Le motivazioni

Corruzione, il Riesame: da parte di Signorini “pervicacia nella condotta delittuosa”, i futuri domiciliari dovranno essere “blindati”

Nel rigettare l’istanza i giudici sottolineano che “nessun congiunto ha voluto accoglierlo e chiedono garanzie sull’impegno a mantenerlo economicamente

signorini tribunale interrogatorio

Genova. Paolo Signorini potrà andare ai domiciliari non appena verrà trovata dai suoi difensori una sistemazione idonea e a patto che questi domiciliari siano “blindati” con “l’assenza di contatti con persone diverse dai conviventi”.

Lo scrive il tribunale del Riesame nel rigettare l’istanza degli avvocati Enrico e Mario Scopesi perché le due soluzioni abitative proposte (una casa in comodato a Genova e una casa messa a disposizione da un fratello ad Aosta) non sono state giudicate adeguate.

Per i giudici le alternative proposte dai difensori presentano problemi sia di tipo formale (le proposte sono state depositate via mail e non alla cancelleria) sia soprattutto di tipo materiale. Per esempio, dice il Riesame, non è chiaro se i congiunti (e nessuno di loro “si è offerto di accogliere Signorini nella propria abitazione”)  “intendano assumersi sia l’impegno a soddisfare le esigenze quotidiane dell’indagato provvedendo a tutte le sue materiali necessità sia l’impegno a provvedere economicamente al suo mantenimento”. Questo visto che i difensori di Signorini hanno sottolineato che il loro assistito, recentemente licenziato da Iren, è “privo di mezzi di sussistenza”. I giudici ricordano fra l’altro un’intercettazione telefonica dove il fratello a cui l’ex presidente del porto aveva chiesto 8mila euro di prestito per pagare il catering del matrimonio della figlia, gli aveva detto di non avere quella somma.

Adesso starà agli avvocati Enrico e Mario Scopesi studia una nuova soluzione abitativa o chiarire meglio quelle proposte e presentare alla giudice Paola Faggioni (perché il riesame ha al momento esaurito il suo compito e la nuova richiesta dovrà tornare alla giudice e poi solo di fronte a un eventuale nuovo rigetto, tornare per la seconda volta al Riesame) una nuova istanza.

Per il resto il Riesame, tra le righe dice alcune cose piuttosto chiare: gli avvocati non solo “non contestano un quadro indiziario grave rispetto ai fatti” ma neppure contestano la sussistenza delle esigenze cautelari rispetto al rischio di reiterazione del reato e di inquinamento probatorio. Infatti la richiesta è pur sempre quella di “una misura custodiale” (i domiciliari equivalgono al carcere anche dal punto di vista del ‘presofferto’ al momento di un’eventuale condanna). Semplicemente dopo un mese e mezzo di carcere ritengono che possa avere un trattamento cautelare pari a quello degli altri coindagati.

E il Riesame su questo concorda: Signorini potrà andare ai domiciliari non appena verrà trovata una sistemazione idonea e a patto che questi domiciliari siano “blindati” (questo il termine utilizzato dai giudici). D’altronde, auspicano i giudici, dopo il periodo trascorso in carcere è “prevedibile” che l’ex presidente del porto si asterrà “dall’espresso divieto di contatti con terzi diversi dai conviventi” visto che sa che tornerebbe immediatamente dietro le sbarre.

Visto che l’istanza non prevedeva di entrare nel merito della accuse il Riesame non lo fa, ma alcuni passaggi sono tuttavia molto significativi rispetto al quadro indiziario. Il Riesame parla infatti di “condotte ampiamente descritte in atti – attraverso le quali Signorini ha cercato di “dissimulare la ricezione delle utilità ricevute” e che secondo i giudici Massimo Cusatti, Luisa Avanzino e Marina Orsini sono indicative di “una certa pervicacia nella condotta delittuosa” anche recente, con il nuovo incarico in sede a Iren” spiegano con riferimento alla consulenza da 200mila euro a Mauro Vianello.

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