Genova. Giovanni Toti resta ai domiciliari perché “non sono emersi elementi sopravvenuti idonei a modificare – anche all’esito dell’interrogatorio reso dall’indagato davanti al pm – il grave quadro indiziario” e permangono le esigenze cautelari già sottolineate nell’ordinanza, vale a dire il rischio di inquinamento probatorio e quello di reiterazione del reato.
C’è il rischio “concreto e attuale” che il presidente della Regione – scrive la gip Paola Faggioni nelle quattro pagine con cui respinge l’istanza della difesa che chiedeva la revoca o l’attenuazione della misura – reiteri “analoghe condotte criminose”. La gip ricorda le accuse e quindi i finanziamenti ottenuti da Aldo Spinelli in concomitanza con le 4 competizioni elettorali prese in esame dalle indagini e sottolinea come “gli stessi imprenditori Aldo e Roberto Spinelli, nel corso degli interrogatori di garanzia, hanno confermato le promesse, da parte del Governatore, di risoluzione di pratiche amministrative del gruppo Spinelli, grazie all’esercizio della propria funzione o comunque del proprio intervento in ragione del ruolo e carica rivestita, al fine di ottenere finanziamenti”.
Ma c’è di più. La gip nel rigetto dell’istanza riprende anche le più recenti indagini delle Fiamme gialle allegate dai pm Luca Monteverde, Federico Manotti e Vittorio Ranieri Miniati, raccolte in due informative depositate una a fine aprile e l’altra due giorni fa, il 12 giugno. Da queste indagini emerge che nell’ambito della cena elettorale organizzata da Toti il 14 aprile di quest’anno come sempre a Villa Lo Zerbino, in vista delle elezioni regionali del 2025, Spinelli aveva come al solito garantito la sua partecipazione alle cena (10 persone pari a 4500 euro) ma oltre alla cena ci sarebbe stato probabilmente nelle settimane successive anche un ulteriore finanziamento. Il tutto dopo un pranzo a Montecarlo di Toti e consorte con Aldo Spinelli (avvebuto il 23 marzo di quest’anno e confermato sia da Spinelli sia da Toti.
Ebbene parlando con la segretaria Toti ”evidentemente sulla base di preventivi accordi sempre con lo Spinelli – scrive la giudice – faceva riferimento ad una somma che avrebbe ricevuto da Spinelli, ulteriore rispetto a quella “ufficiale” della partecipazione alla cena elettorale: “Spinelli mi ha detto che fa 10 posti. Poi il resto… ci aggiustiamo“, utilizzando un’espressione (“il resto”) di frequente usata sia da Toti che da Spinelli per fare riferimento, in modo allusivo, alle utilità oggetto degli accordi corruttivi” anche in diverse altre occasioni citate nell’ordinanza di custodia cautelare: “il resto dopo” viene detto in alcune intercettazioni inserite nelle carte.
Per la giudice “E’ evidente la permanenza del pericolo che l’indagato possa reiterare analoghe condotte – peraltro ritenute pienamente legittime e corrette” in vista delle prossime competizioni elettorali regionali del 2025 per le quali il predetto aveva, peraltro, già iniziato la relativa raccolta di fondi”.
Insomma Toti per la giudice in cambio di finanziamenti può “nuovamente” mettere le proprie funzioni pubbliche “al servizio di interessi privati” e cita le “ulteriori pratiche amministrative” che coinvolgono le competenze regionali: le nuove aperture di Esselunga a Savona e Rapallo e e il nuovo piano regolatore portuale.
Per la gip esiste anche il rischio di inquinamento probatorio non solo perché sono ancora i corso le indagini con le audizioni dei funzionari della regione e del porto che il presidente della Regione potrebbe con il suo ruolo condizionare ma anche perché Toti ha adottato – dice la giudice – come osservato nel corso delle indagini della guardia di finanza comportamenti elusivi, sia negli incontri in luoghi privati (vengono ricordati i telefoni allontanati sullo yacht di Spinelli, anche se Toti effettivamente se porta dietro, ndr) sia nei luoghi pubblici. In questo caso la guardia di finanza nell’informativa di due giorni ga allega un’intercettazione tra Toti e Signorini del 3 ottobre 2021. Toti in quella telefonata suggerisce a Signorini di incontrarsi alle Cicale Birstrot di Albaro. E lo motiva così: “Se non piove ci mettiamo fuori al Le Cicale in Albaro che c’è quella piazzetta dove mi hanno portato con te una volta… c’è spazio, non ci rompe il cazzo nessuno e si può parlare…passano le macchine, c’è rumore di fondo...”).
Intanto la guardia di finanza due giorni fa ha effettuato un nuovo blitz negli uffici della Regione Liguria, in particolare negli uffici della segreteria generale. Secondo quanto appreso il blitz sarebbe scaturito da qualche segnalazione circa un utilizzo improprio dei rimborsi spese istituzionali, soprattutto per le trasferte a Roma ma non solo, dove invece veniva prevalentemente effettuata attività politica in particolare dallo staff per il partito di Toti e ricerca di finanziamenti. La Procura però interpellata ufficialmente su questo nuovo aspetto dell’indagine, che potrebbe configurare il reato di peculato, si trincera dietro a un “no comment”.
Intanto l’avvocato di Toti Stefano Savi ha già annunciato l’appello al Tribunale del Riesame. I tempi però sono lunghi: ci vorrà almeno un mese per la fissazione dell’udienza.
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