Genova. Anche per Aldo Spinelli, l’imprenditore 84enne accusato di aver corrotto l’ex presidente della Regione Liguria Giovanni Toti e l’ex presidente del porto Paolo Signorini, torna libero.
Lo ha deciso la giudice Paola Faggioni che ha accolto l’istanza presentata venerdì dagli avvocati Sandro Vaccaro e Andrea Vernazza. La giudice ha disposto però per Spinelli l’interdizione dalle cariche aziendali.
Aldo Spinelli torna libero: cruciale la cessione delle quote societarie al figlio
Cruciale, nell’ottenere il via libera, la decisione di Spinelli di cedere al figlio Roberto ‘l’usufrutto’ delle quote di maggioranza della Spininvest. Secondo la gip questa scelta, avvenuta lo scorso 1 agosto, “costituisce, pur a fronte della notevole gravità delle condotte, un elemento favorevole che fa ragionevolmente ritenere che le esigenze cautelari, sia pure ancora presenti, si siano ridimensionate e che, pertanto, possano essere, allo stato, soddisfatte con la misura cautelare interdittiva del divieto temporaneo di esercitare attività professionali e imprenditoriali analoghe a quelle esercitate in favore di soggetti pubblici o privati, per la durata di 12 mesi, misura che appare adeguata in relazione alle esigenze cautelari da soddisfare”.
Nel provvedimento la gip è categorica nel sostenere che l’uscita di scena (aziendale) di Spinelli “non comporta certamente il venire meno delle esigenze cautelari tuttora presenti e non offre idonea garanzia che il predetto si astenga dalla commissione di analoghi reati dello stesso genere di quello per cui si procede”.
La gip: “Possibilità tutt’altro che astratta che Spinelli continui a curare i suoi interessi”
Ancora, per Faggioni esiste la possibilità che Spinelli “possa nuovamente acquisire nuovi incarichi e cariche all’interno di società del gruppo” e quella “tutt’altro che astratta”che continui a occuparsi di fatto degli interessi imprenditoriali “curando, dirigendo e gestendo le pratiche societarie e imprenditoriali del gruppo da lui creato e mettendo in opera nuovamente il meccanismo corruttivo ben collaudato e sistematico”.
Per la gip insomma il fatto che Spinelli non ricopra più cariche ufficiali all’interno della sua società non rappresenta alcuna garanzia, anche perché – come ricorda lei stessa – “le condotte contestate non sono state realizzate nell’esercizio dei poteri e delle prerogative derivanti dal fatto di rivestire posizioni apicali all’interno delle società predette”.
Lo stesso tribunale del Riesame, d’altronde, nel rigettare l’istanza di liberazione aveva sottolineato “la sistematicità del meccanismo corruttivo emerso nel corso delle investigazioni, l’ammessa consuetudine di Spinelli di rivolgersi personalmente a pubblici ufficiali in relazione a pratiche di interesse per le società del suo gruppo imprenditoriale”. La cessione delle quote al figlio tramite usufrutto, però, unita all’interdizione a esercitare attività professionali o imprenditoriali è stata sufficiente a optare per la liberazione. Che arriva a meno di una settimana da quella dell’ex presidente della Regione, Giovanni Toti.
La mossa strategica studiata dagli avvocati e concretizzatasi attraverso una donazione al figlio Roberto, anche lui indagato nella stessa inchiesta e destinatario fin dal 7 maggio di una misura interdittiva, è stata dunque decisiva, perché ha ottenuto subito il parere positivo della Procura. E così, dopo i tanti “no” alla scarcerazione ricevuti in questi tre mesi sia dalla giudice Faggioni sia dal tribunale del Riesame, ora anche Aldo Spinelli (qualche giorno dopo Giovanni Toti), torna ad essere un uomo libero.
Si avvicina la prima udienza del processo
Anche per lui si profila il giudizio immediato. Se – come pare – deciderà con i suoi avvocati di non patteggiare né chiedere il rito abbreviato, dovrà prepararsi a un lungo processo. La prima udienza è stata fissata per il 5 novembre davanti al primo collegio della prima sezione del Tribunale di Genova, formato dai giudici Roberto Cascini, Valentina Vinelli e Riccardo Crucioli.
La decisione è arrivata in mattinata dopo che la giudice ha esaminato la richiesta della Procura di Genova. Il giudizio immediato aveva come requisito indispensabile l’averne fatto richiesta mentre gli indagati si trovavano tutti in custodia cautelare ed entro i 180 giorni richiesti dalla legge.