Impasse

Conte scarica Renzi, la corsa di Orlando alle regionali si impantana nel caso Italia Viva

A livello locale nessuno sembra gradire i renziani, ma il Pd nazionale non vuole rinunciare all'intesa. Il leader del M5s: "L'alleanza non è nel nostro dna". Paita: "Non contano le simpatie ma i contenuti"

Generico agosto 2024

Genova. A livello locale tutti d’accordo, ma a Roma si gioca una partita diversa. E così il via libera all’investitura di Andrea Orlando, da settimane ritenuto de facto il candidato presidente del campo progressista alle prossime regionali in Liguria, viene subordinato alla risoluzione delle tensioni nazionali che ruotano principalmente intorno alla posizione di Italia Viva, ma anche ai delicati equilibri sull’asse Pd-M5s per cui – secondo alcuni – a una scelta così spiccatamente “politica” in Liguria dovrà corrispondere qualche contrappeso.

Prima del rompete le righe ferragostano si sono incontrati – chi in presenza, chi da remoto – tutti i consiglieri regionali dei gruppi di opposizione (Pd, M5s, Lista Condivisa, Azione, Lista Sansa) e i portavoce di Alleanza Verdi Sinistra per manifestare “la volontà di continuare a lavorare su un programma di alternativa, a partire da quanto ha caratterizzato l’impegno di questi anni sui temi maggiormente trascurati dalla destra”.

“Dalla sanità pubblica, alla difesa dell’ambiente, dalla restituzione di una partecipazione democratica, dalla trasparenza della politica, dal rilancio di nuove politiche del lavoro, da un piano per far fronte all’emergenza abitativa, da una rinnovata stagione di politiche industriali e dalla difesa e dall’estensione dei diritti civili oggi intaccati da una destra sempre più regressiva – si legge nella nota diffusa al termine -. Su questi temi c’è stato un confronto costruttivo, volto a rilanciare il lavoro già fatto, includendo in un percorso partecipativo ampio, le proposte di partiti, di movimenti e di tanti che reputano necessaria la costruzione di un’alternativa alla destra per la Liguria. L’alleanza che si candiderà alla guida della regione dovrà affondare le sue ragioni nei contenuti programmatici e nella chiarezza della proposta.

“Impegno comune – conclude infine il comunicato – è quello di arrivare, in condivisione con i vertici nazionali, alla definizione del candidato alla presidenza nei tempi più brevi, in modo da rafforzare la costruzione della coalizione e delle sue proposte”.

In base a quanto filtra al termine del vertice, se tutto dipendesse dagli esponenti liguri i giochi sarebbero già fatti: Andrea Orlando ufficialmente candidato col sostegno di una coalizione che va da Azione alla sinistra civica tenendo fuori Italia Viva, di cui imbarazza soprattutto l’ambiguità di schieramento: “insieme al centrosinistra”, come postulato da Renzi subito dopo le dimissioni di Toti, o insieme al centrodestra, come avviene da oltre due anni a queste parte nella giunta del Comune di Genova (e non solo)? Il punto è che, specialmente a livello nazionale, il Partito Democratico non vorrebbe rinunciare a un’intesa coi centristi.

Rispetto al campo larghissimo le dichiarazioni di Giuseppe Conte riportate oggi dalla Stampa sono cristalline: “Il nostro dna ci spinge a costruire questo progetto con la massima lealtà e spirito autenticamente unitario. Proprio per questo sarà impossibile offrire spazio a chi, negli anni, non ha mai mostrato vocazione unitaria ma solo capacità demolitoria e ricattatoria“. Insomma, non si fida di Renzi? “Assolutamente no, e non è una questione personale. Non mi posso fidare di chi da tempo più che politica fa affari in giro per il mondo. La somma aritmetica poi non funziona: persone così invise portano qualche voto e ne tolgono molti di più”.

Gli risponde a distanza proprio la ligure Raffaella Paita, coordinatrice nazionale del partito, che oggi non rilascia interviste ma si affida a un tweet: “Con buona pace di Conte, le alleanze si faranno o non si faranno sulla base dei contenuti e non delle antipatie personali. Capiamo che l’avvocato del Popolo non si sia ancora ripreso dalla sostituzione con Mario Draghi ma i piccoli momenti di sofferenza personale sono niente rispetto all’esigenza di costruire un’alternativa per il Paese”.

“Non è questione di simpatie o antipatie – replica ulteriormente Fabio Tosi, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Regione -. In questo momento un’alleanza con loro sarebbe improponibile, come potremmo giustificarla agli elettori? Il passaggio fondamentale sarebbe che uscissero dalla giunta Bucci, altrimenti diventa impossibile anche solo parlare con Italia Viva. Aspettiamo che diano una dimostrazione, è una questione di logica. Credo che tutte le altre forze politiche e civiche convergano in questa coalizione. Il nome del candidato presidente servirà per amalgamare la proposta programmatica e qualche sensibilità che ognuno ha. In Sardegna Todde si è presentata con tanti soggetti diversi e non mi pare ci siano problemi”.

Insomma, è chiaro a tutti che lo stallo dipenda dalle segreterie romane. Sulla scelta di Orlando non sembrano esserci veri ostacoli: l’ex ministro del Pd piace alla sinistra, ha un’ottima reputazione nel mondo civico progressista e non dispiace nemmeno ai pentastellati più governisti, tenendo presente però che nell’accordo potrebbe rientrare anche il futuro candidato sindaco di Genova, che a quel punto sarebbe espressione del Movimento 5 Stelle, ed è su questo punto che si registra ancora qualche impaccio secondo voci che però non trovano conferma negli ambienti del Pd.

“C’è un clima positivo – sottolinea il segretario regionale dem Davide Natale -. Ora, accanto alla discussione sul programma, c’è l’impegno di chiudere il prima possibile sul candidato. Non dobbiamo fare presto per arrivare prima degli altri, ma ci sono tanti appuntamenti a settembre che possono essere usati per iniziare la campagna elettorale“.

“Noi abbiamo chiesto le dimissioni di Toti, ora il livello nazionale deve farsi carico dei problemi, che finiscono per tenere bloccati tutti, e risolverli velocemente”, incalza Gianni Pastorino di Linea Condivisa, formazione civica strutturata che potrebbe confluire in una lista civica collegata al candidato presidente o proseguire l’esperienza indipendente insieme ad altri soggetti. A sinistra del Pd trapela in verità qualche insofferenza per l’ipotizzato sbarco di Ferruccio Sansa e compagni in Avs, gradito ai Verdi, un po’ meno a Sinistra Italiana. Mentre Azione, che nell’ultima legislatura ha acquisito Pippo Rossetti dalle fila dem, potrebbe entrare in un listone riformista che includa anche esponenti di +Europa e Psi. E forse Italia Viva, ma questa è un’altra storia.

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