L'inchiesta

Corruzione, Signorini ricorre in appello contro il no della giudice ai domiciliari. L’avvocato: “Non spiega perché non sono idonei”

Intanto in Procura oggi viene sentita come persona informata sui fatti Lucia Cristina Tringali, responsabile dell'anticorruzione interna dell'authority del porto

Paolo Emilio Signorini

Genova. Un appello limitato alle esigenze cautelari e, più specificatamente, al rigetto da parte della giudice Paola Faggioni dell’istanza in cui gli avvocati Enrico E Mario Scopesi chiedevano per l’ex presidente del Porto Paolo Emilio Signorini la conversione della misura cautelare del carcere con quella dei domiciliari.

L’appello presentato questa mattina quindi non entra nel merito dei reati contestati ma semplicemente intende sostenere davanti al Tribunale del Riesame, presieduto dal giudice Massimo Cusatti che gli arresti domiciliari (la stessa misura in cui si trovano dal 7 maggio Giovanni Toti, Aldo Spinelli e Matteo Cozzani) sono una misura altrettanto idonea per soddisfare le esigenze cautelari circa il rischio di reiterazione del reato e di inquinamento probatorio.

Nell’ordinanza di rigetto la gip Faggioni aveva sottolineato come Signorini nell’interrogatorio davanti ai pm non abbia “mostrato consapevolezza circa il disvalore delle sue condotte” e come l’ex presidente del porto “conoscendo molte persone nell’ambiente anche se oggi non ha più un ruolo formale” potrebbe condizionare eventuali scelte e anche diversi testimoni che ancora in questa fase istruttoria saranno chiamati a deporre davanti ai pm genovesi.

Ma – in sostanza dicono gli avvocati – anche con i domiciliari questi rischi non ci sarebbero, se verranno posto come per gli altri arrestati i divieti di comunicazione con l’eccezione dei famigliari. Adesso la Procura dovrà inviare al Riesame tutti gli atti che ritiene utili e da quel momento per la fissazione dell’udienza e la decisione ci saranno 20 giorni. 

Intanto oggi proseguono le audizioni in Procura. Al nono piano di palazzo di Giustizia viene sentita Lucia Cristina Tringali dirigente e responsabile dell’anticorruzione interna di Autorità Portuale. Tringali nel 2022 in una serie di telefonate intercettate con l’allora segretario generale dell’autorità portuale Paolo Piacenza (che oggi è commissario del Porto ed è indagato nell’inchiesta per abuso d’ufficio e omessa denuncia) aveva sollevato molti dubbi sulla soluzione tecnica adottata per trovare i finanziamenti per il tombamento di Calata Concenter.

“Ma poi perché Concenter – chiede Tringali  a Piacenza -… a chi, a chi interessa? al Commissario? ma perché? Ma cioè poi come la fanno a fare una modifica ulteriore del programma? bisogna capirsi cioè, ci son le risorse finanziare le dobbiamo destinare li quindi? siamo sicuri di destinare lì? ma poi tu approvi una, una variazione del programma straordinario che son scaduti tutti i termini possibili e immaginabili ci butti delle risorse e poi ci costringi in qualche modo a doverne prendere atto, quindi dovremmo subito fare delle note di variazione al bilancio, io non sono abituata a lavorare così .. mi sembra tutto molto confuso..” dice riferendosi al fatto che sono passati 4 anni dalla tragedia del Morandi e il termine era di 36 mesi. 

E ancora: “…no, ho detto non si può parlare di copertura finanziaria perché non c’è neanche il progetto … di questo intervento, non c’è il progetto quindi di che stiamo parlando…”. Alla fine gli interventi verranno inseriti Programma straordinario di investimenti urgenti per la ripresa e lo sviluppo del porto”. Ai pm Tringali dovrà spiegare le sue perplessità e anche chi ha deciso di inserire la pratica e su pressioni di chi.

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