Genova. Una simbolica bara contenente il feretro della cultura ha aperto questa mattina il flash mob organizzato nella maniera di un corteo funebre dagli antagonisti del laboratorio Buridda, nuovamente in piazza dopo lo sgombero dello spazio occupato di corso Monte Grappa dello scorso 30 luglio.
Oltre trecento manifestanti, vestiti sarcasticamente a lutto e sfidando il caldo torrido di questo 22 agosto, hanno seguito il percorso del corteo partito in via delle Fontane e che ha raggiunto in pochi minuti la sede dell’Ateneo genovese di via balbi 5 per portare ancora una volta sotto le finestre del rettorato la protesta per la scelta dell’ università genovese di procedere con il bando per la realizzazione di un nuovo studentato nell’edificio dell’ex-magistero, chiudendo quindi la decennale esperienza del laboratorio autogestito.
La scelta della giornata non è stata casuale: “Oggi parte l’orientamento di Unige – ci spiegano gli antagonisti del Buridda – e così abbiamo deciso di svelare il vero volto di questa università“. Durante la manifestazione sono stati distribuite delle brochure “camuffate” con all’interno le informazioni, rivisitate, di alcune facoltà: “L’Università di Genova vuole te per renderti triste, omologato e sfruttato. Difendi gli spazi sociali, difendi la cultura dal basso, cultura accessibile da tutti e tutte”.
Arrivati nel porticato del rettorato, dalla bara sono stati liberati del palloncini colorati ed è iniziata una festa, tra musica e colori, in stile Buridda: “Non siamo tristi, siamo arrabbiati – sottolineano gli antagonisti del collettivo Buridda – Ci siamo riuniti oggi per celebrare la morte di una delle anime della cultura che è stata uccisa il 30 luglio 2024 da questo edificio e da chi lo governa, il rettore Delfino che ha sgomberato il laboratorio sociale occupale Buridda, che era uno spazio vivo e faceva vivere di cultura tutta la città”
Una cultura fatta non solo di feste e musica, ma anche di controinformazione, ricerca, dibattiti e socialità, per la quale la definizione di underground risulta essere poco esaustiva: “La cultura non è il trionfo stucchevole del folklore, la cultura non è lo spettacolo milionario sponsorizzato, la cultura non è la bancarella dei ravatti tirati a lucido – è il testo dell’orazione funebre declamata durante il flash mob nel porticato di via Balbi 5 – Rovesciando paradigmi, conciliava gli opposti, piegando la logica, svelava la bellezza, raccontando il sogno costruiva l’immaginario. Nei momenti di incertezza era farò luminoso, sapeva come ispirarci le idee migliori e non si arrendeva mai. Oggi non è più qui con noi della città di sotto, sopraffatta con la ragione del più forte da questa cricca di gente spregevole che deve espiare le proprie colpe plateali per l’’eternità e i loro eredi raccolgono questo lascito di ignominia. Stringiamoci nell’ultimo saluto assieme alle sue compagne inseparabili, solidarietà e politica, e sprofondiamo nell’abisso del cordoglio”.
L’iniziativa, che ha seguito le diverse manifestazioni organizzate nelle scorse settimane in reazione allo sgombero, sarà seguita da altri appuntamenti estivi, tra cui un grande concerto il prossimo 31 agosto, per arrivare ad “nuovo autunno di lotta – spiegano gli antagonisti – hanno ucciso uno spazio vivo e aperto a tutti, ma non ci arrendiamo a queste logiche mortifere e ci riprenderemo tutto”.