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Regionali, nel centrodestra salgono le quotazioni di Cavo e Piciocchi: ecco tutti gli scenari

I due piacciono a Lega e Fratelli d'Italia come esponenti dell'area civica, ma Bagnasco offrirebbe più garanzie sulla campagna elettorale. La "Lista Toti" ci sarà ma cambierà nome

Generico agosto 2024

Genova. Sono Ilaria Cavo e Pietro Piciocchi, entrambi espressione dell’area civica di centrodestra ma forti di una consolidata esperienza amministrativa, i principali nomi sul tavolo del centrodestra per la candidatura alla presidenza della Regione oltre a quelli avanzati dai partiti: Carlo Bagnasco per Forza Italia, Alessio e Alessandro Piana per la Lega. Un mosaico che va definendosi dopo gli incontri romani di Giovanni Toti che preludono a un secondo round di confronti dopo Ferragosto, per arrivare alla quadratura del cerchio verso i primi di settembre.

La mossa della Lega, che ieri ha offerto la disponibilità dei due Piana regionali – presidente ad interim e assessore allo Sviluppo economico – è stata letta perlopiù come una boutade all’interno della coalizione, quasi una provocazione. Un “fallo di reazione” per riequilibrare la situazione dopo l’accelerazione impressa da Antonio Tajani mandando in campo il suo segretario ligure “che ha anche molti consensi secondo gli ultimi sondaggi”. E forse anche un modo di ridurre il peso specifico di quella che altrimenti sarebbe rimasta l’unica candidatura squisitamente politica nel mazzo di carte. Non a caso lo stesso Edoardo Rixi, escludendo sé stesso dalla corsa, aveva auspicato la scelta di un civico che rappresentasse tutta la coalizione piuttosto che un esponente di partito.

Il più “civico” in questo senso sarebbe Pietro Piciocchi, dal 2022 vicesindaco di Genova con deleghe al Bilancio e ai Lavori pubblici, imprescindibile braccio destro di Marco Bucci in questi sette anni a Palazzo Tursi. Tecnicamente è stato eletto con la lista Vince Genova, ma non avendo mai aderito al movimento arancione di Toti verrebbe portato al tavolo come profilo neutro. Lui non ha mai smentito la possibilità di candidarsi e si è dichiarato “al servizio delle persone”. Di estrazione cattolica e di idee piuttosto conservatrici, ma pragmatico e preparato nell’azione amministrativa, piace soprattutto alla Lega e pare sia gradito pure a Claudio Scajola. Certo, il suo trasloco in Regione aprirebbe una voragine nell’amministrazione genovese che Bucci dovrebbe colmare in breve tempo. Inoltre non tutti lo ritengono spendibile dal punto di vista comunicativo, anche perché la sua notorietà è circoscritta al capoluogo.

L’altra opzione, meno “civica” e più “politica”, è appunto Ilaria Cavo, brillante carriera da giornalista, per sette anni assessora della giunta Toti con diverse deleghe (tra cui la Comunicazione), oggi deputata di Noi Moderati e coordinatrice della Lista Toti. La sua candidatura sarebbe esterna ai partiti, ma attribuita giocoforza alla sfera dell’ex presidente. Neanche lei ha mai negato di essere della partita. Ed è evidente che avrebbe tutte le carte in regola per giocarsela: oltre 55mila voti alle politiche del 2022 nel Ponente genovese, collegio difficile che l’ha vista vincere contro Katia Piccardo del Pd, e regina assoluta delle preferenze alle regionali del 2020 con un bottino di 7.587 voti. Su di lei in questo momento spinge soprattutto Fratelli d’Italia, che non ha mai indicato propri nomi. Ad avanzare dubbi è chi la ritiene troppo vicina all’ex governatore, lambita peraltro dall’inchiesta sui voti dei riesini (ma non indagata) e per questo a rischio di finire penalizzata.

Piciocchi e Cavo, peraltro, sono ritenuti da tempo i principali pretendenti per l’eredità politica di Marco Bucci e non è escluso che possano rientrare in una strategia combinata: uno candidato adesso alle regionali, l’altro pronto in futuro per Palazzo Tursi. La logica più lineare imporrebbe di lasciare ciascuno nel suo ambito, ma le valutazioni potrebbero portare a realizzare un incrocio. D’altro canto nella corsa al Comune Genova potrebbe pure riaffacciarsi Edoardo Rixi, per ora blindato al Mit da Matteo Salvini (che gli avrebbe spalancato le porte per candidarsi in Liguria, se il diretto interessato avesse voluto) ma in futuro disponibile per altri incarichi.

Tornando alle regionali, nel ventaglio dei partiti l’unica ipotesi ritenuta plausibile in questo momento è effettivamente Carlo Bagnasco, che nelle ultime ore si sarebbe mosso anche per trovare una sponda su Claudio Scajola, deus ex machina dell’area civica nel Ponente, con l’intercessione di Angelo Vaccarezza. Il leader di Forza Italia in Liguria è un centrista che sogna di portare in squadra anche il blocco Italia Viva-Azione e soprattutto una figura in grado di offrire garanzie sulla copertura finanziaria della campagna elettorale. Aspetto non secondario, perché altrimenti sarebbe difficile non toccare i soldi raccolti dal comitato Giovanni Toti Liguria (ad oggi più di 100mila euro), finiti sotto i riflettori eppure mai sequestrati nell’ambito dell’inchiesta per corruzione e finanziamento illecito. E forse è anche per questo che la benedizione di Giovanni Toti, che pure ha sottolineato più volte di non volersi attribuire la scelta del candidato, appare oggi necessaria per mettere tutti d’accordo.

Senza contare un altro fattore decisivo: il bacino elettorale dell’area civica che fa riferimento all’ex presidente. Alle ultime regionali il logo arancione con la scritta “Toti” a tutto campo valeva da solo il 22,61%, oltre 140mila voti. Oggi sembra escluso che possa riproporsi una Lista Toti senza la candidatura di chi le darebbe il nome, ma si sta lavorando a una grande lista civica che possa mettere insieme i totiani della Regione e il popolo delle liste civiche locali finanziate dal medesimo comitato elettorale (come Vince Genova nel capoluogo).  Sul nome esiste una suggestione – Vince Liguria – ma nulla di più. A questa potrebbe affiancarsi poi una seconda lista civica, espressione del candidato presidente, se alla fine si dovesse convergere su un “civico puro” non riconducibile all’area che ha già esperienza di governo in Liguria.

Nel frattempo la prima mossa “tangibile” l’ha fatta ieri Fratelli d’Italia che ha lanciato un manifesto elettorale col volto di Giorgia Meloni e lo slogan Una buona regione non torna indietro. Segno da un lato dell’importanza nazionale che riveste il risultato in Liguria, dall’altro di una strategia comunicativa che guarda al livello governativo nazionale più che a quello locale. Il primo partito d’Italia finora è rimasto ai margini nel toto-candidature. “Adesso non facciamo nomi, ognuno li porterà al tavolo nazionale“, spiegava ieri il coordinatore Matteo Rosso. Nessuno pensi, insomma, che Fratelli d’Italia rimarrà a guardare.

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