Genova. L’economia ligure nel 2023 è cresciuta debolmente, rallentando rispetto all’anno precedente, in linea con la tendenza nazionale e con le previsioni che vedono una tendenza progressiva alla stagnazione. Pesano ancora le incertezze legate allo scenario geopolitico internazionale, soprattutto per i traffici portuali che continuano a rallentare, un panorama in chiaroscuro che suggerisce particolare prudenza sulle previsioni per il 2024. È quanto emerge dal rapporto annuale della Banca d’Italia sull’economia regionale, presentato oggi nella sede di Genova.
Secondo l’indicatore trimestrale dell’economia regionale elaborato dalla Banca d’Italia, nell’anno precedente il Pil sarebbe aumentato dello 0,8%. I segnali più incoraggianti arrivano dal turismo, che ha visto una crescita del 4% delle presenze complessive grazie agli stranieri (gli italiani sono calati dello 0,5%), e dal settore edile che è ancora cresciuto (le ore lavorate dichiarate alle Casse edili sono aumentate del 7,7%). “Nel 2023 nel comparto dell’edilizia privata risentiva ancora degli effetti positivi del Superbonus, ma anche sul fronte delle opere pubbliche l’impatto positivo delle risorse del Pnrr è stato molto favorevole. Ovviamente gli scenari potrebbero modificarsi nell’anno in corso”, spiega la direttrice della Banca d’Italia di Genova Raffaella Di Donato.
In contrazione invece i traffici merci marittimi, che dopo la crescita del 3,6% conseguita nel 2022 risultano in calo del 4% a causa della stagnazione del commercio internazionale dovuta alla debolezza della domanda globale e alle tensioni in Ucraina e Medio Oriente. La componente containerizzata è diminuita del 4,5%, senza grosse differenze rispetto ai principali porti europei concorrenti. D’altra parte i passeggeri in transito nei porti liguri hanno superato i livelli del 2019, con un boom dei crocieristi aumentati di oltre il 55%.
“Nell’industria – prosegue la direttrice Di Donato – c’è stata una sostanziale invarianza nella produzione e il fatturato ha mostrato un calo leggero. Il dato positivo è quello degli investimenti, che effettivamente sono aumentati, soprattutto perché le imprese si sono attrezzati per l’acquisto di beni strumentali”.
“Lo scenario che abbiamo esaminato per il 2024 è ancora incerto a livello internazionale ed è questa l’intonazione delle percezioni degli operatori – aggiunge -. È ancora presto per affermare che ci possa essere un’effettiva inversione di tendenza. Con l’aggiornamento della nota congiunturale potremo dare qualche dato di maggiore valenza”.
L’occupazione intanto ha continuato a crescere (2,7%), pur decelerando: salgono soprattutto la componente femminile e quella autonoma. Le assunzioni nette sono di poco inferiori rispetto al 2022 (-0,9%) e aumentano quelle a tempo indeterminato. Il saldo delle nuove posizioni lavorative è rimasto pressoché stabile nei servizi privati e nell’industria in senso stretto, mentre è in calo nelle costruzioni. La disoccupazione si è ridotta (6,1%) e il tasso di attività è salito al 71,9%.
Il reddito nominale delle famiglie è cresciuto, ma a causa dell’inflazione (ancora elevata sebbene in calo) è diminuito dello 0,8% in termini reali. La riduzione del potere d’acquisto delle famiglie si è riverberata anche sulla spesa per i consumi, aumentata dell’1,3% a valori costanti.
“I liguri hanno una tradizionale propensione al risparmio e questo si riflette sia in termini di ricchezza reale sia di ricchezza finanziaria, che negli anni è un po’ diminuito ma continua a rappresentare un tratto distintivo – commenta Di Donato -. È chiaro che l’inflazione e il rialzo dei tassi di interesse hanno indotto la popolazione a spostare le proprie scelte di investimento sui titoli di Stato. L’abbassamento dei tassi di interesse da parte della Bce avrà un effetto benefico sull’economia, anche in termini di spesa delle famiglie, di redditi reali e sviluppo dei consumi per sostenere la spesa. Senza dimenticare che l’effetto a trascinamento si può riverberare sul mercato di credito”.