Genova. Il concertone di BigMama ai Giardini Luzzati ha scaldato gli animi, e a Genova sabato 8 giugno è arrivato il momento del Liguria Pride: migliaia di persone sono scese in strada per formare un’onda rainbow che ha attraversato le strade del centro città, tra musica, cartelli, striscioni e undici carri. La stima intorno alle 18 era di circa diecimila persone a formare una marea colorata fatta di studenti, famiglie con bambini, attivisti e in generale cittadini accorsi per manifestare “per i diritti di tutti“.
La tradizionale parata con i carri – uno dei quali ospita la stessa BigMama – gli striscioni e la partecipazione di associazioni e della cittadinanza è partito da via San Benedetto intorno alle 16, ma il concentramento dei partecipanti è iniziato alle 15. Al corteo hanno partecipato come detto 11 carri: quello del Coordinamento Liguria Rainbow, poi Comunità di San Benedetto/CGIL, Agedo, Trenino Famiglie Arcobaleno, Comunità Latinoamericane, Transatlantica, Arcigay Genova, Genova che Osa, Arci Genova – Futurevox, Movimento degli spazi sociali, collettivi e assemblee unite.
Da via San Benedetto il serpentone si è diretto verso via Andrea Doria, piazza Acquaverde, via Balbi e prosegue poi toccando piazza della Nunziata, largo della Zecca, galleria Giuseppe Garibaldi, piazza del Portello, galleria Nino Bixio, piazza Corvetto, via dei santi Giacomo e Filippo, via Serra, via de Amicis, via Fiume e via XX Settembre per arrivare poi in piazza De Ferrari con i discorsi finali dal palco. Inevitabili dunque modifiche al traffico, in vigore dalle 15 alle 19 circa, con via XX Settembre chiusa tra le 18 e le 19.
Un percorso totale di 4 chilometri tra le vide del centro città, salite comprese. E proprio per consentire a chiunque di partecipare il Liguria Pride ha previsto due “scorciatoie”. Alla luce dell’affluenza è stata data particolare attenzione all’accessibilità, all’inclusione e alla sicurezza. Una squadra di volontari è rimasta a disposizione per venire incontro ai bisogni che verranno raccolti, il discorso finale è stao tradotto in LIS e sono stati usati font e scrittura di facile leggibilità: “La parata vuole essere uno spazio di libertà, di libera espressione e incisività. Chi partecipa si prende cura di questo spazio – sottolineando dal coordinamento del Liguria Pride – Non agiamo comportamenti sessisti, discriminatori, molesti e omolesbobitransfobici”.
Chiusura ai Luzzato con concerto dei Free Shots e dj set
Una volta terminato il corteo la serata prosegue ai Giardini Luzzati, dove il primo giugno ha aperto il Village e dove, alle 20,30, si esibiranno i Free Shots dal vivo. Seguirà alle 23 il dj set sino a tarda notte di Ma Nu!.
Tema “di quest’anno del Liguria Pride è ‘Rabbia Queer’, una rabbia “generativa, creativa, ironica, irriverente, provocatoria. È in un clima politico preoccupante, nel quale i diritti delle persone Lgbtqia+ e delle donne sono sotto attacco, ma anche segnato da una svolta autoritaria e repressiva, dalla demolizione del welfare e della cultura dei beni comuni e pubblici, da una politica militarista ed etno-nazionalista, che invitiamo tutte e tutti a portare la propria rabbia a questa nona edizione del Pride – spiegano dal coordinamento – una rabbia gioiosa come è stata declinata storicamente nel movimento Lgbt, una rabbia queer generativa, creativa, ironica, irriverente, provocatoria. Rivendichiamo le parole con cui ci ha accolto il sindaco Bucci nel 2018, oggi arricchite dal contributo di Papa Bergoglio: Offensiv*, divisiv*, e dotat* di immensa frociaggine”
“Siamo Furiose perché in questi anni Comune e Regione hanno attaccato frontalmente le famiglie arcobaleno, il DDL Zan, la salute e il benessere delle persone Lgbtqia+ e delle donne. Il Comune ha impugnato sentenze sull’omogenitorialità trascinando in tribunale madri lesbiche e costringendole a percorsi infiniti per vedersi riconosciute in quello che già sono: madri. Il vicesindaco Pietro Piciocchi è un sostenitore di Pro Vita e Famiglia, associazione ‘neocattolica’ che afferma che l’omosessualità è una malattia curabile e che finanzia campagne contro l’aborto, che purtroppo trovano consenso anche nel Consiglio Regionale – sottolineando dal comitato organizzatore – Nonostante i fatti, le amministrazioni locali hanno tentato operazioni di pinkwashing e rainbow washing (dai gusti di gelato dedicati alle donne l’8 marzo alle scritte luminose sul Palazzo della Regione per la giornata contro l’omolesbobiatransfobia) alla ricerca di consensi anche tra la comunità. Corruzione e arroganza sono ingredienti di questa politica che non guarda alle persone, fatta di propaganda, ignoranza, noncuranza e interessi di parte”.