Genova. “Quando sento dire da Toti che questo è un processo alla politica nel suo insieme vorrei rispondere che la politica che chiede il voto ai mafiosi, la politica che mette a fare il manager di una multiutility uno che fa avanti e indietro con Montecarlo con le borse piene di fiches, oppure che discute con i concessionari dei modi e i tempi delle concessioni in porto che deve rilasciare, non è la mia politica, quindi non lo avverto come un processo alla politica, sento parlare di principi liberali ma non credo sia un criterio di concorrenza quello che si costruisce con corsie privilegiata per chi ti ha finanziato la campagna elettorale, tutto questo mentre c’è chi aspetta 420 giorni una visita cardiologica”.
Andrea Orlando, ex ministro e deputato del Pd, probabile – ma non ancora definito – candidato del centrosinistra alle prossime elezioni regionali (“Ho dato la mia disponibilità, poi deciderà la coalizione”, il refrain degli ultimi mesi), sa già dove attaccare il centrodestra e non può evitare di farlo a partire dagli elementi della maxi-inchiesta che ha portato all’arresto prima e alle dimissioni dopo di Giovanni Toti.
Orlando ha parlato a Ronco Scrivia, nella prima delle Feste dell’Unità organizzate dal partito sul territorio genovese in quella che sarà tutt’altro che un’estate interlocutoria. Infatti oggi, 3 agosto, il Pd regionale si è anche riunito in assemblea per farsi trovare pronto ai prossimi appuntamenti. Dovrà scaldare i motori, infatti, il dialogo con le altre forze della coalizione: Verdisinistra, lista Sansa, M5s, parte di Azione e, forse, Italia Viva.
“Arriveranno colpi bassi – ha detto Orlando a Ronco Scrivia avvertendo la “base” del partito – il sistema di potere che ha governato la Liguria negli ultimi nove anni farà il possibile per non perdere”.
Colpi bassi che sono già arrivati, se si pensa alle reazioni lampo del centrodestra sulla nomina di Davide Ermini a capo della holding del gruppo Spinelli. Episodio che ha visto proprio Orlando muoversi per chiedere e ottenere le dimissioni del membro della direzione Pd, ex vicepresidente del Csm.
In queste ore il centrosinistra, il Pd innanzitutto, pensava di essere in vantaggio per lo meno sui tempi – un candidato “quasi” deciso, una piattaforma di programma chiaramente incentrata su sanità, lavoro, territorio – adesso inizia a vedere la clessidra esaurirsi. Anche perché Giovanni Toti, libero dai domiciliari, ha iniziato una campagna elettorale già piuttosto aggressiva non risparmiando accese critiche agli avversari. “Mi accusano di volere trasformare la Liguria in una sorta di Miami, io temo che loro vogliano trasformarla in una Soci pre 1989“, una delle frasi più “gentili” rivolte ieri dall’ex presidente al centrosinistra in conferenza stampa.
Chi chiama alla carica è anche Ferruccio Sansa, che parla di “Guerra santa” e dice: “Ci sono due idee di politica che si scontrano, quella di Toti e la nostra, la sua è una politica che fa gli interessi di chi la finanzia, la nostra deve essere una politica che ha come unico riferimento gli interessi di tutti i cittadini, la sua è una politica che si basa sui privilegi, sulle amicizie, sulle appartenenze, la nostra sull’uguaglianza, la sua politica trasforma gli ospedali pubblici in privati e li affida ai suoi finanziatori, la nostra difende con ogni risorsa la sanità pubblica, la più grande conquista della nostra Repubblica”.
Il Movimento 5 Stelle cerca di non far perdere di vista alla coalizione l’importanza di un programma condiviso e anche se non rinuncia del tutto a posizionare un nome proprio, magari quello dell’ex europarlamentare Tiziana Beghin (soprattutto se la candidata del centrodestra fosse una donna, Ilaria Cavo) dall’altra parte non ha mai apertamente osteggiato la candidatura di una figura credibile e politicamente forte come Andrea Orlando.
Ad ogni modo, fare presto ma non troppo. L’impressione è che nell’area anti-Toti la deadline per le decisioni di peso sia tra Ferragosto e la fine del mese, anche per sfruttare tutto il periodo delle feste estive di partito. Ipotizzando che il voto sarà a fine ottobre insieme ad Emilia Romagna e Umbria, la campagna elettorale spinta si giocherà su due mesi. Abbastanza per vincere, abbastanza anche per rischiare di perdere. Giovanni Toti, al suo primo mandato, era passato dall’essere un perfetto sconosciuto sul territorio ligure a rivestire l’incarico di presidente della Regione Liguria in una decina di settimane.