Genova. A poche ore dal provvedimento che ha rigettato la richiesta di revoca di domiciliari per il governatore Giovanni Toti stamani davanti ai giudici del Riesame è stata la volta di Aldo Spinello. O meglio, ‘Sciò Aldo’, anche lui ai domiciliari dal 7 maggio, è rimasto a casa. A discutere la richiesta di revoca o meglio di attenuazione della misura cautelare con quella interdittiva c’erano i suoi avvocati Sandro Vaccaro e Francesca Pastore:
“E’ andata come doveva andare. Per noi non sussistono né il pericolo di reiterazione del reato né quello di inquinamento probatorio” dice l’avvocato Sandro Vaccaro. La Procura invece ha insistito sull’esistenza di entrambi i rischi ma a nostro avviso se proprio fosse valutato che sussistono ancora le esigenze cautelari l’interdittiva è per noi adeguata”. “Ricordiamo che Spinelli si è dimesso da tutti gli incarichi e che i board delle società sono stati rinnovati e quindi se si pensasse che Spinelli possa fare ancora qualcosa si dovrebbe presupporre un concorso con soggetti esterni che mi sembra un po’ esagerato”.
Il tribunale del Riesame si è riservato. E proprio nel provvedimento di ieri, l’estensore dell’ordinanza Massimo Cusatti, ha parlato anche indirettamente anche di Aldo Spinelli quando ha illustrato in cosa consiste in pratica l’accordo corruttivo: “Un conto è appoggiare’ la strategia politica di un movimento sotto il profilo delle scelte generali con cui questo intenda perseguire pubbliche finalità reputate conformi ai propri orientamenti ideologici e alle proprie attese, tutt’altro è ‘pagare’ sotto forma di finanziamenti pur formalmente leciti i concretissimi favori materialmente concordati con il pubblico ufficiale destinatario di quelle erogazioni di denaro, quand’anche poi non distratte per il proprio tornaconto personale ma utilizzate a sostegno del medesimo movimento politico di riferimento”.