Genova. E’ stata una cena di indubbio successo come lo stesso Giovanni Toti aveva sottolineato in un post del giorno successivo sui social. Oltre 600 invitati che avevano pagato ciascuno 450 euro per sostenere l’allora “pres” in vista delle regionali che dovevano tenersi nel 2025 prima del precipitare degli eventi ben noti, vale a dire la maxi inchiesta e le dimissioni di toti di una settimana fa.
Ma anche quella cena elettorale dell’11 aprile di quest’anno a Villa Lo Zerbino è diventata un altro elemento importante – per gli investigatori – di quello che considerano l’accordo corruttivo che era in corso tra l’’allora presidente delle Regione Liguria Giovanni Toti e l’imprenditore Aldo Spinelli.
Tra le foto postate sui social dallo stesso ex governatore ce n’è una in cui saluta l’amico Aldo che è accusato di averlo corrotto versandogli nel tempo circa 74mila euro di finanziamenti al suo partito in cambio dell’interessamento alle sue pratiche concessorie in porto.
Quella cena ha portato, poco prima degli arresti del 7 maggio, a un aggiornamento dell’iscrizione di reato (datata 24 aprile 2024) per entrambi con una nuova ipotesi di corruzione. E’ quanto emerge dalle nuove carte dell’inchiesta.
La nuova iscrizione non è finita nell’ordinanza di custodia cautelare e non sarà quindi inserita nel processo immediato che comincerà a novembre perché le indagini sul punto sono ancora in corso. Finirà invece probabilmente nel filone bis del processo, la parte cioè per la quale l’inchiesta è ancora aperta.
E solo dopo il sequestro dei cellulari a Toti e Signorini gli investigatori avevano avuto qualche elemento in più, visto che le intercettazioni erano state chiusa a dicembre prima della richiesta di misura cautelare.
Dall’esame dei telefoni è emerso che nell’ambito della cena elettorale organizzata da Toti Spinelli aveva come al solito garantito la sua partecipazione alle cena (10 persone pari a 4500 euro) ma oltre alla cena ci sarebbe stato probabilmente nelle settimane successive anche un ulteriore finanziamento. Il tutto dopo un pranzo a Montecarlo di Toti e consorte con Aldo Spinelli (avvenuto il 23 marzo di quest’anno e confermato sia da Spinelli sia da Toti nei rispettivi interrogatori).
Il contenuto delle chat era finito in un’informativa della guardia di finanza depositata il 12 giugno e utilizzata anche dalla giudice Paola Faggioni per indicare prima il rischio di reiterazione del reato da parte di Toti prima che si dimettesse. Delle chat era emerso che Toti parlando con la segretaria Marcella Mirafiori ”evidentemente sulla base di preventivi accordi sempre con lo Spinelli – scriveva la giudice – faceva riferimento ad una somma che avrebbe ricevuto da Spinelli, ulteriore rispetto a quella “ufficiale” della partecipazione alla cena elettorale: “Spinelli mi ha detto che fa 10 posti. Poi il resto… ci aggiustiamo“, utilizzando un’espressione (“il resto”) di frequente usata sia da Toti che da Spinelli per fare riferimento, in modo allusivo, alle utilità oggetto degli accordi corruttivi” anche in diverse altre occasioni citate nell’ordinanza di custodia cautelare: “il resto dopo” viene detto in alcune intercettazioni inserite nelle carte.
Secondo gli inquirenti quindi in vista delle elezioni e in cambio di un interessamento al piano regolatore portuale, Spinelli avrebbe versato ulteriore denaro per la campagna elettorale. Ma poi sono scattati gli arresti.