Genova. Non certamente un’ammissione di colpevolezza dal punto di vista penale ma più un’ammenda di tipo politico, dopo il terremoto giudiziario che lo vede ai domiciliari da un mese e mezzo. Giovanni Toti nell’appello al tribunale del Riesame – depositato questa mattina dall’avvocato Stefano Savi contro l’ordinanza della gip che una settimana fa ha rigettato l’istanza di revoca dei domiciliari – ribadisce che il rischio di reiterazione del reato evocato dalla giudice non sussiste anche se tornasse a esercitare le sue funzioni di presidente della Regione Liguria. E spiega perché.
L’appello al Riesame: “Toti non agirebbe più come prima”
Nel documento Toti, attraverso il suo legale, ricalca la precedente istanza già presentata alla giudice e chiarisce non solo che il rischio di reiterazione non c’è perché al momento, dopo le elezioni europee in cui il suo partito non si è presentato, non sono previste elezioni a breve termine, ma anche perché comunque pur essendo convinto di aver agito sempre nell’interesse pubblico e nei limiti della legge, non agirebbe più come prima. Soprattutto sul modo di finanziare l’attività politica.
“E’ da escludere che Giovanni Toti possa nuovamente, con immutato approccio, interessarsi di tali vicende o, semplicemente, chiedere a privati dei finanziamenti” scrive Savi nell’atto di appello. Perché per quanto Toti, “fosse fermamente convinto di aver agito per il bene dell’interesse pubblico e si sia sempre mosso nel rispetto formale delle regole” è evidente che “alla luce dell’attuale vicenda giudiziaria […] è da escludere che “le modalità oggetto di contestazione possano essere reiterate se non altro al fine di escludere l’insorgenza di nuove contestazioni penali”.
In altre parole Toti “è perfettamente consapevole delle accuse a lui mosse e delle concrete condotte contestate” per cui “la sua volontà di non tenere comportamenti anche solo astrattamente rilevanti dal punto di vista penale lo farà certamente astenere dal proseguire con modalità che, la diversa lettura data nell’ambito di questo procedimento, considera illecite o comunque non dovute”.
L’intercettazione sul “rumore di auto” alle Cicale Bistrot
Nell’ordinanza in cui la gip Paola Faggioni aveva detto no alla revoca dei domiciliari viene riportata anche un’intercettazione in cui il presidente della Regione nell’organizzare un incontro con Paolo Emilio Signorini (che si trova tutt’ora nel carcere di Marassi nell’ambito della stessa inchiesta) aveva suggerito di andare a pranzo all’aperto presso il ristorante Le Cicale Bistrot di Albaro dove “C’è spazio, non ci rompe il cazzo nessuno e si può parlare…passano le macchine, c’è rumore di fondo...”.
Secondo la giudice quest’intercettazione sarebbe una prova della volontà di Toti di eludere eventuali indagini. Nell’appello al Riesame Savi chiarisce come in quell’incontro che “poi non si tenne più all’aperto a causa dell’allerta gialla” gli interlocutori non erano in due, bensì in tre. Oltre a Toti e Signorini era infatti doveva partecipare anche Mauro Vianello, presidente dell’ente bacini nonché politicamente vicino al Pd (anche lui indagato nell’inchiesta e colpito da misura interdittiva). Per Savi quindi era era pienamente legittimo che Toti proponesse un incontro che avesse qualche minima caratteristica di “riservatezza”, mentre ad avviso del legale non ci sarebbe stata alcuna finalità elusiva.
Il no della gip alla revoca dei domiciliari
La gip Paola Faggioni una settimana fa nel definire “concreto e attuale” il rischio di reiterazione del reato aveva ripreso un’informativa della guardia di finanza depositata il 12 giugno. Da queste recenti indagini è emerso che nell’ambito della cena elettorale organizzata da Toti il 14 aprile di quest’anno come sempre a Villa Lo Zerbino, in vista delle elezioni regionali del 2025, Spinelli aveva come al solito garantito la sua partecipazione alle cena (10 persone pari a 4500 euro) ma oltre alla cena ci sarebbe stato probabilmente nelle settimane successive anche un ulteriore finanziamento. Il tutto dopo un pranzo a Montecarlo di Toti e consorte con Aldo Spinelli (avvenuto il 23 marzo di quest’anno e confermato sia da Spinelli sia da Toti. Ebbene parlando con la segretaria Toti ”evidentemente sulla base di preventivi accordi sempre con lo Spinelli – scrive la giudice – faceva riferimento ad una somma che avrebbe ricevuto da Spinelli, ulteriore rispetto a quella “ufficiale” della partecipazione alla cena elettorale: “Spinelli mi ha detto che fa 10 posti. Poi il resto… ci aggiustiamo“. Per la giudice una prova quindi che Toti – ancora poco prima dell’arresto – continuava ad agire in modo illecito.
L’avvocato Savi: “Non ci sono più le esigenze cautelari”
“Alla luce dei progressi fatti dalle indagini con i nuovi testimoni auditi dai Pm, oltre che dalla imponente mole di materiale probatorio raccolto, alla luce altresì dell’interrogatorio dello stesso Toti, della consapevolezza di quanto contestato come reato, della pubblicità dell’inchiesta stessa, della assenza di imminenti tornate elettorali (le prossime saranno il rinnovo del Consiglio Regionale alle quali a legislazione vigente Toti non potrà partecipare), riteniamo che non sussistano più le necessità degli arresti domiciliari” spiega l’avvocato Savi in una nota in cui conferma il deposito dell’appello al Riesame.
L’avvocato sottolinea poi la necessità “di bilanciare le esigenze processuali con quelle del mandato popolare, ritenuto meritevole di tutela dalla legislazione vigente e dalla Costituzione”. In subordine alla totale revoca della misura, l’istanza al Riesame prevede “la sua trasformazione in una misura meno afflittiva e compatibile con le valutazioni politiche necessarie al momento”.
L’udienza davanti al Riesame, che verte esclusivamente sulle esigenze cautelari, non è ancora stata fissata. Probabilmente considerati i tempi per l’invio degli atti e gli altri appelli già fissati (quello di Signorini il 28 giugno e l’8 luglio quello di uno dei gemelli Testa) potrebbe essere fissata intorno alle seconda settimana di luglio.
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