Genova. “Non si è parlato di dimissioni. Giovanni Toti ha il dovere e il diritto di governare e lo farà in piena sintonia con tutta la giunta”. Questa una delle prime sintesi dell’incontro avvenuto questa mattina tra il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti, attualmente agli arresti domiciliari a seguito dell’inchiesta sulla corruzione della Procura di Genova, e i vertici della giunta regionale vale a dire gli assessore Giacomo Giampedrone, Marco Scajola e l’attuale presidente ad interim Alessandro Piana.
A riassumere i contenuti dell’incontro, durato tre ore, i tre assessori durante una conferenza stampa: “Abbiamo parlato del programma politico per cui siamo stati votati nel 2020, e di cui rispetteremo il cronoprogramma – ha ricordato Giacomo Giampedrone – e nell’assestamento di bilancio di fine luglio non toccheremo i soldi dei liguri. Andiamo avanti coesi, in attesa che il presidente Toti possa tornare nel suo ruolo“.
Dal punto di vista processuale l’avvocato Stefano Savi, presente all’incontro, ha poi ribadito la linea già esplicata in questi giorni, focalizzata sulla revoca degli arresti domiciliari “Aspettiamo la sentenza del Tribunale del Riesame, crediamo che oggi non sussistano rischi di inquinamento delle prove“.
“Abbiamo trovato un persona amareggiata – ha sottolineato Marco Scajola – ma molto orgoglioso del gruppo e del metodo che la maggioranza sta portando avanti in queste settimane difficili. E’ una persona molto lucida”.
La riunione si è svolta sotto lo sguardo delle fiamme gialle nella villa di Toti ad Ameglia, in via Pisanello, frazione Cafaggio. Si tratta di un quartiere residenziale non lontano dal fiume Magra. La villa è al riparo da sguardi indiscreti, nascosta da una folta vegetazione e raggiungibile solo oltrepassando una cancellata. Davanti al cancello e alla strada privata che porta all’abitazione numerosi giornalisti si sono assiepati fin dalle prime ore del mattino.

L’ok agli incontri è arrivato venerdì dal tribunale di Genova, dopo il nulla osta sostanziale della procura, che ha accolto l’istanza presentata dall’avvocato Stefano Savi.
Ilaria Cavo, coordinatrice della Lista Toti, e Alessandro Bozzano, capogruppo in Regione, commentano l’esito dell’incontro di oggi nella residenza di Ameglia. “Un incontro che ha portato a Giovanni Toti l’affetto e la vicinanza della sua giunta e di tanti amministratori e cittadini liguri. Un incontro che ha trasmesso al presidente reggente Alessandro Piana e agli assessori Giacomo Giampedrone e Marco Scajola, la carica e la determinazione del governatore. Tre ore che hanno rafforzato la convinzione di portare, fino alla scadenza naturale del settembre 2025, a termine il mandato ricevuto dai cittadini per ben amministrare la Liguria, continuando a ottenere quei successi che sono sotto gli occhi di tutti e vengono di continuo certificati da tutti gli indicatori economici. L’obiettivo è e resta il riconoscimento della piena agibilità politica di Giovanni Toti e della maggioranza. Il suo ritorno in ufficio è atteso sulla base del ricorso al Tribunale del Riesame che, siamo tutti convinti, restituirà il presidente a quell’incarico che gli ha conferito la stragrande maggioranza dei liguri”, concludono Cavo e Bozzano.
“Toti per rispetto dei liguri dovrebbe dare le dimissioni – commenta invece Davide Natale segretario Pd Liguria – Speravamo che arrivasse questa notizia e invece ancora una volta ha pensato al suo futuro, a quello dei singoli e a quello della propria parte politica mettendo da parte gli interessi dei cittadini. La conferma di un centrodestra che non fa corrispondere le parole ai fatti. Come per il bilancio, dove afferma che non metterà le mani nelle tasche dei liguri, ma invece lo fa già da anni, visto che ci sono centinaia di liguri che spendono più di mille euro l’anno per curarsi, altri costretti a indebitarsi per farlo e altri che rinunciano perché non possano permetterselo e tutto questo viene derubricato come se fosse ‘normalità’. Una situazione inaccettabile, come con il rigassificatore. Dopo aver definito ‘terrapiattisti chi era contrario al trasferimento di Golar Tundra a Vado-Savona, ora Toti e i suoi vorrebbero farci credere che non hanno mai sostenuto quel progetto e che dipende tutto da Roma. Peccato che a esserne convinti siano solo loro. Per tutti i cittadini la posizione di Toti e del centrodestra che lo sostiene è stata chiara fin da subito. Se non fosse che si sta parlando di cose serie, di un progetto che mette a repentaglio aziende e che rischia di danneggiare anni di lavoro delle amministrazioni, sarebbe quasi un piece comica. Infine, ma non ultimo, c’è un dato politico che salta gli occhi: Toti non ha sentito il bisogno di confrontarsi con nessun assessore di Fratelli d’Italia, la forza politica che ad oggi ha il maggior consenso tra i cittadini che votano centrodestra. Un fatto che non può passare inosservato e che è l’emblema di un rapporto che, come emerge dalla cronaca, è improntato su una certa freddezza. Siamo preoccupati perché se i tempi sono quelli prospettati dall’avvocato di Toti, la Liguria rischia di impantanarsi, a discapito dei cittadini e delle imprese. Siamo sempre più convinti che serve un cambio di passo: bisogna andare al voto al più presto, perché le sfide che la Regione ha di fronte sono straordinariamente importanti e per affrontarle serve una compagine nel pieno delle sue funzioni. Toti non pensi a se stesso ma guardi al vero bene dei liguri”.
“In un Paese normale, Toti si sarebbe già dimesso. In un Paese normale, quanto scoperchiato dagli inquirenti sarebbe bollato come sistema malato. In un Paese normale, la condotta di Toti sarebbe vissuta come un affronto ai cittadini, alle istituzioni e alle imprese che agiscono nel rispetto delle regole e certamente non si prestano a incontri segreti protetti da “rumori di fondo”. In un Paese normale, avremmo già la data delle elezioni regionali. E invece no… loro sono “tranquilli” e restano incollati alle loro poltrone incuranti della colossale figuraccia che stanno facendo fare alla Liguria. È dunque evidente: il nostro non è un Paese normale”. Lo dichiarano i portavoce del M5S, che poi aggiungono: “Arrestato sette settimane fa, ai domiciliari, con accuse come la presunta corruzione, il presunto voto di scambio politico-mafioso e persino una sospetta contraffazione dei dati Covid in piena pandemia e Toti – e con lui tutta la destra regionale – che fa? Non dimostra il benché minimo senso del pudore e anzi pretende di continuare a fare il presidente di Regione in smart working con tre assessori pronti a correre ad Ameglia con il block notes per prendere appunti e ordini. Ma non ha vergogna? E i suoi fedelissimi non si rendono conto di aver superato il limite?”.