Genova. E’ stato assolto anche in appello a cui avevano fatto ricorso solo i famigliari (al fine di ottenere un risarcimento in caso di condanna) Luca Pedemonte, il poliziotto che il 10 giugno 2018 aveva ucciso con sei colpi di pistola il ventenne Jefferson Tomalà nell’abitazione di quest’ultimo in via Borzoli.
Pedemonte, in forza all’epoca al commissariato di Cornigliano, difeso dagli avvocati Antonio Rubino e Giulia Liberti, era già stato assolto in primo grado perché “ “perché il fatto non costituisce reato”. La procura, che aveva chiesto l’archiviazione era stata costretta dal gip all’”imputazione coatta” e il processo con rito abbreviato, si era concluso decretando la non responsabilità del poliziotto che era accusato di “eccesso colposo di legittima difesa”.
Solo i famigliari del giovane avevano deciso di fare appello, assistiti dall’avvocato Igor Dante e un’eventuale condanna avrebbe avuto effetti sono risarcitori e non penali. Ma la Corte d’appello ha confermato la sentenza di primo grado perché “il fatto non costituisce reato”. Le motivazioni saranno depositate fra 30 giorni.
L’omicidio del giovane ecuadoriano era avvenuto nella stanza di quest’ultimo che in stato di estrema agitazione minacciava il suicidio armato di coltello. L’intervento della polizia per quello che doveva essere un tso ebbe un esito drammatico: il collega di Pedemonte, Paolo Petrella, era stato ferito gravemente dal giovane mentre cercava di disarmarlo, così Pedemonte sparò sei colpi nella piccola stanza e uccise il 20enne Tomalà. Per la giudice Silvia Carpanini si era trattato di legittima difesa. Per la giudice Pedemonte aveva “agito per la necessità di difendere il collega da un pericolo imminente e persistente alla vita, non altrimenti evitabile, né può sostenersi che tale situazione di pericolo fosse stata determinata dai precedenti comportamenti imprudenti o imperiti dello stesso imputato e/o dei suoi colleghi”.