Interventi

Inchiesta sui dragaggi, Toti: “C’è chi vuole turismo e chi blocca chi lavora”

Immediato il commento del presidente del municipio Centro Ovest Michele Colnaghi (M5s): "Aspettiamo anche le verifiche sui depositi chimici"

Generico agosto 2024

Genova. “C’è chi vuole turismo, crescita e lavoro e c’è chi denuncia e indaga i funzionari che lavorano per dragare i porti e fare entrare quelle navi, bloccando tutto, e tutto parte da quegli stessi giornali giustizialisti che trafficavano in “dossier illegali” con l’Antimafia del magistrato grillino Cafiero De Raho e del finanziere Pasquale Striano. Ma, per curiosità, che fine ha fatto l’inchiesta che indaga su questo? Non sarebbe bene che il Parlamento, dove una Commissione non si nega a nessuno, buttasse un occhio anche su questo?”.

L’ex presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, dalla costa dei Tigullio lancia nuovi strali sulle inchieste che, a suo dire, bloccano lo sviluppo. Lo fa con un post sui social riferendosi, tra le altre cose, al nuovo fascicolo di indagine aperto dalla procura di Genova sui dragaggi in porto e che vede almeno otto persone iscritte nel registro degli indagati.

Un commento polemico, quello di Toti, che suscita subito la reazione delle opposizioni. Non può passare inosservata, sotto al post su Facebook, la frecciata di Michele Colnaghi, presidente del municipio Centro Ovest del M5s.

“Che discoli questi che si permettono di cercar di far rispettare la legge – scrive – tanto aspettiamo anche le verifiche sul posizionamento dei depositi chimici a San Pier d Arena, un altro bel capitolo della vostra storia”. Nei giorni scorsi anche le Officine Sampierdarenesi sono tornate a sottolineare come, anche su quella vicenda, ci siano stati episodi di scarsa trasparenza, a partire dal parere del comitato sulla sicurezza sul progetto di dislocamento a ponte Somalia.

La nuova inchiesta sui dragaggi in porto vede indagate almeno otto persone, tra dipendenti della Regione Liguria e dell’Autorità Portuale, tra cui probabilmente anche l’ex presidente del porto Paolo Emilio Signorini, finito il 7 maggio in carcere nell’inchiesta per corruzione che ha coinvolto anche Giovanni Toti e attualmente agli arresti domiciliari.

L’inchiesta è coordinata dalla pm Eugenia Menichetti e dalla collega Monica Abbatecola della Direzione distrettuale antimafia, visto che i reati ipotizzati sono, a vario titolo, smaltimento o traffico illecito di rifiuti, oltre a una serie di violazioni in materia ambientale. I carabinieri del Nucleo operativo ecologico stanno svolgendo accertamenti anche sul ruolo avuto nella vicenda da Signorini, ai tempi ancora a capo dell’Autorità Portuale.

I lavori finiti nel mirino della procura risalgono al 2022 ed erano finalizzati a consentire l’ingresso e l’attracco di navi di grande stazza. Il materiale di risulta sarebbe stato caricato dalle ditte appaltatrici su bettoline e scaricato nel bacino di Sestri Ponente, pratica che, secondo gli inquirenti, doveva essere autorizzata dal Ministero e non soltanto dalla Regione, come è invece avvenuto.

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