno dell’udienza pm e difensori illustreranno l’accordo raggiunto per ciascuno degli imputati e lo discuteranno brevemente. Il giudice potrà validare l’accordo e pronunciare così la sentenza di patteggiamento oppure potrebbe respingerlo perché considera la pena concordata tra le parti “non congrua”.
In caso di respingimento, l’imputato o gli imputati andrebbero a processo, cioè davanti al tribunale collegiale. Per questo l’udienza del 5 novembre al momento non è stata cancellata.
Un’altra possibilità – non prevista espressamente dal codice – è il cosiddetto ‘patteggiamento all’americana’, vale a dire che il giudice dopo aver sottolineato che una pena non è congrua, invita le parti a trovare ‘al volo’ un nuovo accordo. Talvolta il sistema viene utilizzato per i reati comuni ma difficilmente sarà utilizzato in una vicenda di questo tipo.
Esiste, e questo invece lo prevede il codice, la possibilità che il giudice decida di assolvere l’imputato o gli imputati. Ma si tratta di un caso estremo in cui secondo il magistrato giudicante ci siano prove lampanti che i fatti non sussistano. E non sembra questo il caso, visto che fra l’altro diversi magistrati ‘giudicanti’ (la gip Paola Faggioni e i tre giudici del Riesame) negli scorsi mesi si sono pronunciati sulla gravità degli indizi a carico degli imputati.
Possibili ulteriori contestazioni che faranno alzare le pene
E’ possibile, anzi probabile, che agli imputati i pm il giorno dell’udiennza aggiungano ulteriori piccole contestazioni oltre a quelle sancite dall’accordo (che riguarda, lo ricordiamo, solo i capi di imputazione che hanno portato alle misure di custodia cautelare). Per esempio a Spinelli oltre alla corruzione potrebbe essere contestato anche il reato di occupazione abusiva dell’area ex Carbonile di levante e a Signorini le ulteriori fatture pagate da Mauro Vianello (per un totale di 18mila euro) per il matrimonio della figlia. Si tratta di capi di imputazione che potrebbero essere contestati in fase di patteggiamento per evitare di finire nel filone ‘bis’ della maxi inchiesta e consentire quindi a Spinelli e Signorini di chiudere la vicenda giudiziaria che li ha travolti. Toti, invece resta comunque indagato nel filone relativo al voto di scambio per il quale le indagini dovrebbero essere chiuse entro dicembre.
Per queste nuove accuse le pene complessive potrebbero quindi salire di un mese o due e ulteriori confische di denaro che potrebbero salire dal circa 700mila euro attuali a circa 800mila, oltre alle spese legali che secondo i primi calcoli ammontano a circa mezzo milione di euro e che gli imputati dovranno pagare in solido.