Iter

Ospedale Erzelli, dai privati ancora nessuna proposta formale. I fondi Pnrr? “Servono per altri progetti”

Si attende entro luglio il progetto di WeBuild, poi la Regione dovrà aprire una gara

erzelli

Genova. Alla Regione non è ancora arrivata formalmente alcuna proposta di partenariato pubblico-privato per la costruzione dell’ospedale di Erzelli. Lo ha riferito oggi in consiglio regionale l’assessore alla Sanità Angelo Gratarola rispondendo a un’interrogazione presentata da Selena Candia della Lista Sansa.

A marzo il colosso WeBuild aveva manifestato a Genova High Tech il proprio interesse a realizzare il nuovo ospedale con annesso centro nazionale di ricerca in medicina computazionale. In base alla normativa ricordata da Gratarola i privati possono presentare una proposta di partenariato corredata da un progetto di fattibilità, una bozza di convenzione e un piano economico-finanziario. Per giungere a questo passaggio sarebbero serviti “quattro mesi di lavoro”, aveva annunciato a marzo il presidente di Ght Giuseppe Bonomi durante un convegno agli Erzelli. Dunque per ora non ci sono ritardi: il progetto dovrebbe arrivare entro luglio.

L’investimento dovrebbe aggirarsi sui 500 milioni di euro a fronte di un canone che la Regione e gli altri soggetti interessati si impegneranno a pagare per un certo numero di anni. Ma come funziona l’iter? Dopo aver ricevuto la proposta di WeBuild la Regione dovrà valutarne la fattibilità entro 90 giorni, quindi emanerà un bando di gara col criterio di aggiudicazione dell’offerta economicamente più vantaggiosa. I concorrenti, compreso il promotore, possono presentare offerte migliorative. WeBuild avrebbe comunque un diritto di prelazione esercitabile entro 15 giorni dall’aggiudicazione, a patto di impegnarsi a rispettare le condizioni più vantaggiose. Se tutto filasse liscio, contando circa tre anni e mezzo di lavori, l’ospedale sarebbe pronto nel 2029.

Da parte dell’opposizione restano però perplessità su quello che la giunta Toti aveva promosso come “progetto bandiera” del Pnrr. In realtà i fondi garantiti dal piano di ripresa e resilienza erano appena 65 milioni su un totale di 405 milioni di euro di fondi pubblici, in maggioranza (280 milioni) concessi da Inail. Queste somme, precisa Gratarola, sono “da inserire all’interno di finanziamenti complessivi e più ampi, relativi a progetti di cui sono titolari soggetti istituzionali diversi da Regione Liguria, coinvolti nel progetto bandiera”. In altre parole, come aveva spiegato lo stesso Toti, serviranno a finanziare i progetti di ricerca del sistema Università-Cnr-Regione tramite l’Ircss San Martino. Ad esempio si potrà acquistare strumentazione da installare non necessariamente agli Erzelli. E questo svincolerebbe i soldi delle scadenze previste per il completamento dell’ospedale, che andrebbe ben oltre il 2026 anche se si percorresse la strada originaria.

La scelta del partenariato pubblico-privato permetterà di liberare i fondi Inail per il nuovo ospedale di Taggia, la riqualificazione del Santa Corona di Pietra Ligure e il nuovo Galliera, che attende un decreto del ministero della Salute per poter procedere con un nuovo iter.

Secondo le previsioni della Regione, il nuovo ospedale avrà 572 posti letto, di cui 430 per acuti e 128 di riabilitazione con impiego di ausili robotici. A questi si aggiunge la componente scientifica con il centro di ricerca traslazionale, i centri servizi, il centro per la validazione e produzione di terapie avanzate, oltre all’officina di sperimentazione prototipi e sviluppo modelli computazionali e tecnologici. Ci saranno almeno 83mila metri quadrati per la parte ospedaliera, circa 16mila metri quadrati per l’area di ricerca e circa 4mila metri quadrati per l’officina di sperimentazione prototipi e sviluppo dei modelli computazionali e tecnologici, per un totale di 103mila metri quadrati. La gestione ricadrà probabilmente sotto il policlinico San Martino.

La Regione che si autoproclama del fare oggi ha confermato di non avere alcuna strategia per l’ospedale agli Erzelli – attacca Candia – Un’opera attesa da 16 anni che interesserà un bacino di oltre 330 mila cittadini e che la Regione stessa ha messo tra i progetti bandiera. Peccato che, nei fatti, si aspetti la soluzione esterna portata da un privato, Webuild, senza alcuna strategia di interesse pubblico. Oggi abbiamo appreso che la Regione non sta decidendo nulla ma resta in attesa. E nell’attesa che il privato proponga la sua soluzione, la Regione non adotta alcuna strategia e la scadenza del 2026 per l’utilizzo dei fondi Pnrr è sempre più vicina”.
“Se dal lato progettuale e strategico non si muove foglia – aggiunge Candia – nel frattempo per le 330 mila persone che da 16 anni aspettano un ospedale del Ponente la realtà è quella di un Pronto soccorso a Voltri con 13 posti a sedere, un Punto di Primo intervento a Sestri che chiude alle 20 e un pronto Soccorso a Sampierdarena costantemente sovraffollato. Ricordo che l’ospedale agli Erzelli andrebbe a rispondere alla mancanza di un presidio ospedaliero per gli abitanti del ponente di Genova, della Valle Stura e della Val Polcevera. Zone densamente abitate che, se sommate, contano più della metà degli abitanti di tutta Genova. I cittadini che vivono in queste aree oggi sono costretti a spostarsi anche per diversi chilometri per raggiungere un pronto soccorso. E inoltre alle esigenze dei residenti, in in queste zone si aggiunge anche l’esigenza dei moltissimi lavoratori che sono concentrati nei numerosi cantieri attivi nel ponente genovese”.
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