Partita aperta

Toti resta ai domiciliari, “Avanti” della giunta ma il centrosinistra chiede “dimissioni e voto subito”

Il presidente ad interim Piana: "Proseguiamo il nostro lavoro sperando nella Cassazione". A complicare le cose per il centrodestra anche la partita sul buco della sanità

giovanni toti microfoni intervista

Genova. Gli champagne messi a raffreddare dai fedelissimi di Toti per ora restano in frigo e dopo la decisione del Riesame di rigettare la richiesta dell’avvocato Stefano Savi e confermare gli arresti domiciliari per il presidente sospeso si riapre la partita del futuro del governo della Regione Liguria, tra ipotesi di dimissioni (chieste dagli avversari politici) e difesa a oltranza dello status quo (da parte della giunta e del centrodestra).

In via Pisanello, ad Ameglia, solo alcuni giornalisti fuori dal cancello di “villa Toti” dove, se il collegio dei giudici del Riesame avesse acconsentito a un’attenuazione delle misure cautelari, il governatore avrebbe potuto affacciarsi da uomo libero e parlare nuovamente con stampa e sostenitori.

Quello che sta andando in scena in queste ore è invece un cauto posizionamento del centrodestra, dove tutti sono consapevoli che, anche nella migliore delle ipotesi (cioè se il ricorso alla Cassazione desse esito positivo), Giovanni Toti non potrà tornare a lavorare, dialogare, programmare – neppure parzialmente – per almeno altri tre mesi.

Casa Toti Ameglia

Qualche ora dopo la decisione del Riesame è arrivata la nota ufficiale del presidente ad interim Alessandro Piana che esprime vicinanza a Toti e la volontà di andare avanti:

La decisione del tribunale del Riesame ci rammarica ma questo non cambia la nostra volontà a proseguire il lavoro di giunta e maggioranza nel portare avanti il progetto di crescita e sviluppo della Liguria che non si è mai fermato in questi mesi. A Giovanni va il nostro abbraccio e la nostra vicinanza con la speranza che la Cassazione possa intervenire sulle misure restrittive a cui oggi è costretto, convinti che abbia sempre agito nell’interesse del territorio“, si legge nella nota.

Sempre Piana, ha margine della riunione del G7 sull’invecchiamento attivo ha aggiunto: “Guardando al giudizio di Cassazione, e alla possibilità che possa confermare quello del Riesame, Piana ha chiarito che andare avanti in quel caso sarebbe “prerogativa del presidente Toti”, che deve “decidere in base alla sua strategia difensiva e a quella che è una sua legittima scelta. La Cassazione non so quando ci sarà, in quel caso aspettiamo fiduciosi l’esito della Cassazione, dopodiché le scelte difensive, di strategia anche umana e personale sono prerogativa del presidente Toti”.

Ma la parola taboo, dimissioni, mai – stando alle note per la stampa – neppure pronunciata durante i famosi tre colloqui concessi dalla procura tra Toti e alcuni esponenti politici, inizia a farsi strada. Per più di un motivo.

Mentre il centrosinistra chiede le dimissioni di Toti a gran voce, per primo Ferruccio Sansa, seguito dal M5s, a suggerire uno dei motivi per cui le dimissioni potrebbero essere una mossa tutto sommato strategica per il centrodestra, è l’ex ministro Claudio Burlando, dalla sua chat Vasta.

Non escluderei affatto le dimissioni – scrive – tanto più che andare al 2025 vorrebbe dire, per il centrodestra, certificare il disavanzo della sanità: oltre 200 milioni quasi impossibile da coprire senza nuove tasse. Non il massimo per una campagna elettorale“.

La scadenza naturale del mandato di Giovanni Toti sarebbe, appunto, il 2025. Un orizzonte temporale comunque non sterminato. Ma un altro anno al governo significherebbe gestire il maxi buco della sanità pubblica (al centro del consiglio regionale monotematico di martedì) e dover adottare delle politiche di bilancio poco popolari.

D’altra parte, però, le dimissioni e il voto subito – per legge va fissato entro 60 giorni dalla caduta del governo in carica – sarebbero equivalenti a una campagna elettorale “balneare”, senza un’idea chiara sul possibile candidato (anche se Fratelli D’Italia ha dichiarato di avere alcuni nomi pronti e presto chiamerà le forze politiche a confronto) e con l’eco mediatica dell’inchiesta ancora fortissima.

L’opposizione, dal 7 maggio – giorno degli arresti – ha iniziato a fare prove di fronte comune, e un candidato più che in pectore lo ha: Andrea Orlando, Pd. E anche se un po’ di tempo in più per serrare i ranghi farebbe comodo anche in area centrosinistra, il momento attuale sembra quello giusto per affondare il colpo.

Il primo a commentare la decisione del Riesame, stamani, è stato il consigliere regionale Ferruccio Sansa: “Ora è chiaro – scrive – il totismo è finito. Un sistema di potere è crollato. Un modo di governare è sotto accusa. Occorre votare. Subito. Conta più Giovanni Toti o un milione e mezzo di liguri? Contano più gli equilibri dei partiti di centrodestra o il destino della Liguria? Contano più le poltrone che qualcuno teme di perdere o una regione che non ha una guida, soprattutto per economia e sanità? Tutti insieme dobbiamo chiedere subito che si vada a votare“.

Da Roma arrivano anche le richieste di dimissioni di Luca Pirondini, senatore del M5s: “Toti si dimetta liberando la Regione dalla paralisi in cui è piombata da due mesi e tutelando il buon nome delle istituzioni, macchiate da condotte indecenti dal punto di vista dell’etica pubblica, della disciplina e dell’onore. E lo stesso per senso di responsabilità dovrebbero fare i suoi consiglieri di maggioranza. Ancora una volta ci stiamo coprendo di vergogna agli occhi del mondo“.

Per Davide Natale, segretario regionale del Pd, la Liguria “ha bisogno di guardare al futuro e di essere liberata da questo incubo che sembra non finire mai. È impensabile che una Regione possa essere governata senza la presenza di un Presidente nel pieno delle sue funzioni. Questa situazione di incertezza accresce, in maniera esponenziale, le ripercussioni negative di nove anni di governo del centrodestra. Da tempo denunciamo il fallimento della loro politica, dalla sanità all’ambiente alle energie rinnovabili, all’incapacità di cogliere appieno le opportunità del Pnrr. Con la conferma degli arresti domiciliari del presidente riteniamo che il cambio di passo non è più rinviabile. Auspico che l’incontro che il coordinatore di FDI, Matteo Rosso ha annunciato con le forze politiche, si concluda con un’assunzione di responsabilità che guardi a tutti i cittadini liguri e non solo agli interessi di Toti e dei suoi stretti collaboratori. Si vada velocemente al voto e si ridia la speranza ai liguri”.

“La decisione dei giudici conferma la gravità della situazione in cui versa la nostra regione e dimostra che, quando chiedevamo le dimissioni di Toti, avevamo ragione – dichiara il capogruppo di Linea Condivisa in consiglio regionale Gianni Pastorino – da precisare che la richiesta è stata respinta da un soggetto terzo alle indagini, un organismo di garanzia che ha sottolineato la possibilità di reiterazione del reato e di inquinamento delle prove. Anzi i giudici sostengono addirittura che Toti non comprenda la gravità delle accuse a cui è stato sottoposto. Neanche troppo velatamente, lo stesso Stefano Savi, legale difensore di Giovanni Toti, per la prima volta evidenzia possibili dimissioni. Questo elemento è di fondamentale importanza per comprendere la serietà della crisi istituzionale che stiamo vivendo”.

Chiede le dimissioni di Toti anche Carla Nattero, segretaria regionale di Sinistra Italiana Liguria: “Risulta sempre più chiaro che attendere i tempi della giustizia rischia di paralizzare il governo ligure. In particolare preoccupano le motivazioni del provvedimento che fanno emergere la gravità dell’operato del sistema di potere di Toti – afferma – Non sono più possibili rinvii di sorta: i liguri hanno diritto a un’amministrazione regionale trasparente e nel pieno delle sue funzionalità. Continuare a ignorare la realtà, come fa l’attuale giunta nonostante sia decapitata, non solo rende impossibile il governo della Regione ma apre in Liguria una questione democratica. Pensiamo che Toti debba finalmente prendere atto della strada senza sbocco in cui ha trascinato il governo della Regione e conseguentemente debba dimettersi

Di contro dalla Lista Toti uno strenuo e incondizionato supporto al “pres”: “Il no del Tribunale del Riesame non cambia la nostra determinazione. Attendiamo con fiducia il giudizio della Corte di Cassazione cui il presidente Toti presenterà immediato ricorso, come già preannunciato. Siamo certi che verrà riconosciuta l’insussistenza delle esigenze di custodia cautelare, specie dopo tanti anni di indagine e oltre due mesi di arresti domiciliari. Al presidente, che ha sempre dimostrato correttezza e determinazione nel sopportare una misura tanto afflittiva per preservare l’interesse dei liguri alla prosecuzione dell’azione di governo della Regione, va tutta la nostra incondizionata stima e solidarietà. Forza pres, ancora un ultimo sforzo. Non vediamo l’ora di riabbracciarti di persona”.

Apprendo della decisione del Tribunale del Riesame di confermare la misura degli arresti domiciliari al governatore Giovanni Toti e resto convinta che l’istanza presentata dal difensore del presidente troverà pieno accoglimento in sede di Corte di Cassazione – ha commentato Ilaria Cavo di Noi Moderati, coordinatrice regionale Lista Toti – Nel rispetto della Magistratura, sono altresì certa che Toti otterrà il riconoscimento della sua corretta condotta e in questo momento voglio soprattutto rinnovargli stima, amicizia, fiducia e solidarietà“.

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