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Reddito di cittadinanza, Liguria terza regione per irregolarità dal 2019 al 2023

L'Enasc, il patronato Unsic tra i primi in Italia per volume di lavorazione di pratiche sociali e previdenziali, evidenzia anche il dimezzamento delle domande per l'assegno di inclusione a livello nazionale

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Liguria. Sono più che dimezzate le domande dei cittadini nel passaggio dal reddito di cittadinanza all’assegno di inclusione, il nuovo sostegno al reddito voluto dal governo Meloni e operativo da quest’anno. Lo rende noto l’Enasc, il patronato Unsic (membro Cnel), tra i primi in Italia per volume di lavorazione di pratiche sociali e previdenziali.

Intanto in base ai dati della Guardia di finanza relativi al periodo da aprile 2019 al primo semestre 2023, la mappa delle irregolarità sul reddito di cittadinanza vede in percentuale al primo posto la Calabria, seguita da Marche, Liguria, Piemonte/Valle d’Aosta, Umbria e Veneto, ma per soggetti denunciati e importo delle frodi accertati in testa c’è la Lombardia seguita da Campania e Sicilia. Il più virtuoso è nettamente il Trentino-Alto Adige, seguito da Abruzzo, Molise, Basilicata, Toscana, Sardegna, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia e Lazio.
In Liguria le irregolarità riscontrate si attestano al 90,39% con 1.251 irregolarità su 1384 controlli effettuati, 1.156 soggetti denunciati e un volume di frodi accertate pari a 10.671.320 euro.

A livello nazionale, quest’anno, sono state inoltrate dall’Enasc 39.480 domande per Assegno di inclusione (Adi) al 31 maggio 2024, di cui circa la metà accolte. Secondo le stime dell’ente, a fine anno potrebbero arrivare a quota 50 mila. Le domande per il reddito di cittadinanza tra il 2020 e il 2022 all’Enasc sono state in media circa 130 mila. Nel passaggio dal Rdc all’Adi, l’Unsic stima quindi un calo a fine anno del 62% delle domande e intorno al 75% in meno di percettori del sostegno.

“Il crollo dei richiedenti è conseguenza delle procedure più complesse e selettive per accedere all’Adi – spiega Domenico Mamone, presidente dell’Unsic e consigliere Cnel – se il reddito di cittadinanza era una prestazione inizialmente erogata sulla base delle informazioni autodichiarate dall’utente, con i controlli rimandati ad una fase successiva, l’Adi prevede molteplici controlli preliminari per garantire la correttezza delle informazioni dichiarate e trovare riscontro nelle varie banche dati a disposizione del ministero del Lavoro”.

La platea dei possibili beneficiari dell’Adi è ridotta anche dall’importo Isee notevolmente più basso e da un valore patrimoniale minore rispetto a quello previsto dal reddito di cittadinanza.

“Il passaggio tra i due strumenti si conferma caratterizzato da un vero e proprio cambio di rotta – continua Mamone − l’Adi è ottenuto da una platea di soggetti realmente svantaggiati, invalidi o in difficoltà, che debbono presentare corposa documentazione rilasciata da un ente pubblico, sottoscrivere un Patto di attivazione digitale (Pad) indicando tre agenzie per il lavoro e accettando un percorso di presa in carico. Insomma, tutto è più lungo e selettivo rispetto al reddito di cittadinanza e per i controlli si gioca finalmente d’anticipo grazie ad incroci di dati e Dorsale informatica”.

Una delle principali frodi legata agli indebiti, riporta Unsic, riguarda le ingannevoli residenze in Italia da parte di cittadini che vivono all’estero e per creare nuclei monofamiliari (tra i casi recenti più clamorosi c’è la scoperta della presenza di 50 residenti nello stesso indirizzo), ma anche falsi acquisti in punti vendita per attestare la residenza in Italia da almeno dieci anni da parte di cittadini extracomunitari. Ci sono poi la compiacenza di commercianti come bancomat in cambio di una percentuale e le false dichiarazioni fiscali.

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