Genova. Con il via libera del Senato, arrivato dopo l’approvazione della Camera, il decreto legge del governo “Materie prime” è legge. La nuova norma stabilisce procedure accelerate – massimo 18 mesi – per le autorizzazioni per l’apertura di nuove miniere e giacimenti per soddisfare le disposizioni del Critical Raw Materials Act dell’Unione europea sui 34 minerali considerati strategici per l’indipendenza dei paesi europei.
Ma non solo: la legge prevede che “per il permesso di ricerca relativo a materie prime strategiche è esclusa la sussistenza di potenziali effetti significativi sull’ambiente e, pertanto, non è richiesta la procedura di verifica di assoggettabilità”.
Per quanto riguarda i permessi, le procedure saranno accentrate: un apposito comitato ministeriale deciderà il futuro dei giacimenti, accelerando le procedure sulle materie considerate strategiche e quindi di “pubblica utilità”. Un passaggio questo che però ha già messo sul chi va là alcune regioni, tra cui la Sardegna, che hanno annunciato il ricorso alla Corte Costituzionale per ripristinare la competenza regionale in materia.
Inoltre ad Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, viene affidato il compito di elaborare una mappa completa su tutti i siti minerari presenti nel nostro paese dando per preparare un piano minerario nazionale che ogni cinque anni deve essere aggiornato.
Ispra, già a fine luglio, aveva pubblicato la mappa con gli oltre 3 mila siti in tutto il paese, di cui diversi anche nella nostra regione: la Liguria, infatti, è attenzionata per i giacimenti di rame, sui rilievi appenninici tra Genova e La Spezia, la grafite in provincia di Savona (tra Osiglia e Caragna) e ovviamente per il rutilio, da cui si ricava il titanio, del Beigua.
“Depositi di rame, minerale essenziale per tutte le moderne tecnologie, sono già noti nelle colline metallifere, nell’Appennino ligure-emiliano, nelle Alpi occidentali, Trentino, Carnia ed in Sardegna – si legge sul report di Ispra sulle materie critiche – In diversi siti è stato estratto manganese soprattutto in Liguria e Toscana. Il tungsteno è documentato soprattutto in Calabria, nel cosentino e nel reggino, nella Sardegna orientale e settentrionale e nelle alpi centro-orientali, spesso associato a piombo-zinco. il cobalto è documentato in Sardegna e Piemonte, dove il deposito di Punta Corna è ritenuto di strategica importanza europea, la magnesite in Toscana e i sali magnesiaci nelle Prealpi venete.”
Nella mappa di Ispra compaiono anche quelle che sono considerate risorse minerarie marine, e pure in questo caso la Liguria ha il suo “ruolo” con presenza di magnetite (leggi ferro) a largo di Voltri, Cornigliano, Chiavari. Presente anche rutilio (leggi titanio) a largo di Capo Mele e Lerici, mentre a largo di Sori ci sarebbero la presenza di zircone, utile per la produzione di materiali refrattari.
Discorso a parte viene fatto per il titanio del Beigua, localizzato nella provincia di Savona: come è noto, secondo diversi rilievi, il giacimento potrebbe essere molto esteso ma la sua possibile estrazione, contestata aspramente da comitati, associazioni ambientaliste e cittadini, potrebbe essere tutt’altro che economica, oltre che dall’impatto ambientale devastante per l’habitat di quei luoghi “sacri” da sempre alle popolazioni liguri: “L’accertato giacimento di titanio nel savonese è questione ben nota- scrive Ispra – così come le problematiche ambientali che ne precludono l’estrazione a cielo aperto“.