Genova. La Camera ha approvato l’ordine del giorno presentato dal deputato di Azione Enrico Costa al decreto Carceri che impegna il Governo e rivedere le norme sulla custodia cautelare. Il documento, portato in aula a pochi giorni dalla scarcerazione di Giovanni Toti e dopo la proposta di uno “scudo penale” per le cariche elettive lanciata da Salvini, è stato sottoscritto anche da Forza Italia, Noi Moderati e Italia Viva.
Il testo originario di Costa puntava a “valutare un intervento normativo finalizzato ad una rimodulazione delle norme sulla custodia cautelare” limitando il ricorso alla custodia cautelare “per pericolo di reiterazione nei confronti di incensurati solo per reati di grave allarme sociale e per reati che mettono a rischio la sicurezza pubblica o privata o l’incolumità delle persone“. Cioè, se uno è incensurato, secondo il parlamentare, non si dovrebbe ravvisare nei suoi confronti il pericolo di reiterazione del reato se non per reati gravissimi tra i quali non rientrerebbero quelli contro la pubblica amministrazione.
Il governo ha proposto però una riformulazione che di fatto “lo trasforma nell’enunciazione di un principio”, come commenta lo stesso Costa. L’impegno che assume il governo è cioè quello di valutare “nel solco delle iniziative già adottate con il ddl Nordio un intervento normativo finalizzato ad una rimodulazione delle norme sulla custodia cautelare con particolare riferimento alle esigenze cautelari finalizzato ad un puntuale bilanciamento tra presunzione di non colpevolezza e garanzie di sicurezza“.
Un ordine del giorno, spiega Costa, che si ispira a quello che fu il quesito referendario del 2022 e che tiene conto del fatto che attualmente “il 25% della popolazione carceraria è in custodia cautelare“. “Il tema della presunzione di innocenza è fondamentale. E se una persona è incensurata come si può prevedere la reiterazione del reato e quindi giustificare la misura di custodia cautelare? – dichiara il deputato di Azione in Aula – Penso che occorra un bilanciamento da parte del legislatore. Si deve fare una rivalutazione delle esigenze cautelari”, soprattutto per quanto riguarda “la lettera C dell’articolo 274 del codice di procedura penale”, cioè la reiterazione del reato” è il suo appello.
Contrario tutto il centrosinistra a partire dal Pd. Per Angelo Bonelli di Avs è “uno scudo a difesa dei colletti bianchi” e “non è un caso che questo venga presentato all’indomani dell’incontro tra Toti e Salvini al termine del quale si è chiesto uno scudo per i governatori delle regioni e per i sindaci”. “Questo odg prevede lo scudo per i colletti banchi – incalza anche Valentina D’Orso (M5S) – e inviterei Costa a non strumentalizzare il dramma delle carceri per aiutare i soliti potenti”. Da registrare che Azione a Genova era in piazza insieme a Pd, Avs e M5s per chiedere le dimissioni di Toti quando era ancora agli arresti domiciliari.
“Bene che, dopo il caso Toti, e gli appelli alla politica, certamente sulla scia della vicenda Genova e delle ingiustizie più volte sollevate da noi in quel procedimento giudiziario il Parlamento oggi si muova – commenta la Lista Toti -. Era stato lo stesso ministro Nordio a sollevare le anomalie delle motivazioni addotte per gli arresti domiciliari del Presidente Toti. Oggi il passaggio degli ordini del giorno degli onorevoli Calderone e Bellomo (Fi e Lega), sottoscritto dal gruppo di Noi Moderati, segna un primo segnale che la politica ha colto l’anomalia e lo squilibrio di una situazione che si perpetua da anni ma che con i fatti di Genova senza anche un ulteriore aggravamento. Rileviamo anche, con estrema soddisfazione, il voto favorevole di Azione e Italia Viva ai principi di civiltà giuridica contenuti nei testi approvati. Principi che stanno agli antipodi della piazza giustizialista animata dai guru delle manette di Pd, M5S, Lista Sansa e altre forze della sinistra giustizialista”.
“Importanti anche le dichiarazioni e l’ordine del giorno di Enrico Costa (Azione) di riflessione sulla presunzione di reiterazione del reato. Ma in quella parte del’aula occupata da Pd e M5S sono emerse le posizioni opposte, in una contrapposizione che non era più tra maggioranza e opposizione ma tra garantisti e non garantisti. Nell’apprezzare gli interventi di Costa e Giacchetti in aula, nell’unirci agli applausi arrivati una parte dell’aula (maggioritaria ma pur sempre solo una parte) ci chiediamo come possa proporsi un campo largo che si divide sui principi fondamentali della privazione della libertà, del bilanciamento tra presunzione di innocenza e tutela della sicurezza, tra rischio concreto di reiterazione del reato e processo alle intenzioni, tra garantismo e giustizialismo. Oggi in aula Italia Viva e Azione hanno dimostrato che il campo larghissimo non esiste, non può esistere. Stupisce piuttosto ritrovare nelle prossime elezioni in Liguria gli amici che oggi hanno votato gli emendamenti al fianco di quella piazza e immaginare che possano condividere una visione politica con chi, anche oggi, ha difeso le ragioni del più bieco giustizialismo. Meditate, amici, meditate”, concludono gli arancioni.
Lo stesso Giovanni Toti, parlando negli scorsi giorni in conferenza stampa, aveva sollecitato il Parlamento a intervenire sul tema della custodia cautelare per le cariche elettive nel quadro della riforma della giustizia, lanciando anche una sorta di proposta: “Riteniamo che la politica debba avere la predominanza? Facciamo una legge che dica che per gli organi elettivi la custodia cautelare dura 15 giorni, perché prevale la volontà popolare di avere il sindaco o il presidente”. La proposta di Salvini non ha trovato però l’entusiasmo di Fratelli d’Italia, mentre Antonio Tajani (Forza Italia) si è messo nel solco garantista: “È tutto un po’ troppo politicizzato, condivido le parole del ministro Nordio. E se Toti viene assolto che succede? Viene chiamato e rimesso a fare il presidente della Regione? Una parte minoritaria della magistratura non può sostituirsi alla politica, chi guida le istituzioni viene eletto dal popolo, non ha vinto un concorso”.
Il governo ha anche bocciato l’ordine del giorno sulla situazione delle carceri liguri per introdurre misure in grado di garantire l’umanità della pena come previsto dall’articolo 27 della costituzione. “Il decreto per l’emergenza negli istituti di pena adotta misure che si stanno rivelando gravemente insufficienti: da quando è in vigore non si sono infatti arrestati né i suicidi, né le rivolte e le proteste nelle carceri, né si è aggredito il sovraffollamento o affrontata l’emergenza caldo, che sta rendendo gli istituti luoghi disumani in cui scarseggia addirittura l’acqua – commenta la deputata Valentina Ghio del Pd -. Parliamo di situazioni che visitando costantemente le carceri abbiamo toccato con mano anche nei penitenziari liguri. Questo governo non riesce ad andare oltre la logica securitaria e pan-penalistica che produce errori e non risolve criticità e dà vita a decreti carenti di un piano di azione reale e con tempi definiti. Siamo sempre fermi alla propaganda”.