Genova. E’ arrivato in Procura a Genova alle 14.30 accompagnato dall’avvocato Giuseppe Sciacchiatano Gianluigi Aponte, fondatore di Msc e a breve proprietario del quotidiano Il Secolo XIX dopo l’accordo preliminare firmato a fine aprile con il gruppo Gedi. Aponte è arrivato direttamente da Ginevra con un volo privato e per lui il nono piano di palazzo di Giustizia è stato quasi blindato visto che quello che è uno degli uomini più ricchi del mondo e ha fatto sapere di non gradire di essere fotografato. L’interrogatorio come persona informata sui fatti da parte dei pm Luca Monteverde e Federico Manotti è durato meno di un’ora e mezza.
Aponte “il Comandante” (come vuole essere chiamato), con una ricchezza personale di 33,1 miliardi di dollari occupa infatti il 48° posto nella classifica dei più ricchi del mondo secondo la rivista Forbes (posto a pari merito con la moglie Rafaela Aponte che detiene altri 33 miliardi). Oltre al colosso MSC (logistica e traghetti). Aponte oltre alla “sua” società fondata nel 1970 che dal 2022 è la più grande al mondo per traffici ha interessi che spaziano, dagli aerei ai treni. In particolare nell’autunno 2023 Msc ha acquistato il 50% di Italo, azienda italiana operante nei trasporti ferroviari ad alta velocità.
L‘armatore 83enne non è indagato ma il suo nome compare spesso nelle carte dell’inchiesta sulla corruzione in Liguria che ha portato in carcere Paolo Signorini e ai domiciliari Giovanni Toti, Aldo Spinelli e Matteo Cozzani.
Sono diversi i passaggi su cui i pm Luca Monteverde e Federico Manotti necessitano chiarimenti. Uno di questi è il ruolo che Aponte ha di ‘facilitatore‘ sulla pratica per il rinnovo della gestione del Terminal Rinfuse (controllato al 55% da Spinelli stesso e partecipato al 45% dalla Msc di Gianluigi Aponte) facendo inserire una clausola sul cambio di destinazione d’uso che sarà poi la base del futuro via libera dei tecnici del board del porto.
Ma dalle carte emerge potente la rabbia riversata dal ‘comandante’ su Signorini che ben denota da un lato il carattere dell’armatore, dall’altro la ‘guerra‘ tra gli imprenditori rivali. In un’intercettazione dell’agosto del 2022, Aponte si infuria con l’allora presidente dell’autorità portuale in merito alla concessione a Spinelli dell’area ex Carbonile di Levante.
“Qua vengo a sapere che praticamente la sua organizzazione ha deciso di dare ulteriori 14.000mq a Spinelli, gliene ha già dati 30.000 e insomma se gli volete dare tutto il Porto di Genova insomma e noi stiamo a guardare ma insomma, la cosa incomincia a diventare un po’ indecente”, tuona l’imprenditore nelle intercettazioni. E ancora: “Ne ho basta di queste ingiustizie e di questi intrallazzi diciamo genovesi che tendono a dare tutto a Spinelli e niente a noi – insiste sempre più adirato – ma insomma ma questo è ladrocinio, è veramente mafia, è uno schifo, e tutta la sua organizzazione sotto di lei sono dei corrotti, corrotti perché danno sempre, hanno dato tutto a Spinelli tutto, è indecente”.
Qualche mese dopo però cambia: grazie alla mediazione di Alfonso Lavarello era arrivato l’accordo tra Spinelli e Aponte a sancire la pace e soprattutto la spartizione delle aree.